I Dieci Comandamenti smascherati: primo

Parlare dei Dieci Comandamenti richiama immediatamente alla memoria le Tavole della Legge ricevute da Mosรจ sul Sinay oltre che interminabili e noiosissime ore di catechismoโ€ฆ Chi poi non ha visto almeno una volta nella vita lโ€™intramontabile colossal con Charlton Heston nei panni di Mosรจ?

Lโ€™immagine ad effetto รจ immediata, unita alla percezione interiore di un insieme di norme morali e di buona condotta imposte dallโ€™alto come un limite alle tante cose interessanti che si possono fare nella vitaโ€ฆ

In realtร  se appena appena facciamo lo sforzo di cercare di capire un pรฒ di piรน, potremo scoprire nella Tradizione ebraica significati profondamente diversi, che portano a rivelare qualcosa di estremamente affascinante.

Nellโ€™ebraismo innanzitutto non si parla di comandamenti ma la Tradizione li designa come le Dieci Parole (ebbene sรฌ, il nostro Decalogo ne รจ proprio la traduzione quasi letterale).

Esistono poi differenze tra la versione ebraica e la versione che ne รจ stata resa dal cristianesimo (lโ€™ordine รจ leggermente diverso,  nella versione ebraica non esistono gli atti impuri e vi sono poi sfumature importanti che approfondiremo nel corso dei post successivi). 

Haim Baharier, studioso di ermeneutica ed esegesi biblica, afferma:

โ€œParlare di Dieci Comandamenti mi pare ingiusto. Non ci sono imperativi, nessuna imposizione. I verbi sono al futuro. Quei verbi portano promesse che si realizzanoโ€.

Lo scenario che si apre รจ immediatamente molto differente: unโ€™imposizione รจ statica, monolitica, non lascia spazio a nullโ€™altro che lโ€™esecuzione o la trasgressione. Una promessa รจ aperta al futuro, alla speranza, alla creativitร  ed al mutamento. 

Il primo comandamento come ci รจ arrivato dal cristianesimo tuona: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me. La Prima Parola nella Tradizione ebraica รจ quella su cui si fondano le Parole (o le promesse) successive: Io sono Hashรจm (1) il tuo Dio, che ti ha tratto fuori dalla terra dโ€™Egitto, dalla schiavitรน.

Non cโ€™รจ ingiunzione, non cโ€™รจ imposizioneโ€ฆ cโ€™รจ unโ€™affermazione: io sono il Dio della libertร , io sono la libertร ! Eโ€™ una bella differenza! 

Volendo ancora andare ancora piรน in profonditร  una traduzione piรน letterale suonerebbe cosรฌ: Anokhรฌ รจ Adonร i il tuo Elohรฌm, che ti ha fatto uscire dalla terra dโ€™Egitto, dalla casa degli schiavi. Anokhรฌ significa Io ma sta anche ad indicare lโ€™Anak, il filo a piombo. Nella Tradizione occidentale potrebbe essere paragonato alla Coscienza.

Nulla di esteriore dunque, nessun dio esterno che impone una legge ma lโ€™affermazione che la libertร  รจ conseguita solo grazie alla realizzazione di una Coscienza interiore, Testimone della Coscienza universale. 

La Tradizione ebraica sa molto bene che tale livello di Coscienza puรฒ essere conseguito unicamente attraverso lโ€™impegno ed il cambiamento che deriva dalla lotta interiore. Abramo si mette in viaggio ed abbandona la propria terra, Giacobbe diverrร  Israele unicamente quando passerร  dallโ€™altra parte del Giordano dopo aver combattuto con un misterioso essere divino (metafora del combattimento interiore).

Israele dovrร  peregrinare nel deserto per quarantโ€™anni prima di accedere alla Terra Promessa (metafora della Realizzazione) e quante battaglie dovrร  affrontare per poterlo fare! Tutta la narrazione biblica รจ un divenire, simbolo del mutamento che ognuno di noi deve ricercare ed affrontare.

Ebreo deriva infatti dal termine laavar il cui significato รจ passare. Egli รจ dunque chi compie il passaggio, chi trasmuta da uno stato ad un altro sempre teso alla realizzazione di quella Coscienza superiore, quellโ€™Io divino contenuto nella Prima Parola.


(1) Letteralmente significa il Nome. La Tradizione ebraica non pronuncia il Nome divino di quattro lettere (Tetragramma) e ne sostituisce la menzione con dei sostitutivi. Il piรน famoso tra questi รจ Adonai.

 

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