L’odierno “mercato” spirituale offre numerose possibilità per, in un tempo sufficientemente breve, entrare in contatto con il Maestro Interiore, poter veicolare messaggi attraverso la scrittura automatica o perfino avere vere e proprie esperienze di channeling.
Fatta la premessa che, durante i passi compiuti in percorso spirituale serio possano ad un certo punto manifestarsi esperienze di questo tipo che sono “a nostro avviso” transitorie e mai possono costituire il fine del cammino, restano da considerare numerosi problemi.
Ad inquadrare la problematica possono aiutarci le parole di Mariana Caplan:
il problema del giocare con le verità alte è che, ancora una volta, l’ego le adotta velocemente, le sfrutta ai propri fini, e le usa per giustificare ogni ulteriore illusione e distrazione, oltre che per manipolare gli altri. Questi truismi spirituali – in tutti i loro abiti colorati – vengono usati come giustificazioni per il comportamento inappropriato per evitare la responsabilità e per ingannarci e farci pensare che siamo più illuminati di quanto non lo siamo in realtà.
Alla fine la domanda è una sola: chi parla a chi? Oppure invertendo soggetto e complemento: chi canalizza chi? A ben vedere forse tutto questo parlare potrebbero essere discorsi non “tra sé e Sé” ma molto più banalmente e tragicamente “tra sé e sé”.
San Giovanni della Croce ci soccorre nel descriverci come, anche in un tempo lontano dalle semplificazioni new age del percorso spirituale, non fossero poco comuni tali pretese:
Sono davvero terrorizzato da quello che avviene tra di noi in questi giorni. Chiunque abbia soltanto iniziato a meditare, se diventa cosciente di mondi di questo tipo durante il suo resoconto di sé, li dichiara essere opera di Dio; e, convinto che lo siano davvero, se ne va in giro a proclamare, “Dio mi ha detto questo,” o ”Ho avuto quella risposta da Dio.” Ma tutto è illusione e fantasia; un tale individuo ha solo parlato a se stesso. Inoltre, il desiderio di queste parole, e l’attenzione che danno finiscono col persuadere gli uomini che tutte le osservazioni che indirizzano a loro stessi sono le risposte di Dio.
Cosa altro potrebbe gratificarci di più oltre all’essere scelti da una bella voce divina per veicolare i suoi messaggi? Quale altra occasione più propizia per esercitare un bel po’ di falsa umiltà carezzandoci all’idea di essere superiori e speciali? Quale mezzo migliore per fuggire dalla propria banalità e sofferenza, dai propri problemi e responsabilità?
Le nostre vite sono spesso piene di problemi, sofferenze, piccolezze, meschinità e banalità o meglio, siamo noi che abbiamo questa visione delle nostre vite, perché non sappiamo vedere altro, e ci siamo costruiti vite e situazioni sulla base delle nostre visioni e meccanismi.
Ecco allora il principe di tutti i paradossi: per fuggire da noi stessi e sentirci qualcuno di speciale, ci inventiamo un contatto con entità celesti o con il nostro guru interiore, che sono, in definitiva, noi stessi.
Ribadiamo che questi sono fenomeni che possono apparire durante il percorso spirituale seriamente percorso, ma che mai e poi mai possono essere considerati il fine!
Se una qualunque intuizione, visione, canalizzazione può portare qualcosa di buono, essa deve essere costantemente messa in dubbio e mai assolutizzata, pena il rischio di non poter più uscire facilmente da un meccanismo perverso che potrebbe crearsi.
Potrebbe esserci solo un modo per saggiare la bontà di un messaggio o di una qualsiasi intuizione: verificare dove ci conduce. Per prima cosa dovrebbe condurci all’azione, pensare di agire è moooolto diverso che agire. Inoltre dovrebbe portarci a fare qualcosa che tendenzialmente non avremmo mai fatto, qualcosa di controcorrente rispetto alle nostre tendenze… L’ego non farebbe mai qualcosa di non autoreferenziale. Per finire dovrebbe essere qualcosa per cui “IO” non sono il centro, cioè dovrebbe essere un’azione unitiva con una maggiore espansione relazionale.
Tutto il resto… potrebbero essere pastoie e catene dorate con le quali inanellarci al solido palo dello status quo.
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