Ho incontrato Gesù, ma…

Ho incontrato Gesù, ma… non è proprio come me lo aspettavo.

Pensavo fosse più alto, con i capelli più lunghi, con gli occhi azzurri, un po’ meno magro.

Credevo fosse più povero, ma che si vestisse meglio.

Pensavo fosse più generoso in alcune occasioni, altre volte invece trovo che lo sia decisamente troppo.  

Credevo fosse più simpatico, invece non è un tipo di tante parole e non è sempre piacevole stare in sua compagnia, a volte si prova un po’ di disagio.

Pensavo fosse sempre gentile, accogliente e amorevole, invece a volte usa anche parole dure e mi fa sentire giudicato.

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Felix-ità

Ah, la felicità! Ognuno di noi, in un modo o in un altro, anela ad essere felice e ritiene che sia un suo diritto di nascita esserlo, proprio come un principe ereditario sa che un giorno potrà poggiare le sue regali natiche sul trono.

Abbiamo l’incrollabile certezza che sia soltanto il tempo, oppure alcune condizioni esterne sfavorevoli, a tenerci momentaneamente separati dalla felicità che ci spetta. Sarà davvero così?

Qualche dubbio ogni tanto sorge… D’altronde, chi di noi conosce personalmente un individuo davvero felice?

La stragrande maggioranza della gente che incontriamo passa il tempo a lamentarsi delle sue disgrazie e della cattiveria del mondo. La loro infelicità è colpa di un ingranaggio rotto del destino.

Ma poi ci sono anche quelli che trascorrono il loro preziosissimo tempo a caricare sui social centinaia di “selfie” che li ritraggono con sorrisi smaglianti e in situazioni invidiabili, e il dubbio allora pervade l’animo di chi li guarda: “Ma solo io non sono così felice?”.

Infatti, le recenti indagini sociologiche hanno rilevato che alcuni social network deprimono molti dei loro frequentatori proprio perché guardare le immagini e video di chi riempie le bacheche di momenti indimenticabili, emozioni uniche, incontri straordinari e incontenibili attimi di passione, fa sentire peggio.

Nessuno sembra chiedersi come mai tutto questo popolo dal volto sorridente non trovi niente di meglio da fare che condividere digitalmente così tanti momenti speciali invece di goderseli.

Eh già, sembrerebbe che Continua a leggere “Felix-ità”

Quella mente religiosa al di là di ogni credo

Un noto detto orientale afferma che il dito che indica la Luna non è la Luna.

In tali parole viene sintetizzato un principio vitale di portata inimmaginabile. Ogni mattina dovremmo alzarci, guardarci allo specchio, e chiederci: cosa sto realmente cercando? quante certezze sono disposto a sacrificare per trovarlo? sarei pronto a riconoscere il fatto di essermi soffermato sul “dito” per comodità, piuttosto di essere rimasto sempre teso con lo sguardo rivolto verso l’ignoto, verso la totalità della vita?

A nostro avviso, l’unico strumento che ognuno di noi possiede (potenzialmente) per affrontare una ricerca del genere, risiede nella volontà di lasciare spazio alla propria mente religiosa, di fronte alla quale ogni adesione spirituale, filosofica, scientifica, intellettuale o artistica, perde il suo illusorio e compiacente valore.

Ma proviamo a seguire J. Krishnamurti nella sua riflessione:

Quali sono le cose che ci importano maggiormente? Se siamo abbastanza ricchi, ci interessiamo della cosiddetta spiritualità, ci divertiamo a impegnarci intellettualmente, ci interessiamo di arte o ci mettiamo a dipingere per esprimere noi stessi. Se invece non abbiamo molti soldi, dobbiamo andare a guadagnarceli e in questo impieghiamo il nostro tempo, giorno dopo giorno. Continua a leggere “Quella mente religiosa al di là di ogni credo”

Se ti senti spirituale, qualcosa non va…

Nel momento in cui penso a me stesso come una persona spirituale, già mi considero di qualità superiore a buona parte delle persone che mi circondano. Ancor più forte sarà questa sensazione se all’interno di qualche organizzazione, religione o scuola, ricopro un grado o una funzione abbastanza alta nella gerarchia condivisa.

Ciò mi pone subito nelle condizioni di sentirmi ad un livello di coscienza indubbiamente più profondo di tutti coloro che si trovano sotto di me, primi fra tutti gli ultimi arrivati. Queste verginelle dello spirito possono infatti lasciarsi facilmente affascinare dalle splendide parole con cui impersonalmente presento il tipo di lavoro interiore.

D’altronde, nel momento in cui la lode cade sull’organizzazione che rappresento, cade pari pari anche su di me, ufficiale portavoce. Che magnifica sensazione sentirsi apprezzato e considerato, finalmente riconosciuto dopo tanti sforzi. E più persone aderiscono all’organizzazione, più conferme ottengo su me stesso e sull’eccezionalità di quello che sto compiendo. Sono insaziabile di consensi. Continua a leggere “Se ti senti spirituale, qualcosa non va…”

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