Essere un paziente è sempre un momento difficile per ognuno di noi. Quando si cade ammalati, qualunque sia la malattia e il suo livello di gravità, si deve affrontare la sofferenza fisica, la sospensione dei propri progetti e delle nostre abitudini. Ci si sente vulnerabili e anche un po’ soli, perché il dolore fisico è un genere di sofferenza che non si può condividere.
In alcuni casi ci prende la paura per sintomi a noi sconosciuti, che si affrontano per la prima volta, o la preoccupazione per il buon esito della cura. Si tratta di una condizione di disagio, che ognuno vorrebbe finisse il più in fretta possibile. Nel momento in cui entriamo fisicamente e psicologicamente nel mondo della medicina, di qualunque genere essa sia, diventiamo immediatamente un paziente.
E il termine paziente evoca la rassegnazione di chi, essendo malato, non può fare altro che attendere di venir curato, nei tempi e nei modi previsti dal medico e dal tipo di medicina cui si è affidato.
La fiducia nel proprio medico è certamente un elemento importante della cura: chi di noi si metterebbe nelle mani di uno specialista che consideriamo poco affidabile o scarsamente competente?
Però anche una totale passività, come suggerirebbe la definizione di paziente, forse non è il modo migliore per affrontare la malattia, e questo una gran parte di noi l’ha già sperimentato.
Che si sia trattato dell’esperienza di un lieve disturbo, oppure di qualcosa di più grave che ha portato alla necessità di un ricovero ospedaliero, spesso si può costatare come Continua a leggere “La volontà di guarire del paziente non troppo paziente”