Chi può dire di non essersi mai trovato faccia a faccia con uno dei più grandi dilemmi da affrontare per un serio e sincero cercatore: obbedire alla propria tradizione di riferimento (chiesa, scuola, ordine iniziatico, religione, ecc.) o tradirne il giuramento di fedeltà, sia esso esplicitato apertamente o comunque vissuto visceralmente?
Già, perché è fuor di dubbio che ciascuno di noi riconosce come una sorta di mediatrice divina quell’entità o organizzazione cui decide di affidare il proprio spirito. Inoltre, volontariamente o meno, i portavoce di ogni dottrina alimentano le idealizzazioni in merito all’autenticità del proprio ruolo. D’altronde, se così non fosse, un cammino definito spirituale perderebbe velocemente valore ai nostri occhi e non riuscirebbe più a spingerci oltre i limiti sedimentati ed abitudinari di noi stessi.
Ma ecco allora che presto o tardi la vita pone difronte ad una delle prove più difficili da affrontare, esattamente nell’attimo in cui da quella “voce” a cui abbiamo donato tutto il nostro consenso e la nostra gratitudine, proviene una richiesta o un messaggio in forte disaccordo con il nostro più profondo sentire.
È qui che veniamo messi alla prova, a dura prova. Ma non per il motivo che si potrebbe banalmente dedurre (obbedire = ascoltare la volontà divina = vincere, disobbedire = ascoltare il proprio ego = fallire), assolutamente no. Sarebbe troppo facile… e meccanico. Si ipotizza infatti che la via del risveglio si persegua attraverso scelte consapevoli, non tramite esecuzioni automatiche.
È vero, una situazione del genere potrebbe metterci di fronte ai nostri attaccamenti, al nostro amor proprio, ma anche al nostro bisogno di certezze, alla nostra paura di esporci nel manifestare apertamente ciò che è maturato dentro di noi. In alcuni casi infatti, potrebbe essere molto più facile obbedire con viltà, anche a fronte di onerosi sacrifici, piuttosto che disobbedire con onestà. Chi potrebbe mai giudicare oggettivamente una scelta piuttosto che un’altra? Nessuno. Anzi, tutti coloro che sono ancora preda di profonde insicurezze.
Stranamente, nessuno si sofferma mai ad osservare l’altra faccia della medaglia delle dottrine spirituali. Se Buddha avesse obbedito fino in fondo alla tradizione induista in cui nacque, così come Gesù verso la tradizione ebraica, non avrebbero mai potuto trasmettere il loro messaggio. Ma gli esempi non finiscono certo qua, basti pensare a Krishnamurti nei confronti della Teosofia, per rimanere più vicini ai giorni nostri.
Risalendo alla sorgente della nostra tradizione occidentale, mentre una lettura superficiale della Bibbia sembrerebbe intendere la disobbedienza di Adamo ed Eva come il peccato originale, un’indagine più approfondita potrebbe invece evidenziare la loro scelta come il primo reale atto cosciente, auspicato da Dio stesso. Prima di tale “affronto” non vi era infatti che un unico comandamento: riproducetevi e moltiplicatevi. La coscienza umana ad un livello animale non poteva comprendere altro, non ambiva nemmeno alla ricerca di significati più elevati intorno alla propria esistenza.
A volte obbedire è la scelta più facile, più comoda, un modo come un altro per continuare a delegare la propria responsabilità ad altri o ad altro. In questi casi l’obbedienza è solo una “via di fuga”, non una “via spirituale”. A volte obbedire equivale a tradire, mentre tradire equivale a obbedire. In altri casi la questione potrebbe invece invertirsi. La reale differenza può solo definirla la nostra coscienza.
Soluzioni preconfezionate, fortunatamente, non ce ne sono, ma la posta in gioco è alta: libertà incondizionata. Per tale ragione troviamo decisamente appropriato concludere questa breve riflessione con le parole del Rabbino Nilton Bonder, tratte dal suo libro “L’anima immorale”:
C’è uno sguardo che sa distinguere il giusto dall’errato e l’errato dal giusto.
C’è uno sguardo che scorge quando l’obbedienza significa mancanza di rispetto e la disobbedienza rappresenta rispetto.
C’è uno sguardo che riconosce i cammini brevi come lunghi e i lunghi cammini come brevi.
C’è uno sguardo che mette a nudo, che non esita ad affermare che esistono fedeltà perverse e tradimenti di grande lealtà.
Questo sguardo è quello dell’anima.
Un lettore del blog (e caro amico) ci ha gentilmente segnalato, a proposito di questo post, una storia chassidica citata e commentata nel libro “Un silenzio straordinario” di Rami Shapiro. Riproponiamo qui di seguito l’intero passaggio perchè ne vale veramente la pena.
Rabbi Schneur Zalman di Lyady aveva una ricca biblioteca di testi ed insegnamenti sacri. Tra i suoi libri c’era un raro manoscritto di filosofia chassidica. Sulla copertina del libro c’era la seguente iscrizione: “La scomunica di Rabbeinu Gershom su chi non rispetta la segretezza dei documenti viene qui invocata – in questo mondo e in quello futuro”.
Accadde che scoppiò un incendio nella casa del Rebbe che distrusse tutti i suoi libri e i manoscritti. L’Alter Rebbe chiamò al suo fianco suo figlio, Rabbi Dov Ber di Lubavitch.
“Hai mai aperto questo libro?” chiese, mentre le lacrime gli bruciavano gli occhi.
“No, padre; nemmeno una volta.”
“Forse eri curioso e lo hai aperto. Ne hai letto un capitolo o due. Sei in grado di ricordare un capitolo di questo manoscritto? Anche un solo trattato di questo libro risolleverebbe il mio spirito.”
Stupito, Rabbi Dov Ber disse: “Ma, padre, l’interdizione di Rabbeinu Gershom dice chiaramente che chi apre questo manoscritto sarà maledetto in questo mondo e in quello futuro.”
“E tu non hai pensato che la scoperta di qualche nuova saggezza valesse il sacrificio?”
Commento:
L’Alter Rebbe non piangeva per il libro. Piangeva perchè suo figlio non era disposto a rischiare tutto per la sapienza. La sapienza è degna di ogni sacrificio. Considerate attentamente la storia di Eva nel Giardino dell’Eden: “Quando la donna vide che l’albero era buono da mangiare, piacevole a vedersi e desiderabile perchè faceva acquisire intelligenza, prese del suo frutto e ne mangiò. Ne diede anche a suo marito, ed egli pure lo mangiò” (Genesi 3:6).
Diversamente da suo marito, Eva non prese semplicemente il frutto e lo mangiò. Ci pensò su bene e a lungo. Per prima cosa, vide che l’albero era buono da mangiare; cioè vide che avrebbe saziato la sua fame. Ma questo non era sufficiente a farle violare il divieto di cibarsene. Poi, si rese conto che il frutto era bello, che soddisfaceva il suo desiderio di bellezza. Ma anche questo non era un motivo sufficiente a farle violare il decreto divino. Soltanto quando capì che il frutto l’avrebbe resa sapiente, lo prese e lo mangiò. Non la fame, non il desiderio, non la passione: fu solo la sapienza a spingerla. Era disposta a rischiare la morte per la sapienza, e noi non dovremmo essere da meno.
Molto difficile e delicato l’argomento. Credo che ciò sia strettamente legato alla questione del libero arbitrio dell’essere umano. Nascono domande a cui non è cosa da poco rispondere e che solo facendo chiarezza in se stessi si può giungere ad una comprensione che è oltre la logica.
La “libertà” di disubbidire è nella natura umana, ma poi se si va in profondità, forse l’azione di disubbidire non è quel che può sembrare all’apparenza. E quando e in quali casi è libertà o effetto di debolezza e di caduta nelle proprie inclinazioni umane istintive?
Si può giungere ad una “libertà incondizionata” da ciò che ci lega inconsciamente ai nostri limiti attraverso un percorso di consapevolezza, portando alla luce le ombre, ma ciò può essere fatto solo tenendo vivo e presente il legame con l’anima e “sottomettendo” la propria volontà personale ed egocentrica ad una Volontà superiore. Allora ci si allinea con le Leggi che governano l’Universo ed è quella la via dell’evoluzione interiore. Una libertà che è data dall’emancipazione della coscienza da un inconscio che tiene l’uomo schiavo delle proprie energie archetipiche, vissute passivamente. Quando si inizia una trasformazione attraverso un processo attivo e volontario, gli stessi archetipi da negativi diventano qualità positive.
Ma prima di iniziare tutto ciò l’uomo è già passato attraverso il fuoco dei suoi ripetuti “errori”.
Bello ed importante questo tema. Grazie.