Noi siamo in una stanza, corriamo da un angolo all’altro, non cambiamo. In un angolo crediamo di essere una cosa; in un altro, pensiamo di essere diversi. Non possiamo cambiare per il semplice fatto di essere andati da un angolo all’altro. Ciò che sembra cambiamento è cambiamento tramite imitazione, cambiamento di condizioni, di simpatie e antipatie. P.D. Ouspensky (1)
Sarà bene essere molto chiari: per la Quarta Via – come per tutte le strade iniziatiche – in condizioni ordinarie, conducendo una vita “orizzontale”, non è possibile alcun cambiamento, perché ogni volta che un essere umano vuole cambiare una cosa non vuole cambiare che questa cosa, e mantenere tutto il resto. Peccato che tutto nella macchina umana sia collegato e che ogni funzione è inevitabilmente controbilanciata da un’altra o da tutta una serie di altre funzioni. La macchina è equilibrata in tutti i suoi particolari ad ogni momento della sua attività.
Di conseguenza, se un uomo constata in se stesso qualcosa che non gli piace e comincia a fare degli sforzi per cambiarlo, può giungere ad un certo risultato. Ma contemporaneamente a questo risultato, ne otterrà inevitabilmente un altro, che non poteva immaginare.
Sforzandosi di distruggere e di annullare tutto ciò che in lui non gli piace, compiendo degli sforzi a tale scopo, egli compromette l’equilibrio della sua macchina. La macchina si sforza di ritrovare il suo equilibrio e lo ristabilisce creando una nuova funzione che l’uomo non aveva previsto.
Per esempio una persona può osservare che è molto distratta, che dimentica tutto, che perde tutto, ecc. Allora decide di iniziare a lottare contro questa abitudine e se è abbastanza metodica e risoluta riesce, dopo un certo tempo, a ottenere il risultato voluto: smette di dimenticare o di perdere le cose. Questo, l’essere umano è in grado di osservarlo; tuttavia vi è qualcosa che non osserva, ma che gli altri notano, ad esempio, che è diventato irritabile, pedante, litigioso, sgradevole. Ha vinto la distrazione, ma al posto di questa è apparsa l’irritabilità. Perché? È impossibile dirlo. Soltanto un’analisi dettagliata delle qualità particolari dei centri di un uomo può mostrare perché la perdita di una qualità ha provocato l’apparizione di un’altra. Questo non vuol dire che la perdita della distrazione debba necessariamente dare origine all’irritabilità. Anche una caratteristica senza alcuna relazione con la distrazione sarebbe potuta apparire, ad esempio la meschinità, l’invidia o qualche altra cosa.
Per questo, quando un uomo lavora su di sé in modo giusto, deve considerare i cambiamenti compensatori che possono intervenire e tenerne conto in anticipo. Soltanto in questo modo potrà evitare i cambiamenti indesiderabili, o l’apparizione di qualità interamente opposte al fine e alla direzione del suo lavoro. Ma nel piano generale del lavoro e del funzionamento della macchina umana vi sono certi punti in cui si può apportare un cambiamento senza dare origine ad alcun risultato parassitario.
È necessario sapere quali sono questi punti e come avvicinarli, perché senza cominciare da questi punti non si otterrà alcun risultato che non sia cattivo o indesiderabile. (2)
Il primo cambiamento che il Lavoro esige, come nei Vangeli, è un cambiamento di mente. Ma affinché abbia luogo un cambiamento di mente, è necessario cominciare a pensare al Lavoro e a quello che questo insegna. Poi più tardi, forse, si può cominciare ad agire dal Lavoro. Però prima di tutto è necessario un nuovo modo di pensare. (3)
D. Saremo capaci di giudicare il cambiamento del nostro essere senza ingannare noi stessi?
R. Sì, ma prima di essere capaci di giudicare il cambiamento, dovete conoscere il vostro essere com’è ora. Quando conoscete molti aspetti del vostro essere sarete capaci di vedere i cambiamenti. Possiamo giudicare il livello del nostro essere attraverso l’instabilità del nostro io – ciò che chiamiamo io – perché in un certo momento una parte di noi dice io, in un altro momento lo dice un’altra parte. Se osservate bene, scoprirete quanto siate diversi persino nel corso della stessa giornata. (4)
Innanzi tutto è bene capire che senza osservazione di sé non è possibile nessun cambiamento. L’osservazione di sé deve precedere ogni cambiamento in se stessi. Non si può cambiare ciò che non si osserva. Osservare una cosa in se stessa significa conoscerla. La conoscenza di sé comincia così e il primo passo capire che non siamo un’unità. Se non si conosce nulla su se stessi e i numerosi Io com’è possibile cambiare?
Ecco alcuni punti riguardo all’importanza dell’osservazione:
1) L’osservazione che abbiamo fatto ci aiuta ad avere uno scopo. Ci fortifica nel proseguire il Lavoro.
2) La nostra osservazione comincia a creare la memoria di Lavoro. Fa suonare la campanella della sveglia la volta successiva in cui un evento avviene. Ci permette di osservare la volta successiva la stessa cosa più profondamente. Accresce la coscienza.
3) L’osservazione di sè riunisce gli Io intorno all’Io Osservatore.
4) Le nostre osservazioni ci aiutano ad essere meno meccanici la prossima volta.
5) Le nostre osservazioni ci aiutano a vedere il nostro essere. (5)
La trasformazione che può avvenire in me consiste nella trasformazione della coscienza sotto l’effetto di un altro tipo di pensiero e sentimento. Ciò potrà accadere solo attraverso la visione pura, che mi cambia completamente, come un miracolo. Nel vedere come sono di momento in momento, abbandono tutto ciò che mi illudevo di essere. Tutto viene coinvolto in questa trasformazione, emozioni, pensieri, corpo, ognuno in modo intensamente attivo. È in queste condizioni che compare l’essere. Viene liberata un’energia che mi dà la forza di guardare a fondo dentro di me e di non voltarmi, non fermarmi. (6)
(1) P.D. Ouspensky, La Quarta Via.
(2) P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento conosciuto.
(3) M. Nicoll, Commentari (V. I – cap. 36 I).
(4) P.D. Ouspensky, La Quarta Via.
(5) M. Nicoll, Commentari (V. I – cap. 37b).
(6) J. de Salzmann, La Realtà dell’Essere.
Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.
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