Che cos’è un vero atto di giustizia? Introduzione alla tzedaqàh ebraica

Tzedaqàh è il termine ebraico usato per indicare la giustizia, intesa nella sua accezione particolare di rettitudine, sfumatura che segna una differenza fondamentale per non incorrere in dicotomie riduttive di giusto e sbagliato.

Nello specifico la tzedaqàh, secondo la dottrina ebraica, rimanda all’idea della giustizia divina e sociale, quindi richiama lealtà, integrità e perfezione che portano equilibrio nel mondo; collegata all’idea di una giusta generosità, la tzedaqàh è insieme un atto di giustizia e un dovere morale per gli ebrei. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla Decima, ovvero la destinazione ai bisognosi del dieci per cento del proprio guadagno, il cui assunto è di non ritenere quello che abbiamo come nostro ma come un dono della Vita che chiede, dunque, di dare a chi ha di meno o troppo poco. Tale interpretazione, però, rischia di essere riduttiva perché, così intesa, escluderebbe implicitamente i meno abbienti dalla possibilità di dare qualcosa a chi ne ha bisogno.

Usciamo dunque da questo impasse chiarendo subito due punti fondamentali sulla tzedaqàh.

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Il gruppo di Lavoro nella Quarta Via (cap. 33 – 1 parte)

Un gruppo, di solito, è un patto stabilito fra gli Io reali di un certo numero di persone che si impegnano insieme nella lotta contro le loro false personalità. L’Io Reale di ognuno di loro è senza forza davanti alla loro personalità, o piuttosto dorme, e la personalità è padrona della situazione. Se invece venti Io si alleano per lottare contro ciascuna delle personalità, possono diventare più forti di loro; in ogni caso possono disturbare il loro dominio ed impedire agli altri Io di dormire così tranquillamente.

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I 4 nemici naturali dell’essere umano

Per gli Sciamani Toltechi un essere umano, per arrivare alla conoscenza, doveva sfidare e sconfiggere i suoi quattro nemici naturali: la paura, la lucidità, il potere e la vecchiaia. Queste caratteristiche e dimensioni della vita venivano considerate nemiche dell’iniziato in quanto la paura blocca la volontà; la lucidità mentale può accecare l’uomo, impedendogli di vedere i suoi limiti; il potere, regalando l’ideale di onnipotenza, assoggetta l’uomo; la vecchiaia rende evidente il fatto che non si può vincere su tutto. Vediamo questi ostacoli uno alla volta per cercare di comprenderli ed affrontarli.

La paura è un’emozione naturale che non possiamo evitare di provare ma, riconoscendola come tale, possiamo provare a contrastare, affrontare e integrare.

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La prova – Dialoghi con il Druido

Le cose procedevano bene al villaggio, i due ragazzi erano diventati molto affiatati dopo il loro arrivo. Anche il giovane allievo, dopo le varie prove e la lotta contro il lupo nero sembrava essere maturato e la serietà con cui aveva preso il suo incarico di tutore del nuovo arrivato era ben vista agli occhi del Saggio Druido. Il Maestro portava ogni giorno i suoi allievi a superare i propri limiti che, solo il giorno prima, credevano invalicabili. La loro mente si apriva fino a vedere orizzonti poco prima sconosciuti, investigando in maniera sempre più profonda sui loro meccanismi e le loro paure. Il nuovo allievo Bran e il giovane apprendista erano diventati molto uniti, la loro crescita era intrecciata come l’albero e l’edera e spingeva entrambi a cercare di migliorarsi. Il Maestro li osservava da lontano; aveva dato al giovane allievo la responsabilità del nuovo arrivato ed era contento di come quest’ultimo cercava di condividere la sua esperienza con il giovane compagno di viaggio. Era successo, in realtà, che qualche volta avesse cercato di far valere la sua posizione di potere ma il Maestro era subito intervenuto facendogli notare che l’Insegnamento basato sul controllare, comandare e sottomettere non avrebbe portato molto lontano, anzi avrebbe causato una ribellione nel nuovo arrivato, spinto dal vedere nell’ingiustizia la causa di ogni suo fallimento per poi allontanarsi dalla scuola, accusando sia lui che il Saggio Druido di averlo trattato ingiustamente.

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Evento | Stati di coscienza – 3 parte

Sabato 29 Ottobre presso la sede dell’Associazione Per-Ankh si terrà il terzo dei quattro incontri dedicati agli stati di coscienza. Durante la serata entreremo nel merito del mondo della meditazione e del training autogeno; come nelle precedenti puntate, l’incontro consentirà ai partecipanti non solo di conoscere i principi teorici a fondamento degli argomenti, ma anche di “sbirciare” da dietro le quinte le variegate pratiche e tecniche.

Come sempre l’incontro è gratuito, unicamente in presenza (in provincia di Torino) e a numero chiuso. Per informazioni sull’evento e per chiedere di partecipare, preghiamo di contattarci direttamente.

Il vino nelle tradizioni antiche

Il vino è storia e cultura, arte e poesia, un elisir profumato dal colore intenso, con una innata capacità di animare le tavole e in grado di aprire al dialogo con soave ebbrezza.

Già usato durante l’Età del Bronzo, il vino – quando usato ritualmente – ha da sempre permesso all’uomo di espandere la propria coscienza e di sviluppare una conoscenza attiva disancorata dal tempo. Strumento potente, il vino non è come il pane depositario di mistero, ma ne apre l’accesso.

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Pillole di ebraismo | Emunah: una questione di “fede”?

Il termine Emunah viene comunemente tradotto con fede, fiducia. Secondo il Dizionario di Filosofia Treccani la parola fede ha il seguente significato: “Adesione ad affermazioni o dottrine non razionalmente evidenti ma credute in base a fondate o autorevoli testimonianze o per rivelazione”.

Occorre rendersi conto che, per la Tradizione ebraica, tale definizione semplicemente… non ha senso. 

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È tornato Gesù!

Anno duemilacredici. C’è grande fermento a livello mondiale. Gira in modo sempre più persistente la notizia del ritorno di Gesù.

Inizialmente, i giornali e i media più rappresentativi degli Stati, cercavano di ridimensionare queste voci nel tentativo di farle cadere nell’oblio, ma in poche settimane sono diventate letteralmente incontenibili.

I social impazzano di piccoli video e foto di un ragazzo inuit, piuttosto basso e grassottello, sulla trentina – in uno sperduto villaggio innevato della Groenlandia – mentre parla benevolmente con la sua gente.

Si dice che parli solo inuit e qualche sparuta parola di danese, nulla di più. Eppure sempre più persone, provenienti da tutto il mondo, stanno organizzando pellegrinaggi per andarlo a trovare, confidando di trovare poi in loco qualche traduttore.

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Il simbolo del serpente

Il serpente è stato spesso argomento di studio nei secoli e nelle tradizioni che lo hanno associato a concetti come la seduzione e la tentazione (ispirati dalla sinuosità dei suoi movimenti), ma anche a elementi in contrapposizione, come la vita e la morte (grazie alla caratteristica di cambiare pelle per rinnovarla stagionalmente), la guarigione e l’intossicazione (dovuta al suo veleno mortale).

Il serpente non mostra segni del suo sesso, e diviene per questo esempio della coniuctio oppositorum ricavata dalla letteratura alchemica ad indicare l’unione di polarità opposte.

Il suo spostamento è velocissimo nonostante non abbia arti né anteriori, né posteriori; è sufficiente osservarlo nelle opportune occasioni, secondo un movimento sinusoidale.

La comparsa e la scomparsa del serpente sono rapidissime, pertanto si desume che esso viva sia in superficie, sia dentro lo spessore della terra.

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Atteggiamenti positivi e negativi nella Quarta Via

Il cambiamento inizia quando si prendono le cose comuni in modo nuovo.

M. Nicoll (1)

ATTEGGIAMENTI POSITIVI

LA SERIETÀ

Dobbiamo lottare per liberarci se vogliamo lottare per conoscerci. Conoscere e sviluppare se stessi costituiscono un impegno così importante e così serio, cui bisogna dedicare uno sforzo così intenso, che assumerselo nel modo solito, in mezzo a tutte le altre cose, è impossibile. L’uomo che si assume questo impegno deve metterlo al primo posto nella propria vita, perché la vita non è così lunga da poterla sprecare in cose inutili.

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La scuola di Quarta Via (cap. 32 – 2 parte)

Esiste una sorta di segreto nel lavoro-scuola, non nel senso di qualcosa realmente nascosto, ma di qualcosa che deve essere spiegato. L’idea è questa. Se prendiamo il lavoro-scuola come un’ottava ascendente, sappiamo che in ciascuna ottava ci sono due intervalli o vuoti, tra mi e fa e tra si e do.

Allo scopo di passare attraverso questi intervalli senza cambiare il carattere della linea di lavoro è necessario sapere come riempirli.

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Il ritorno a casa – Dialoghi con il Druido

Il viaggio di ritorno del giovane apprendista fu molto turbolento. Aveva rischiato di allontanarsi dalla scuola del Drudi per orgoglio personale. Si era affidato ad uno sconosciuto, incontrato nella foresta, pensando di poter diventare un druido più potente del suo Maestro, tornare indietro non era facile adesso. Questi erano i suoi pensieri mentre cercava di rimanere collegato all’energia della terra. Aveva trovato il contatto con le linee di forza quasi subito e sentiva di aver riacquistato un’unione più intima con la natura che lo circondava. Certo, i rumori della notte non lo lasciavano sereno. La cosa che più lo spaventava, erano le ombre che gli ricordavano la sua parte oscura appena incontrata e della quale aveva, adesso, una tremenda paura. L’altro aspetto che lo spaventava era l’ululato dei lupi in lontananza, che gli rievocavano, insieme alle ferite, l’avventura appena passata.

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Pillole di ebraismo: Avodah

Dopo Leck Leckà, il secondo appuntamento con le nostre pillole di ebraismo ci porta a vedere da vicino che cosa sia l’Avodah, termine ebraico la cui radice significa lavoro, fatica, servizio. Tali termini sono sicuramente famigliari al ricercatore curioso che ha già appreso che lavoro e fatica corrispondono ad uno sforzo consapevole e costante di indagine interiore attraverso il quale si punta il faro sui propri limiti e maschere, per liberarsi delle sovrastrutture che sono tanto inutili quanto ostacolanti.

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Il simbolo del Leone

Leo autem graece, latine rex interpretatur eo quod princeps sit omnium bestiarum (Il leone in greco significa re in latino perché è il capo di tutti gli animali): con queste parole il Leone viene presentato da Isidoro di Siviglia, uno tra i massimi rappresentanti della cultura medievale che, attraverso opere enciclopediche quali Etymologiae sive Origines – e attingendo a svariate fonti della cultura classica e tardo-romana – ci ha tramandato tutto il sapere della sua epoca.

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