Non possiamo non stupirci ogni anno con l’avvento della primavera, osservando la forza che esprime un germoglio verde, chiaro e tenero. Dopo il periodo invernale in cui tutto era fermo e spoglio, tanto da sembrare morto, avviene questo processo, spettacolare e sacro per l’uomo che riesce a cogliere e sentire riprodurre in sé gli stessi fenomeni che avvengono nella natura.
Tutti sanno che i Vizi (o Peccati) Capitali sono saldamente legati alla Tradizione Cristiana, giusto? Eppure… perché Gesù non ne parla e non se ne trova traccia nei quattro vangeli canonici?
Come sempre, diamo per scontate moltissime cose apprese per assimilazione passiva, ma molte di queste potrebbero rivelarsi diverse dalle nostre certezze.
Abbiamo intervistato un essere intelligente su un argomento prettamente spirituale; nello specifico le nostre domande si sono focalizzate su come scegliere un cammino spirituale e una guida in esso . Ecco cosa è emerso.
Tutti sanno che i Vizi (o Peccati) Capitali sono saldamente legati alla Tradizione Cristiana, giusto? Eppure… perché Gesù non ne parla e non se ne trova traccia nei quattro vangeli canonici?
Come sempre, diamo per scontate moltissime cose apprese per assimilazione passiva, ma molte di queste potrebbero rivelarsi diverse dalle nostre certezze.
Un missionario, dopo una lunga serie di successi in giro per il mondo, decide di accogliere una sfida pericolosa per recarsi in uno sperduto angolo della foresta amazzonica. Obiettivo: convertire una selvaggia tribù di cannibali e redimerli dai loro peccati.
Arrivato sul posto, riesce miracolosamente a conquistare la fiducia dei selvaggi, e inizia la sua opera di evangelizzazione con il capo tribù. Quest’ultimo si rivela uno studente curioso e molto attento; in poco tempo acquisisce le principali nozioni religiose.
Un bel giorno, inizia a fare alcune domande al missionario:
Lo sappiamo: è un argomento spinosissimo, ma questo post è stato ispirato unicamente dal fatto che molti di voi ci scrivono spesso per chiederci ragguagli in merito alla scelta di una Scuola spirituale. Ad esempio:
“Come faccio a capire se è una buona Scuola oppure no?”
“Quali sono gli indizi per capire se posso fidarmi?”
Per gli Sciamani Toltechi un essere umano, per arrivare alla conoscenza, doveva sfidare e sconfiggere i suoi quattro nemici naturali: la paura, la lucidità, il potere e la vecchiaia. Queste caratteristiche e dimensioni della vita venivano considerate nemiche dell’iniziato in quanto la paura blocca la volontà; la lucidità mentale può accecare l’uomo, impedendogli di vedere i suoi limiti; il potere, regalando l’ideale di onnipotenza, assoggetta l’uomo; la vecchiaia rende evidente il fatto che non si può vincere su tutto. Vediamo questi ostacoli uno alla volta per cercare di comprenderli ed affrontarli.
La paura è un’emozione naturale che non possiamo evitare di provare ma, riconoscendola come tale, possiamo provare a contrastare, affrontare e integrare.
Una delle più grandi differenze tra il nostro pensiero e quello della Cina antica, è che mentre la nostra lingua può essere usata per descrivere a profusione qualcosa di astratto, remoto e intangibile, quella cinese è invece fondamentalmente strumentale e non si preoccupa di scoprire verità teoretiche estrapolate dalla realtà.
Meravigliosa ed ineguagliabile analogia dell’Iniziato alla ricerca della sua Essenza, nascosta dentro i più profondi recessi di una coscienza costellata da oscure paure, caotiche ipocrisie ed inquietanti contraddizioni.
Così è il Cavaliere alla ricerca della sua Dama, imprigionata dentro la torre di un castello protetto da un fossato pieno di trappole e da un drago spaventoso che fa gelare il sangue nelle vene.
Un simbolismo che assume questa forma nel periodo medievale ma che affonda le sue radici nelle più antiche tradizioni alchemica ed ebraica.
Così è la nostra condizione di erranti cercatori di una felicità forse mai assaporata fino in fondo, ma della quale abbiamo un sottile e quasi tangibile presentimento.
Qualsiasi percorso iniziatico reca in sé pochi ma fondamentali principi affinché possa dare frutti, e condurre di conseguenza alla conoscenza delle potenzialità che albergano nel profondo dell’animo umano. Norme di vita, principi semplici, pratiche più o meno lineari per raggiungere il cuore di diamante che brilla dentro di noi.
Bene, eppure sembra che – pur passando il tempo e pur applicandoci con dovizia alla disciplina adottata – non si riesca a fare nemmeno un passo verso la felicità. Anzi, più andiamo avanti e più sembra che le cose si complichino: le persone non ci capiscono, il nostro compagno o la nostra compagna non ci sopportano più, i nostri figli non ci ascoltano, il capo ci maltratta, i colleghi si approfittano di noi. E chi più ne ha, più ne metta.
“Eppure io mi sto impegnando, forse sono gli altri che…” Sì, cari amici: siete sulla via giusta. Quando non facciamo progressi e tutto ci crolla addosso, quello è proprio il momento per dare la colpa all’ingiustizia del mondo, alla politica, al sistema, alle persone e alla loro mediocrità. In questo modo, e solo in questo, ne usciremo puliti, lindi di spirituale splendore.
Ecco allora qualche semplice passo da compiere, metodicamente, affinché non si possa insidiare tra noi e la nostra fulgida aurea spirituale la drammatica possibilità che forse stiamo cannando qualcosa. Continua a leggere “Rimanere soli nel deserto in 4 semplici passi”→
Da più di un anno l’intera umanità si trova ad affrontare un nuovo virus che ha creato un enorme allarme. Ogni essere umano, individualmente e in gruppo, nell’ambito della propria cultura di riferimento, si trova immerso in un flusso d’informazioni dove la morte è menzionata quotidianamente. Non è più un argomento di cui si parla poco come prima, quasi che non esistesse. Il virus è riuscito a scuoterci dal torpore in cui ci lasciamo a volte vivere, desolatamente inconsapevoli che il tempo a disposizione non è infinito.
Chi di noi non ha mai provato, per le ragioni più differenti, un’acuta e intensa sofferenza? La morte di una persona cara, un amore sbagliato, un tradimento, l’indifferenza affettiva dei genitori, il sentirsi sempre e comunque “sbagliati” davanti agli altri, l’essere derisi per le proprie differenze fisiche o di pensiero.
Sì, tutti noi abbiamo sofferto, in qualche forma e con modalità attinenti alle personalità che indossiamo in questa vita, ma qualcuno fa di questa sofferenza un vestito dal quale sembra non voler più separarsi.
Diverse possono essere le reazioni agli stati di sofferenza: alcuni reagiscono piangendo disperatamente; altri si chiudono all’interno di una corazza che rinforzano giornalmente, indossandola costantemente alla prima occasione di possibile pericolo (reale o astratto).
Lentamente, come Penelope, di giorno costruiscono la loro tela, impegnandosi ed investendo energie in una direzione desiderata, poi di notte la distruggono cercando conferme alla loro profonda convinzione che “tanto, come al solito, finirà in un dramma”. Ovviamente, inconsciamente spinti dalle paure profonde non affrontate.
Ecco che emergono allora alla memoria le parole di un saggio: “La sofferenza interiore è una malattia dell’anima, che va diagnosticata e poi curata; è causata dalla fantasia, da come ci siamo costruiti il mondo dentro di noi e quindi dal pregiudizio con cui affrontiamo gli eventi.
Se qualcuno si chiederà a questo punto se è possibile cambiare questo stato d’essere, rispondiamo con certezza: sì, ma non arriverà dall’alto, o per caso. Occorrerà lasciare il conosciuto per lo sconosciuto, lasciando corazze e idee preconcette. E occorrerà fidarsi di qualcuno che ha la lucidità e il coraggio di metterci di fronte a noi stessi.
Come l’uccellino che deve spiccare il primo volo dal nido e che si trova dinnanzi al vuoto, ci tremeranno le gambe, si appannerà la vista, e il proprio mondo di tristezza sembrerà in quel momento, tutto sommato, una piccola e comoda gabbietta.
La cosa che conta in quell’istante è saltare. Non ci saranno garanzie che andrà subito “tutto bene”, ma d’altronde che cosa abbiamo da perdere? La sofferenza, appunto. La strada verso la felicità è forse lunga e tortuosa, perché ostinata e complessa è la nostra realtà interiore.
Ciò che possiamo assicurare è che se un salto non verrà compiuto, nulla potrà mai cambiare. Quindi, è forse un prezzo troppo alto da pagare o vale la pena di tentare?
Non procura vantaggi, tuttavia in suo nome si è disposti a rovinare, vanificare, distruggere ogni cosa: è l’invidia, un vizio capitale che non obbedisce alle leggi della logica, nè dell’edonismo, nè del profitto. Il mondo dell’invidioso è totalmente privo di ogni piacere, conosce solo rabbia e malanimo.
La Bibbia mostra come l’invidia nasca e si sviluppi all’interno dei rapporti familiari e di quelli più intimi, non risparmiando proprio nessuno. Il libro della Genesi associa ad esempio la fratellanza all’invidia, come ben ci ricordano Caino e Abele (Gn 4), Giacobbe ed Esaù (Gn 27, 1-46) e i fratelli di Giuseppe (Gn 37-50). Da questi rapporti, come nelle storie di molti di noi, sembrerebbe che l’invidia diventi più stritolante proprio tra le persone che più sono, o sono state, vicine.
Se per la psicanalisi la distruttività dell’invidioso riflette la possessività primigenia verso la madre, per Dante si tratta di una sorta di cecità che impedisce di riconoscere il bene.
San Cipriano e san Gregorio Magno hanno anche identificato la fisionomia tipica del povero invidioso, un aspetto affatto gradevole: volto minaccioso, grigiastro, aspetto torvo, denti che stridono, guance cadenti, fauci secche. Nei casi più disperati mani pronte a colpire o parole insensate ricche di un veleno denso e amaro.
Per rispondere a tutti coloro che ci chiedono spesso cosa ne pensiamo e come stiamo vivendo il periodo attuale… in queste poche parole è sintetizzata la nostra risposta:
Andrà tutto bene? Forse. Certamente no, se aspettiamo passivamente che accada qualcosa.
Informiamoci, ma approfondiamo. Riflettiamo, ma rimettiamo(ci) in discussione. Leggiamo di più. Spegniamo la TV.
I grandi personaggi della storia – pensiamo a Gandhi, Giordano Bruno, e tantissimi altri come loro – non sono riusciti a stimolare la coscienze a suon di tranquillizzazioni e pacche sulle spalle.
Sembra di poter sentire la loro voce, che ci chiede di osservare bene quello che stiamo vivendo, e di osservarlo da un’altra angolatura, da quella in cui siamo prima di tutto noi – civiltà umana – a rappresentare oggi un virus per il pianeta.
Occorre quindi riflettere bene su quale sia e dove si trovi realmente il “nemico invisibile da combattere” più pericoloso.
Generalmente in questo blog non ci occupiamo di attualità e di scienza o, meglio, ce ne occupiamo – chi per curiosità, chi per lavoro – in altri luoghi. Qui, ci dedichiamo e concentriamo su riflessioni più propriamente tradizionali e interiori.
C’è chi pensa che il Guardiano della Soglia sia un essere leggendario, esterno a noi, orripilante, antipatico e cattivo, e che a tutti i costi, contro la nostra volontà, vuole tenerci lontano dal nostro Dio interiore.
A chi vuole continuare a credere in questa immagine folcloristica, consigliamo un bel corso di autodifesa spirituale. A chi invece vuole fare qualche piccola riflessione in più, consigliamo di continuare la lettura…
Non occorre attingere a chissà quali filosofie esoteriche e misteriche per rintracciare informazioni sul suo conto; ne troviamo infatti traccia chiara e definita anche nel Cristianesimo. Ad esempio, è noto il passo del giovane ricco nel Vangelo:
Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «[…] se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». «Quali?» gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?». Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni. (Matteo 19,16-30; Marco 10:17-27; Luca 18:18-27)
Certo, qualcuno potrebbe comodamente pensare che in quel preciso momento sia apparso tra il giovane e Gesù un grosso omone con occhi di fuoco e spada fiammeggiante per spaventarlo e farlo allontanare.
Qualcosa però, suggerisce che più probabilmente il giovane ricco abbia sentito una morsa allo stomaco di fronte alle parole di Gesù, ed infastidito sia scappato via sentendosi mortalmente offeso, leso nella sua libertà e, quasi certamente, Continua a leggere “Il Guardiano della Soglia: dove non lo aspetti”→
Quello che segue è un breve racconto fantascientifico-ultrarealistico…
Nulla sarà più come prima!
È una normalissima mattina di Dicembre. Una leggera brezza calda accarezza i palazzi. La gente è contenta, perché il solito freddo invernale è ormai stato spodestato da un clima quasi californiano. Che splendore! Che dolce clima pazzerello!
Ma questa mattina a dare la sveglia c’è una notizia febbricitante che corre su tutte le testate giornalistiche e ancora più velocemente su tutti i social e le notizie sul web: la scienza ha dimostrato, inequivocabilmente, l’esistenza di Dio!
Proprio così… un’imponente équipe di fisici e biologi, dopo anni di ricerche e grazie a corposi investimenti, hanno finalmente portato le prove dell’esistenza di un’intelligenza trascendente dietro la vita, rivelando quindi da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo.
La comunità scientifica è in subbuglio e sconcertata, ma tutti hanno dovuto riconoscere l’inconfutabilità della scoperta. Le poche critiche emerse si sono rivelate ridicole come negare l’evidenza matematica che 2+2 fa 4.
L’entusiasmo generale scalda i cuori e apre le menti. Viene ripreso il valore spirituale di antiche tradizioni, che finalmente potranno camminare a braccetto con la scienza. Cadono i dogmi delle religioni, e crollano i muri che le separano.
Finalmente tutti gli esseri umani possono riconoscersi in una grande fratellanza come tante gocce di un unico mare, pulsante di quella stessa vita che anima il tutto: animali, piante, pietre.
Ah, la felicità! Ognuno di noi, in un modo o in un altro, anela ad essere felice e ritiene che sia un suo diritto di nascita esserlo, proprio come un principe ereditario sa che un giorno potrà poggiare le sue regali natiche sul trono.
Abbiamo l’incrollabile certezza che sia soltanto il tempo, oppure alcune condizioni esterne sfavorevoli, a tenerci momentaneamente separati dalla felicità che ci spetta. Sarà davvero così?
Qualche dubbio ogni tanto sorge… D’altronde, chi di noi conosce personalmente un individuo davvero felice?
La stragrande maggioranza della gente che incontriamo passa il tempo a lamentarsi delle sue disgrazie e della cattiveria del mondo. La loro infelicità è colpa di un ingranaggio rotto del destino.
Ma poi ci sono anche quelli che trascorrono il loro preziosissimo tempo a caricare sui social centinaia di “selfie” che li ritraggono con sorrisi smaglianti e in situazioni invidiabili, e il dubbio allora pervade l’animo di chi li guarda: “Ma solo io non sono così felice?”.
Infatti, le recenti indagini sociologiche hanno rilevato che alcuni social network deprimono molti dei loro frequentatori proprio perché guardare le immagini e video di chi riempie le bacheche di momenti indimenticabili, emozioni uniche, incontri straordinari e incontenibili attimi di passione, fa sentire peggio.
Nessuno sembra chiedersi come mai tutto questo popolo dal volto sorridente non trovi niente di meglio da fare che condividere digitalmente così tanti momenti speciali invece di goderseli.
Riporta Alejandro Jodorowsky nella sua autobiografia “Il Maestro e le Maghe” dell’incontro con la figlia di Gurdjieff, Reyna d’Assia, la quale condivise con lui una lettera che ricevette da suo padre:
Fissa la tua attenzione su di te, sii cosciente in ogni momento di quello che pensi, senti, desideri e fai.
Finisci sempre quello che hai cominciato.
Fa’ quello che stai facendo nel miglior modo possibile.
Non incatenarti a nulla che alla lunga ti possa distruggere.
Sviluppa la tua generosità senza testimoni.
Tratta ogni persona come se fosse un parente prossimo.
Riordina ciò che hai disordinato.
Impara a ricevere, ringrazia per ogni regalo.
Smettila di autodefinirti.
Non mentire e non rubare, se lo fai menti e rubi a te stesso.
Aiuta il prossimo senza renderlo dipendente da te.
Qualcuno di voi avrà sentito parlare dello strano caso dell’americano William Stanley Milligan, meglio conosciuto come Billy Milligan. Billy era solo un ragazzo quando, alla fine degli anni 70, si rese colpevole di diversi reati, tra i quali stupro e rapina a mano armata.
Il caso suscitò molto clamore perché, per la prima volta negli Stati Uniti, una persona fu assolta per un’infermità mentale ancora poco conosciuta, nonostante l’evidenza di colpevolezza. La corte non lo ritenne in grado di intendere e volere, infatti, a causa della “malattia mentale” chiamata disturbo di personalità multipla.
Questo disturbo porta la persona ad una frammentazione d’identità tale per cui si trovano a convivere nello stesso corpo più personalità, anche molto diverse tra loro.
Questo caso scatenò un forte contrasto nell’opinione pubblica americana, sia dal punto di vista politico che giudiziario. Molti credevano infatti che Billy fingesse di essere dissociato per fuggire alla galera, mentre i suoi psichiatri e avvocati, che ebbero modo di conoscerlo a fondo, videro in lui una persona da aiutare; quella di “Billy”, infatti, era soltanto una delle molteplici personalità che vivevano all’interno dello stesso corpo, formato in realtà da ben ventiquattro diverse persone.
Una bellissima descrizione della storia di Milligan, la possiamo trovare nel libro di Daniel Keyes: Una stanza piena di gente. Una breve descrizione è inoltre offerta dal filmato in fondo a questo articolo.
Il libro di Keyes racconta con dovizia di particolari la vita di questo ragazzo, partendo dalla difficile infanzia sino ai 27 anni quando uscì definitivamente dal manicomio criminale; il libro fu scritto dall’autore dopo aver frequentato Billy nei diversi ospedali e carceri dove si era trovato interdetto.
Qui non c’è nulla da vendere e nulla da comprare. Quindi, caro lettore, se le parole che seguiranno ti urteranno, sarai libero di volare spensierato verso altri rami con invitanti frutti pieni di ghiotti concetti sulla “spiritualità quantica” e altre amenità. Qui non ci sono frutti, solo una discreta visuale dalla quale poter osservare e osservarti meglio.
Rimaniamo sempre sulle superficie e abbiamo il terrore delle profondità. Ci spaventa troppo il buio, l’ignoto, e ci aggrappiamo disperatamente ad ogni relitto che galleggia davanti a noi, per poi convincerci di essere saliti su una nave.
“Chi cerca trova”, certamente, ma chi veramente sa quello che cerca e si mette in moto per cercarlo?
Qualcuno di noi parte dal presupposto di sapere bene quello che vuole e di lottare ogni giorno per raggiungerlo. Prima follia. Qualcun altro crede che, non avendo le idee chiare, si muove nella vita con leggera ingenuità senza cercare e desiderare nulla. Seconda follia.
Nella realtà dei fatti tutti noi cerchiamo qualcosa, e anche in modo determinato, ma quasi nessuno è consapevole di quello che sta cercando, ed è così che si genera infine ogni sorta di dissapore verso la vita e verso gli altri.
Spesso e volentieri, i nostri obiettivi inconsapevoli sono molto più radicati e molto diversi da quelli che crediamo di perseguire. Spesso e volentieri, questi obiettivi non sono così luminosi ed elevati come vorremmo credere.