Se ti senti spirituale, qualcosa non va…

Nel momento in cui penso a me stesso come una persona spirituale, già mi considero di qualità superiore a buona parte delle persone che mi circondano. Ancor più forte sarà questa sensazione se all’interno di qualche organizzazione, religione o scuola, ricopro un grado o una funzione abbastanza alta nella gerarchia condivisa.

Ciò mi pone subito nelle condizioni di sentirmi ad un livello di coscienza indubbiamente più profondo di tutti coloro che si trovano sotto di me, primi fra tutti gli ultimi arrivati. Queste verginelle dello spirito possono infatti lasciarsi facilmente affascinare dalle splendide parole con cui impersonalmente presento il tipo di lavoro interiore.

D’altronde, nel momento in cui la lode cade sull’organizzazione che rappresento, cade pari pari anche su di me, ufficiale portavoce. Che magnifica sensazione sentirsi apprezzato e considerato, finalmente riconosciuto dopo tanti sforzi. E più persone aderiscono all’organizzazione, più conferme ottengo su me stesso e sull’eccezionalità di quello che sto compiendo. Sono insaziabile di consensi.

È importante che i nuovi membri imparino ad apprezzare il lavoro spirituale e a scardinare i loro dogmi in virtù di una libertà interiore (tra l’altro magistralmente rappresentata dai dogmi dell’organizzazione, quindi perché rifiutarsi di accettarli!). Ma, ahimè, io ben conosco quanto sia difficile mettere da parte il proprio ego per ascoltare la propria essenza, ed è per questo che posso permettermi di giudicare con saggezza e lungimiranza, anzi sono chiamato a farlo.

Hai forse dei dubbi in merito alla validità del lavoro che si compie nell’organizzazione cui faccio parte, o forse in merito allo stato di coscienza che ho raggiunto? Bene, vuol dire che non sei ancora pronto. Un giorno, magari nella prossima vita, vedrai che qualcosa in te si risveglierà. Ora torna pure in pace nella tua vita spoglia di significati.

Decidi di intraprendere questo percorso, covando però ad ogni passo perplessità e dubbi su ciò che si sta realmente facendo? Bene, fa parte del livello in cui ti trovi, ci siamo passati tutti. Tutto procede splendidamente. Vuol dire che sei pronto. Tieni duro!

Sei entusiasta per ciò che stai vivendo, emotivamente elettrizzato e con il cuore gonfio di gratitudine? Ottimo, inizi ad assaporare la verità che pulsa all’interno dell’organizzazione e che un giorno, forse, se seguirai tutti i passi con devozione, raggiungerai.

Non ti tornano i conti, ed inizi a cogliere qualche discordanza tra il dire e il fare? Calmati, non devi giudicare (d’altronde è la prima regola), e considera che quasi sicuramente stai proiettando qualche tuo malumore. Armati di pazienza e un giorno comprenderai. Questo è il tuo primo ostacolo.

Decidi di andartene perché schifato da alcune cose che hai visto e toccato con mano, decisamente in contraddizione con la presentazione iniziale farcita di indiscutibili buoni propositi? Hai fallito, è ovvio che l’essere umano è pieno di debolezze (chi lo ha mai negato?), ma non hai saputo abbandonarti al sacro scopo soggiacente. È evidente che lo spirito che anima l’organizzazione ha fatto in modo che tu cambiassi aria per non disturbare il lavoro con il tuo astio inconsapevole, e lasciare in pace noi veri eletti.

Ok, ora posso procedere tutto sommato indisturbato. Il sistema è perfettamente in grado di giustificare qualsiasi evento o reazione altrui inaspettata senza mettersi minimamente in discussione. Tutto funziona alla perfezione. Ed io con esso, ovviamente, perché ne sono totalmente identificato, spiritualmente integrato. Sono sufficienti piccole e sporadiche introspezioni senza però dovermi mai seriamente rivoluzionare nell’intimo.

D’altronde, se qualcuno o qualcosa mi ha investito del grado che ricopro, è perché lo valgo veramente. Non è poi molto difficile coltivare questa immagine verso gli altri: qualche incarico di responsabilità ben gestito, qualche profondo sospiro durante gli ambiti più sacrali, quella minima padronanza di linguaggio nel descrivere tutte le tappe che conducono verso Dio, e voilà!

Non ho il tempo di fermarmi a riflettere e rimettermi in gioco, io. Non posso sporcarmi lo spirito con simili inezie e rallentare la corsa verso il divin traguardo che mi spetta. La fede mi assicura che se la vita vorrà, troverà di sicuro il modo per inviarmi ogni tipo di messaggio.

Beh, certo, sicuramente non lo potrebbe fare tramite gli adepti più bassi in grado, che per loro ignoranza rischierebbero di compromettere il sacro lavoro, né tantomeno tramite la bassa consapevolezza dell’ultimo arrivato. Figuriamoci poi se un messaggio vitale potrebbe mai rivelarsi attraverso esperienze al di fuori dell’ambito spirituale, da coloro persi nel caos del mondo o da circostanze pregne di materialità. E se un tale messaggio dovesse invece provenire da coloro che mi sovrastano in grado, occorrerebbe poi ben analizzare ciò che intendono; il riferimento sarebbe sicuramente generalizzato senza riferimenti diretti, dunque è ovvio che io non sarei tra quelli a cui allude. Già, un modo per rimettermi in discussione o per correggere il mio cammino la vita lo troverebbe certamente, ma non così!

E mentre cresce la mia gioia nel sentirmi a pieno titolo un vero cristiano, mentre mi trastullo con la rassicurante idea che Dio mi ama e coglierebbe sicuramente l’occasione migliore per rivelarmi i suoi insegnamenti, molto vicino, ma in silenzio e nell’ombra, Cristo viene nuovamente crocifisso.

Le Fou

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