La pozione magica – Dialoghi con il Druido (cap. 20)

Romanzo celtico esoterico – Leggi il capitolo precedente

La tensione era forte all’interno dell’accampamento: la trappola aveva funzionato e i Romani erano ormai arrivati al punto stabilito.

Giovane druido con il giovane re

Tutto era pronto per l’incontro con l’esercito nemico, che ormai era molto vicino alle loro postazioni, alle trappole che avevano costruito in attesa del loro arrivo, consci che lo scontro diretto li avrebbe visti soccombere data la differenza numerica in campo e la migliore organizzazione dell’esercito romano. Dall’alto della montagna, il giovane druido e il giovane re stavano osservando l’esercito nemico avanzare. Il loro numero superava le aspettative, ma sapevano anche che, per arrivare fino a loro, i Romani avrebbero dovuto disporsi in fila indiana: la strada che saliva fino al punto dove sarebbe scattato il primo agguato era troppo stretta anche per due persone affiancate. Lì avrebbero dovuto iniziare il loro attacco: facendo rotolare le pietre giù dalla montagna, avrebbero spezzato l’esercito in due parti. In quel momento sarebbe stato vulnerabile ed, attraverso i loro archi, si sarebbero aperti la strada prima di lanciare l’attacco da tutti i lati. Molti soldati, infatti, erano nascosti tra gli alberi e gli arbusti, invisibili a occhi non allenati, pronti a sferrare il loro attacco al primo segnale.

La giovane druidessa, con l’aiuto del giovane druido, aveva preparato, grazie a piante e particolari funghi, una bevanda per i loro guerrieri, non solo estremamente energizzante e tonificante ma anche capace di modificare la realtà percepita. La somministrazione doveva essere fatta la sera prima della battaglia: per somministrarla era necessario creare un momento di particolare concentrazione. Lo scopo per cui si chiedeva l’aiuto della pozione doveva essere chiaro a tutti, e la giovane druidessa lo spiegò molto bene:

“Questa sera chiederemo l’aiuto delle piante magiche per staccarci dal mondo ordinario e poter accedere a un livello di realtà espanso. Entreremo in contatto con la foresta e ne diventeremo parte, alla ricerca del coraggio e della forza necessari per affrontare la battaglia di domani. Diventerete parte di un organismo più grande del vostro corpo, del vostro villaggio, della vostra razza: diventerete un tutt’uno con la natura che vi circonda. Non ci saranno differenze tra voi e un filo d’erba; imparerete che una pianta, sì, si può abbattere, ma essa continuerà a vivere perché parte di un organismo molto più ampio, alla stessa stregua di una foglia che si stacca dal suo ramo e cade al suolo ma non intaccherà mai la forza dell’albero. Ci lasceremo trasportare dagli esseri invisibili che popolano le foreste per farci accompagnare verso la conoscenza dei loro segreti e di quelli di tutto il bosco. Avremo bisogno del loro aiuto per affrontare i nostri nemici; ascolteremo il loro insegnamento, così potremo affrontare la battaglia senza alcuna paura, perché la morte non ci spaventa sapendo che è solo un velo che ci separa dall’unione con la Grande Madre. Ognuno di voi porti nel suo cuore e nei suoi pensieri il proprio animale totemico, perché stanotte lo incontrerete; chiedetegli di accompagnarvi in battaglia e di donarvi la sua forza, la sua astuzia, la sua energia”.

Druidessa e la pozione magica

Un urlo si alzò tra i guerrieri ed uno ad uno si avvicinarono alla giovane druidessa, che versava con estrema cautela la pozione nei corni vuoti di ciascuno. Nulla venne lasciato nel grande pentolone: tutti ebbero la loro dose, nessuno escluso.

Fu una notte speciale per i guerrieri: videro cose che la maggior parte degli esseri umani non vede in tutta la vita. Entrarono in contatto con un mondo sconosciuto, che aprì a molti di loro le porte della coscienza verso mondi inesplorati. Inoltre, la vicinanza al possibile momento della morte, visto l’approssimarsi dell’imminente battaglia, aveva reso più forti le loro percezioni, portandoli verso una conoscenza più profonda di se stessi. Nessuno quella notte ebbe paura; anzi, ognuno di loro aspettava con trepidazione il momento della battaglia. Non erano più individui separati, ma frammenti di una realtà più espansa che superava i limiti di un corpo, e li faceva sentire parte di un organismo che coinvolgeva tutte le forme di vita non solo quelle umane. Alcuni di loro entrarono in contatto con il loro animale totemico, l’orso o il lupo, acquisendone le caratteristiche, la forza, l’irruenza, tanto da arrivare a combattere il giorno dopo completamente nudi, imitando le movenze dell’orso o del lupo stessi; alcuni presi da una furia selvaggia sarebbero stati in grado di uccidere i loro nemici azzannandoli al collo, tanto era forte la loro simbiosi con il proprio animale di riferimento.

Con questa consapevolezza, i guerrieri si preparavano ad affrontare l’ultima e decisiva battaglia. Nei loro sguardi, nonostante la differenza numerica fosse di 20 a 1, non vi era alcun segno di paura: l’organismo di cui facevano parte sarebbe sopravvissuto.

La preparazione di quella bevanda richiese diversi giorni di ricerca. I funghi e le piante necessarie per la sua realizzazione erano molto difficili da trovare. Il giovane druido e la giovane Druidessa rimasero insieme per qualche giorno nella foresta e, durante quel tempo, affrontarono discorsi che sapevano, prima o poi, avrebbero dovuto sostenere. Il giovane druido ruppe il ghiaccio mentre camminavano tra gli alberi alla ricerca dei funghi adatti: “Hai mai pensato al nostro futuro?”.

Giovane druido e druidessa che cercano piante e funghi

La giovane Druidessa si fermò di colpo, e il sangue le si gelò nelle vene. Certo che ci aveva pensato, ma non vedeva nulla di buono o positivo nel modo in cui il giovane druido aveva iniziato quella conversazione. “Sì!”. Poi solo silenzio, un silenzio pesante, finché il giovane druido, sapendo di aver toccato un argomento difficile, continuò, consapevole che quel discorso non poteva essere rimandato: “Vorrei che il giorno della battaglia tu non ci fossi”, disse quella frase tutto d’un fiato.

Poi riprese a parlare, lasciando passare un po’ di tempo, cercando il coraggio necessario per trovare le parole che non avrebbe mai voluto pronunciare: “L’insegnamento va protetto. Se io e te non riusciremo a sopravvivere, tutto andrà perduto. Non possiamo permettere che ciò che il Saggio Druido ci ha tramandato finisca con le nostre vite.”. Disse queste parole con difficoltà nell’animo, ma con coraggio nella voce, guardandola dritta negli occhi per cogliere ogni sua minima reazione. Lei rispose pacatamente: “Per questo abbiamo allontanato Bran dalla battaglia, per questo lo abbiamo mandato a cercare un posto che non sappiamo nemmeno se esiste, per questo gli abbiamo detto di fondare una scuola druidica. E adesso, questo non basta?”.

Il giovane druido rispose: “Sai benissimo cosa abbiamo fatto con Bran e sai anche che era la cosa giusta da fare. Il problema ora siamo io e te, gli ultimi detentori dell’Insegnamento. Vorrei che il giorno della battaglia tu partissi all’alba. Ci sono molti villaggi nell’estremo nord, dove i Romani probabilmente non arriveranno. Lì potrai trovare degli allievi da addestrare.”

Adesso parlava cercando di non guardarla. Se avesse incrociato nei suoi occhi un segno di sofferenza, non sapeva come avrebbe reagito. Non poteva nemmeno immaginare di vivere senza di lei al suo fianco, né di morire senza di lei. Le sue parole diventavano sempre più pesanti e difficili, fino a quando decise che il silenzio fosse la cosa migliore. Quello che doveva dire era stato detto: ora toccava a lei decidere.

Tante volte, nei giorni precedenti, aveva consultato le rune in relazione al loro rapporto, e le stesse due rune emergevano sempre: Hagalaz e Berkana. La grandine associata all’energia femminile. La prima indicava chiaramente che il loro rapporto doveva essere distrutto, e che la separazione era la scelta giusta. Berkana, tuttavia, lo lasciava perplesso: sembrava indicare che la scelta spettava a lei.

Per la giovane Druidessa, però, era diverso. Hagalaz spazzava via un rapporto, il loro, che doveva prendere forme nuove e significati diversi. Berkana la riportava in contatto con il suo lato femminile, con la capacità di ricezione in tutti i suoi aspetti. Lei era colei che poteva entrare in contatto con le energie che la circondavano. Ormai era chiaro che la soppressione del desiderio e dei sentimenti non le permetteva di aprirsi completamente a un contatto più profondo con la sua parte femminile.

Fu destata dai suoi pensieri dal frusciare di una betulla, l’unica pianta mossa dal vento in quel momento. La giovane Druidessa rimase immobile, sembrava immersa nei ricordi, e rispose così al giovane druido, senza scomporsi: “Il Saggio Druido mi aveva parlato di questo momento. Non specificandolo esattamente, ma mi aveva detto che ci sarebbe stato un periodo in cui sarei stata messa alla prova e avrei dovuto scegliere. So che parlava di oggi, lo riconosco.”

Rimase così, senza dire altro, lasciando il giovane druido sospeso e desideroso di sapere di più su quel momento. Lei non parlava, mentre i suoi pensieri ritornavano al giorno in cui, seduta nella Foresta Sacra con il Saggio Druido durante l’assenza dei compagni, aveva parlato dei sentimenti e delle difficoltà che questi comportavano per lei, poiché la distraevano dal suo addestramento. In quell’occasione, il Saggio Druido non le impartì alcun insegnamento, ma le lasciò solo molte domande senza risposta: cosa fosse un reale sentimento per lei, se credeva che provare sentimenti la rendesse più debole e se fosse disposta a rinunciare a qualcosa per realizzarlo. Le disse anche che solo lei avrebbe potuto decidere quali fossero le risposte giuste e la cosa giusta da fare.

“Arriverà un momento, come è successo a molti di noi, in cui dovrai scegliere tra Sentimento e Insegnamento, e penserai che siano in contrapposizione. Sappi già da ora che non è così: il vero amore non è mai in contrapposizione con l’Insegnamento. Esso ne è parte attiva, è il fuoco che lo alimenta”. Si fermò un attimo e ripeté: “Il vero amore non è mai in contrapposizione all’Insegnamento”.

“Starà a te decidere come alimentare quel fuoco, come coltivare il sentimento, come farlo vivere. Ma prima di tutto, devi sperimentarlo, mia giovane donna. Tu hai un dono: riesci a vedere direttamente nel cuore delle persone, ma non vuoi guardare nel tuo, che tieni chiuso come un forziere”. Queste furono le ultime parole, pronunciate con un affetto infinito da colui che vedeva passato, presente e futuro.

La giovane druidessa sapeva che, razionalmente, i discorsi del giovane allievo erano corretti. Sapeva che, logicamente, la cosa più giusta da fare era separarsi così da raddoppiare le possibilità di trasmettere l’Insegnamento ricevuto. Nonostante avesse visto chiaramente la cosa un dubbio le rimaneva, c’era qualcosa al di là della ragione, che non la lasciava serena ma al momento non riusciva a decodificarlo, decise così di attendere i giorni a venire per prendere la sua decisione. I due ragazzi non parlarono più dell’argomento fino alla notte prima della battaglia. Entrambi avrebbero voluto dirsi qualcosa quella sera: il giovane allievo bruciava dal desiderio di parlarle, consapevole che poteva essere il loro ultimo incontro, il giorno dopo avrebbe potuto svegliarsi e non vederla mai più. Più volte tentò di avvicinarsi a lei, ma ogni volta qualcosa o qualcuno glielo impedivano. Alla fine si arrese, e quando giunse il momento di distribuire la pozione magica, pensò che fosse meglio così sarebbe stato veramente difficile trovare le parole per separarsi dopo tutto quello che avevano passato insieme.

La notte, il giovane druido, nelle visioni provocate dalle erbe magiche, fu accompagnato nel mondo della giovane druidessa. All’inizio la vide e rivisse tutti i momenti passati insieme mentre si sentiva invaso da un sentimento di amore profondo, di unione con il tutto: la Via per raggiungere quel sentimento era lei. Poi lo scenario cambiò ed ebbe accesso alle sofferenze di una bambina, costantemente rifiutata e allontanata per quei poteri che spaventavano così profondamente le persone. Vide nascere una ad una le sue corazze, tutte create come forma di protezione dalle semplici paure di una bambina che via via con il tempo si rafforzavano e diventavano sempre più spesse ed imperforabili. Corazze che, con l’aiuto del Saggio Druido, erano state in gran parte distrutte, ma molte ne rimanevano da eliminare. Gli fu detto che lui era l’unico in grado di aiutarla in quel lavoro. Infine ebbe un’immagine vivida e chiara: lui, in piedi, con il cuore di lei, pulsante, tra le mani ed una voce che gli diceva: “Tu puoi alleviare le sue sofferenze”.

Mannaz

Quando si svegliò, iniziò a cercarla nell’accampamento, sperando che non fosse partita. Perlustrò ogni angolo, ma non trovò traccia di colei che adesso sapeva essere la sua compagna di viaggio sulla Via dei Druidi. Si muoveva come un pazzo per il villaggio alla sua ricerca, chiedendo a ogni persona che incontrava se l’avesse vista, ma nulla. Fino a quando un guerriero gli disse di averla vista qualche ora prima imboccare il sentiero che portava al di là delle montagne. Il suo cuore si fermò mentre la disperazione iniziava a salire, incontrollabile. Il giovane re lo vide in quello stato e si avvicinò preoccupato, ma riuscì solamente a sentire le parole del giovane druido: “L’ho perduta per sempre”, mentre correva disperato verso le montagne. Il giovane druido sapeva che, se lei avesse deciso di partire, nulla e nessuno avrebbe potuto fermarla. Inoltre, era stato lui a spingerla in quella direzione; cosa avrebbe mai potuto dirle adesso per convincerla del contrario?

Dopo aver corso per diversi chilometri senza sosta, esausto, si fermò. Non poteva dimenticare la responsabilità verso la sua gente e il giovane re che presto avrebbe cominciato a cercarlo. Il dovere lo chiamava indietro: il Druido doveva rimanere vicino alla sua gente in quel momento. Mentre tornava verso l’accampamento, si ricordò della Runa Ehwaz, che le aveva regalato molti anni prima. Come aveva potuto dimenticare l’importanza di quel simbolo? L’unione del maschile e del femminile che porta alla formazione della Runa Mannaz. Si rese conto che la sua vanità lo aveva portato a pensare di poter bastare a se stesso e anche agli altri. Ma lui non era il Saggio Druido, era solo un giovane allievo sulla Via dei Druidi. Era lei che completava la parte mancante di lui, ed era solo lei che avrebbe potuto insegnargli a ricostruirla. Aveva completamente sbagliato, voleva fare qualcosa di buono per preservare l’Insegnamento ed invece con il suo stupido orgoglio lo stava uccidendo.

Ogni tanto gli sembrava di sentire i suoi passi e, per due volte, si voltò di scatto, sicuro di aver sentito la sua voce. Ma nulla. Avrebbe voluto lanciarsi al suo inseguimento, ma ora doveva concentrarsi sull’imminente battaglia ed essere presente per la sua gente. Una volta, il suo Maestro gli disse che un Druido non è padrone della propria vita, e quando lui lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite, il suo Maestro aggiunse: “Capirai al momento giusto, capirai”. Ora era chiaro che non poteva lasciarsi andare alla disperazione e all’afflizione; tutti contavano su di lui e lui doveva esserci per tutti. Si asciugò gli occhi, raddrizzò la schiena, e il suo passo diventò sicuro e deciso. Ora era pronto per incontrare la sua gente e prepararla per la battaglia.

Questi erano i suoi pensieri mentre tornava al villaggio, dove il giovane re dava le ultime indicazioni a ciascuno dei suoi uomini, ormai pronti a tendere l’agguato ai soldati romani, che erano in arrivo.


Ascolta tutti i capitoli dalla prima puntata:

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