Quel tradimento evolutivo

La parola tradimento evoca nelle nostre menti un significato negativo e un senso di disagio. Chi perpetra il tradimento è, nel nostro immaginario culturale, il peggiore essere umano con cui si possa avere a che fare, così come l’essere traditi una delle più terribili condizioni.

Ma esiste anche un altro significato di tradimento, estremamente più profondo e interessante, che lo pone come vera necessità dell’Anima.

Il rabbino Nilton Bonder, nel suo libro l’Anima Immorale, ci aiuta ad osservare l’infedeltà da questa prospettiva in contro-corrente morale, attraverso la voce della millenaria Tradizione Ebraica.

Per l’autore, infatti,

l’anima produce un desiderio complesso: rendersi immortale attraverso la trasformazione.

E la trasformazione non è mai indolore, è un abbandonare una terra conosciuta (di cui spesso ci lamentiamo ma alla quale siamo ormai abituati e “affezionati”) per viaggiare verso una nuova terra; è un lasciare una casa per costruirne un’altra; è un abbandonare e tradire dei vecchi valori per seguire i dettami e gli impulsi di quel principio evolutivo e trasgressore che è l’Anima.

L’anima è la custode del tradimento e dell’evoluzione.

Noi siamo continuamente sottoposti a dei contratti: a partire dall’essere figli, che sottintende l’onorare un contratto ed i suoi termini. Ad esempio, Continua a leggere “Quel tradimento evolutivo”

Cercasi veri discepoli

Se io fossi un maestro, un vero maestro intendo, di quelli con il solo fine di aiutare il prossimo e di trasmettere la conoscenza che hanno a loro volta ricevuto, assimilato e sperimentato… un maestro di quelli a cui non importa nulla del riconoscimento e della notorietà, ma che sono solo interessati al fatto che il loro insegnamento possa finire in buone mani… beh, in questo caso cercherei dei veri discepoli.

Non andrei mai in giro a pubblicizzare le mie conoscenze, ma lascerei che siano i veri discepoli a cercarmi, attratti dal mio esempio di vita e non dai miei slogan sulle locandine.

Se qualcuno mi chiedesse ad esempio: “Quali sono i tuoi titoli e le prove della tua sapienza?”, mi fingerei un povero ebete, poiché a nulla condurrebbe il concentrarsi sull’apparire.

Non selezionerei i veri discepoli dal loro grado di intelligenza e dalla loro cultura personale, ma dalla loro buona volontà a rimettere in discussione tutto quello che sono convinti di essere e di sapere.

Se qualcuno mi dicesse ad esempio: “Sono molto preparato, ho già letto questo e quello e ho seguito questo e quell’altro seminario”, gli strapperei di dosso ogni mostrina che si è appeso al petto e lo metterei subito a pulir latrine.

Non metterei ovviamente mai in vendita il mio insegnamento, ma pretenderei dai veri discepoli un grande impegno e una grande serietà nel volerlo apprendere e trasportare nella loro vita.

Se qualcuno mi dicesse ad esempio: Continua a leggere “Cercasi veri discepoli”

L’ateo devozionale

DevotionE chi lo dice che chi crede in Dio percorre indiscutibilmente un cammino spirituale?

Secondo un insegnamento chassidico perfino il comandamento più importante – credere in Dio – può essere realizzato attraverso la sua disobbedienza. In alcune circostanze la “trasgressione” della fede in Dio può rivelarsi infatti molto più costruttiva e… devozionale.

Spiegano i saggi che se una persona bisognosa chiede aiuto a qualcuno che crede in Dio, questi può fare uso di parole pietose come: “Abbi fede e abbandonati nelle mani di Dio”. Invece, colui che non crede deve agire come se non vi fosse più nessuno al mondo cui questa persona possa ricorrere e, pertanto, sente la responsabilità di aiutarla con tutte le sue forze.

Il fatto di non credere in Dio può produrre allora un effetto migliore di quello che si avrebbe nell’avere fede in Lui, dato che la vera devozione a Dio si manifesta nell’aiuto del prossimo. Quindi, colui che nella disobbedienza al comandamento si sente responsabile per il mondo che lo circonda, può essere in molte situazioni più devoto alla vita di colui che si reputa un fedele.

Il beneficio del dubbio

“Non credete a una sola cosa per sentito dire.

Non credete per fede nelle tradizioni soltanto perché sono state onorate da innumerevoli generazioni.

Non credete a una cosa perché l’opinione generale la crede vera o perché se ne parla molto.

Non credete a una cosa solo sulla testimonianza di uno dei sapienti dell’antichità.

Non credete a una cosa perché le probabilità sono in suo favore o perché l’abitudine vi spinge a crederla vera.

Non credete a quello che proviene dalla vostra immaginazione pensando si tratti della rivelazione di una coscienza superiore.

Non credete a nulla fondandovi sulla sola autorità dei vostri maestri o dei sacerdoti. Continua a leggere “Il beneficio del dubbio”

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