
Il concetto di destino ha affascinato l’umanità fin dai tempi antichi, intrecciandosi con miti, religioni e filosofie. Ma cos’è davvero il destino? Una forza immutabile che guida la nostra vita, un intreccio di scelte consapevoli o semplicemente una serie di eventi casuali? Guardando alle diverse tradizioni culturali, possiamo trovare prospettive sorprendenti che ci invitano a riflettere.
Le culture nordiche e indiane offrono approcci affascinanti al concetto di destino. Nel mondo nordico, il Wyrd (1) rappresenta una rete intrecciata dalle Norne: Urd (passato), Verdandi (presente) e Skuld (futuro). Questo destino, benché condizionato da leggi superiori come l’Orlog, lascia spazio alle azioni consapevoli degli individui per modellare la trama della propria vita. Mentre, nel pensiero indiano e buddista, il karma (2) è la legge di causa ed effetto: ogni azione ha conseguenze. La tradizione spirituale sottolinea che solo attraverso la consapevolezza è possibile trasformare il karma da forza che vincola a strumento di crescita.
Nella visione cattolica, invece, l’uomo è considerato l’artefice del proprio destino grazie al libero arbitrio, ritenuto dono universale di Dio. Questo dono presuppone la capacità di discernere tra bene e male, ma la tradizione cattolica riconosce anche che il peccato originale e le inclinazioni errate possono ostacolare l’esercizio di questa libertà. In questo contesto, la grazia divina diventa essenziale per aiutare l’uomo a orientare le proprie scelte.
Tuttavia, è davvero così semplice? La vita quotidiana sembra spesso raccontare un’altra storia, lontana da una libertà di scelta personale e di libero arbitrio. Per una mente logica e matematica, con solide basi cattoliche, concetti come Orlog, Wyrd e karma potrebbero sembrare metafore lontane dalla concretezza che tanto caratterizza la nostra società. Tuttavia, studi condotti in diverse Tradizioni, come quella della Quarta Via, introducono un concetto che sfida la prospettiva cattolico-centrica: quello dell’uomo-automa. Secondo Ouspensky, in Frammenti di un Insegnamento sconosciuto, l’essere umano, nella sua condizione ordinaria, agisce in modo meccanico, come una macchina governata da impulsi e stimoli esterni. Egli afferma:
“Gli uomini sono macchine. Le macchine sono obbligatoriamente cieche, incoscienti, non possono essere altrimenti, e tutte le loro azioni devono corrispondere alla loro natura. Tutto accade. Nessuno fa nulla.”
Quando interrogato sulla responsabilità, Ouspensky sottolinea:
“Un uomo, ed egli sottolineò questa parola – è responsabile. Una macchina no.”
E prosegue:
“Può un uomo smettere di essere una macchina? […] Sì, è possibile smettere di essere una macchina, ma, per questo, è necessario prima di tutto conoscerla. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina; per lo meno non è più la stessa macchina di prima. Comincia già a essere responsabile delle proprie azioni.” (3)
Questa prospettiva radicale ci invita a riflettere: se l’essere umano vive reagendo in modo automatico, come può essere fautore del proprio destino? E come si riconciliano questi limiti con il concetto di responsabilità personale? Ouspensky stesso offre una risposta: “Quando una macchina conosce sé stessa, ha cessato di essere una macchina.”
La consapevolezza, quindi, è il primo passo per smettere di vivere in balia degli eventi e iniziare a tessere il proprio destino.
Approfondendo le Tradizioni menzionate in apertura, possiamo osservare che sia il karma sia il Wyrd sottolineano l’importanza di agire in modo consapevole per plasmare il proprio cammino. Nella tradizione indiana, il significato stesso della parola karma, “azione”, evidenzia che solo chi sviluppa una nuova consapevolezza può realmente agire. Esiste, infatti, una differenza sostanziale tra il karma prodotto da azioni consapevoli e quello generato da azioni meccaniche. Analogamente, nel Wyrd nordico, le azioni coscienti, provenienti da una profonda conoscenza di sé stessi e dei propri meccanismi, permettono di creare trame ordinate e armoniche, evitando di essere in balia del caos generato da azioni inconsapevoli e meccaniche.
La nostra società, fortemente influenzata dalla cultura cattolica e dalla visione razionalista, parte spesso dal presupposto che l’uomo sia un essere guidato dalla ragione e che il libero arbitrio, ricevuto in dono dalla nascita, sia sufficiente per determinare il proprio cammino.
Tuttavia, la realtà ci dimostra, fatti alla mano, che siamo spesso guidati da passioni e impulsi, come una nave senza capitano, sballottati dalle vicissitudini della vita alle quali reagiamo in maniera assolutamente meccanica, ritrovandoci sempre, nonostante tutto, nello stesso punto in cui, inesorabilmente, avevamo detto che non saremmo tornati.
Sia la Tradizione nordica che quella indiana offrono una visione del destino più articolata rispetto al concetto che troviamo nella nostra cultura. Entrambe sottolineano che comprendere e influenzare il proprio destino richiede un profondo lavoro di conoscenza di sé e dei propri meccanismi interiori.
A questo punto a coloro che vedono la propria meccanicità e desiderano superarla può nascere una domanda: “Come possiamo diventare davvero artefici del nostro destino?” La risposta non si trova in doni divini o interventi esterni. Diventare artefici del proprio destino richiede introspezione, disciplina e un lavoro continuo su di sé, possibilmente non da soli. Come insegnano le Tradizioni più antiche, la consapevolezza della propria meccanicità è il primo passo per uscire dalla meccanicità stessa e iniziare a sciogliere l’ingarbugliata matassa che forma la struttura del proprio cammino. Il destino non è un’entità fissa, ma un processo dinamico, niente è impresso a lettera infuocate, e perciò immutabile, nel libro della nostra vita. Sta solo a noi decidere se essere semplici spettatori o diventare consapevoli tessitori della nostra trama.
(1) Chiesa Isnardi Gianna, I miti nordici, Longanesi & C., Milano, 1991.
(2) Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi, Astrolabio, Roma, 2016.
(3) P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, Roma, 1976.
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🎀 Oupensky e’ uno studioso eccellente ~ Ha scritto testi interessanti sulla condizione dell’ essere umano e sul suo potenziale ~ Mirabili considerazioni, tra cui quella sulla responsabilita’, molto semplice ma molto illuminante.