Molte volte viviamo situazioni nella vita al limite del paradosso… sopportiamo con impavido coraggio persone al nostro fianco che ci torturano emotivamente sprezzanti della sofferenza che ci recano, poi quando si allontanano le rincorriamo per paura di perderle. Teniamo in piedi situazioni lavorative (e non solo) ai limiti del masochismo, tanto che chi ci vede dal di fuori può legittimamente pensare alla pazzia!
La cosa risulta evidente con maggiore chiarezza quando la si osserva negli altri. Generalmente teniamo infatti i fari sempre ben accesi ed orientati verso l’esterno, mentre ci assicuriamo di tenere ben chiusa e al sicuro la “stanzetta interiore”: non sia mai che qualche inaspettato raggio di luce possa filtrare e farci vedere in quali modi sofisticati riusciamo continuamente a sabotare la possibilità di essere, anche solo per un attimo, realmente felici.
Ma, ahinoi, per un (terzo) occhio allenato questi meccanismi appaiono molto evidenti, rivelando non di rado scenari apocalittici al limite della credibilità. C’è chi investe tempo ed energie per mettersi in situazioni complicatissime, per poi chiedersi in modo innocente perché sia così difficile vivere; c’è chi si lamenta di essere trattato da tutti come sfigato, sfoggiando nel frattempo con naturalezza una camicia sporca di sugo abbinata a pantaloni della tuta portati in stile fantozziano; c’è chi si indigna per la scarsa sensibilità che riceve dalle persone, per poi passare a fianco di un moribondo in preda ad un attacco di cuore senza nemmeno accorgersene. Gli esempi potrebbero ovviamente continuare facendo invidiare la fantasia.
Sono forse esempi che ci strappano un sorriso, ma svanisce presto se abbiamo l’audacia di scoprire il nostro personale stile con cui ci sabotiamo costantemente. La domanda che nasce dunque spontanea è la seguente: “qual è il vantaggio secondario?” Continua a leggere “Quel vantaggio secondario”