Narra una storiella indiana di un topolino illuminato che per sventura si ritrovò a vagare nel freddo della notte per un alto valico di montagna.
Estremamente infreddolito ed affamato, scorse in lontananza una piccola luce provenire da una grotta non molto distante da lui. Senza pensarci troppo, si diresse subito verso quell’apertura.
Giunto all’ingresso, vide all’interno un vecchio asceta seduto in meditazione vicino al fuoco e con al fianco una sacca colma di cibo.
Il topolino, superando per la fame le sue titubanze, raggiunse i piedi del monaco per spronarlo leggermente con la sua zampina; ma il vecchio non sembrò dargli molto peso, scuotendo semplicemente il piede per allontanarlo.
Il topolino, credendo di avergli fatto solo solletico, gli si rifece appresso scuotendogli con più forza il piede. A questo punto l’asceta aprì gli occhi, vide il topolino, e lo allontanò con più decisione rimproverandolo:
“Topo! Come osi disturbarmi nella mia meditazione trascendentale? Non capisci che io sto raggiungendo l’unione con Dio? Va’ dunque a disturbare qualcun altro!”
Il topolino rimase alcuni secondi a fissare con occhi spiaciuti e increduli il sadu, poi gli disse:
“Sono giunto fin qui a disturbarti perché sono infreddolito ed affamato, mi sarebbe bastato molto poco per trovare sollievo. Se non sei dunque in grado di unirti con un piccolo topo come me, come potrai mai unirti con Dio?”
Detto ciò, si girò con delusione ed uscì dalla caverna.
A volte nelle storielle più semplici si trovano le Grandi verità.
Ed anche queste è difficile comprenderle..
A meno che “qualcUno” non ti “costringa” a sperimentarle su te stesso.