Il potere trasformativo della parola e del silenzio

Se ci si ferma un attimo ad osservare quello che succede nel mondo, è inevitabile notare una certa frenesia nelle relazioni: una sorta di mordi e fuggi in cui la creazione di rapporti autentici e sinceri diventa sempre più rara e difficoltosa, lasciando spesso una sensazione di vuoto e insoddisfazione. Potrebbe essere che questo dipenda anche dalla perdita di significato che la parola e il silenzio hanno assunto nelle relazioni? E forse, immersi come siamo in un mondo di parole, stiamo perdendo la capacità di apprezzare sia il valore della parola sia quello del silenzio?

Parola e silenzio esistono in funzione l’una dell’altro: il silenzio può essere visto come il foglio bianco su cui si scrivono le parole, mentre la parola è lo strumento attivo per costruire relazioni nella direzione desiderata. Per questo è essenziale affinare la capacità di armonizzarsi con il ritmo che questi due aspetti complementari creano, così da coltivare relazioni autentiche, dove la comunicazione raggiunge un naturale equilibrio, simile a uno scambio di dare e ricevere.

Il ritmo del dire e del tacere, la danza continua di parole e silenzi, acquista ancora più valore all’interno di un Percorso Iniziatico, in cui i due aspetti assumono un’importanza fondamentale. Qual è il ruolo della parola in una Via Iniziatica? E il ruolo del silenzio?

La Via Iniziatica può vestirsi di forme esteriori differenti, ma tutte sottostanno a Leggi comuni che ne regolano la struttura portante. È importante considerare che, per l’allievo, il silenzio e la parola assumono sfumature di significato diverse rispetto a quelle che valgono per chi insegna. Per questo, se siamo davvero spinti dal desiderio di conoscere noi stessi, è essenziale metterci in una posizione di ricercatori attivi e ricettivi.

Il silenzio di chi è intenzionato ad apprendere qualcosa di non ordinario dovrebbe infatti essere un silenzio carico di presenza, un luogo dove creare spazio per le parole che si stanno ricevendo. È necessario mettere da parte la tendenza a far valere il proprio punto di vista per accogliere una visione nuova, più ampia, che proviene da chi è già dove noi desideriamo arrivare. Sappiamo che spesso questo non è facile, ma l’invito è di provarci, per scoprire cosa di nuovo può farsi spazio dentro di noi lasciando andare l’urgenza di dire la nostra. In questo, è fondamentale ricordare che il silenzio deve essere sia esteriore che interiore: non basta tacere esteriormente se dentro di noi non adottiamo un atteggiamento di ascolto e apertura.

È soprattutto nel silenzio interiore che si crea lo spazio per accogliere le parole di coloro che hanno già raggiunto quella stabilità a cui aspiriamo quando intraprendiamo la Via. Spesso ci sembra di stare in silenzio e di ascoltare l’altro, ma in realtà, senza accorgercene, ci perdiamo nei pensieri: la lista della spesa, un collega che ci ha risposto male, o l’ultima canzone ascoltata alla radio. Questo tipo di silenzio distratto non crea il terreno fertile per far attecchire le parole ascoltate. Al contrario, è necessario accogliere e coltivare le parole nel silenzio e nella contemplazione, perché solo così possono germogliare.

Le parole sono semi pronti a germogliare. Solitamente, la parola è concepita come una funzione intellettuale e si trascura il fatto che essa possiede un imprinting di energia che scorre viva tra coloro che conversano. Questo processo, in una Via Iniziatica, è fondamentale: è attraverso la parola, pronunciata al momento opportuno, che si trasmettono i Principi fondanti di un Insegnamento. Questi vengono veicolati da chi ne è custode tramite parole soppesate e cariche di una particolare sfumatura e intensità, volte a coinvolgere l’essere nella sua totalità, non solo il suo centro intellettuale.

Sapere quando parlare e quando tacere è un’arte che si apprende attraverso l’ascolto e la presenza. Affinare queste abilità permette di accedere a livelli di comunicazione sempre più profondi ed efficaci nel lavoro su se stessi.

In quali occasioni per un allievo può essere utile parlare? Di certo non quando lo fa per abitudine, vanità o per esprimere semplicemente la propria opinione. Piuttosto, quando sente un autentico desiderio di cambiamento. In quel momento, la parola diventa uno strumento di esteriorizzazione: un’apertura attraverso cui manifestare le proprie ombre, facendo spazio per accogliere una nuova luce e piantare in sé i semi del cambiamento.

Nelle Scuole Iniziatiche, il silenzio ha anche una funzione importante come patto di riservatezza verso l’esterno, riguardo a ciò che viene detto e fatto all’interno della Via. Questo silenzio protegge la preziosità di quanto condiviso e salvaguarda chi ne fa parte da giudizi e fraintendimenti. La riservatezza rappresenta infatti una premura verso chi non ha ancora intrapreso un percorso, affinché possa avvicinarsi alla Via solo quando sarà desideroso di ascoltarla.

La parola e il silenzio non sono semplici strumenti di comunicazione, ma veri e propri veicoli di trasformazione. E se provassimo a vivere in modo diverso il nostro rapporto con la parola e il silenzio? Forse scopriremmo che porre maggiore attenzione a entrambi può trasformare la qualità delle nostre relazioni, caricandole di significato, presenza e autenticità.

Lasciamo che sia questa la sfida: imparare a danzare tra il silenzio e le parole, creando armonia tra i pieni e i vuoti. Scoprendo, passo dopo passo, che in questo fluire può nascere il cambiamento. Usando parola e silenzio con sapienza, sincerità e sensibilità, si aprono nuove possibilità di connessione autentica con gli altri e con noi stessi. È un equilibrio da affinare continuamente, un’avventura avvincente che ci invita a sperimentare ogni giorno.

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