Inutile negare che la nostra cultura religiosa è particolarmente egocentrica e ignorante. Due aspetti in contrasto proprio con il messaggio cristiano, ma soprattutto apparentemente in contrasto tra loro. Si sarebbe infatti portati a pensare che sia una certa dose di conoscenza a gonfiare di orgoglio e superbia, eppure le cose non stanno esattamente così.
Se ci fermiamo solo un attimo ad ascoltare ciò che Madre Coscienza-Cultura ci sussurra, il messaggio è chiaro: la nostra religione è la migliore, storicamente inattaccabile e teologicamente più avanzata.
Questo dato di fatto interiore è talmente scontato che non ci preoccupiamo di nulla, e non stiamo parlando di effettuare ricerche approfondite sui testi dei Padri della Chiesa: la maggior parte di chi si reputa cristiano con forza e convinzione non ha mai letto neanche una volta il Vangelo, per non parlare della Bibbia…
Ecco allora che appare sulla scena un certo Mauro Biglino il quale, con onestà intellettuale, coerenza metodologica e soprattutto dopo decenni di studi accurati, afferma che le traduzioni della Bibbia propinate da secoli sono fuorvianti e strumentalizzate. Davanti alla sua dichiarazione che “la Bibbia non parla di Dio” si ergono cori di indignati e irritati, feriti nell’amor proprio di una religione nella quale si identificano senza nemmeno conoscerla.
È anche curioso osservare quale drammatico shock provoca un’altra delle sue affermazioni secondo cui “non esistono prove storiche dell’esistenza di Cristo, quindi potrebbe trattarsi di un mito” , davanti alla quale lo sdegno è forse la reazione più blanda. Destabilizzando la storia, si destabilizza anche la fede. È tutta una questione di storitualità. Occorre allora porsi alcune domande.
Ad esempio: per quale motivo se diciamo a un cristiano che Cristo non è mai esistito, gli provochiamo un trauma spirituale, mentre se diciamo a un induista che Krishna non è mai esistito, lui sorride quasi compiaciuto e saldo nella sua fede? Continua a leggere “La fragilità del Cristianesimo”