Andrà tutto bene (se ci facciamo sul serio qualche domanda)

Andrà tutto bene? Forse. Certamente no, se aspettiamo passivamente che accada qualcosa.

Informiamoci, ma approfondiamo. Riflettiamo, ma rimettiamo(ci) in discussione. Leggiamo di più. Spegniamo la TV.

I grandi personaggi della storia – pensiamo a Gandhi, Giordano Bruno, e tantissimi altri come loro – non sono riusciti a stimolare la coscienze a suon di tranquillizzazioni e pacche sulle spalle.

Sembra di poter sentire la loro voce, che ci chiede di osservare bene quello che stiamo vivendo, e di osservarlo da un’altra angolatura, da quella in cui siamo prima di tutto noi – civiltà umana – a rappresentare oggi un virus per il pianeta.

Occorre quindi riflettere bene su quale sia e dove si trovi realmente il “nemico invisibile da combattere” più pericoloso.

Generalmente in questo blog non ci occupiamo di attualità e di scienza o, meglio, ce ne occupiamo – chi per curiosità, chi per lavoro – in altri luoghi. Qui, ci dedichiamo e concentriamo su riflessioni più propriamente tradizionali e interiori.

Il motivo? Ci appare impossibile pensare ad un cambiamento sociale se non avviene prima un profondo cambiamento dentro l’individuo, altrimenti si potrebbe passare facilmente dalla padella alla brace o, evocando George Orwell, in una nuova Fattoria.

Oggi però, anche a fronte di diverse richieste, faremo un’eccezione, per dare il nostro piccolo contributo nell’affrontare questa situazione così, si fa per dire, imprevista.

Le forze in gioco sono tante: domande, dubbi, timori, allarmismi, rassicurazioni, informazioni contrastanti, promesse, minacce, fake news, interessi economici e chi più ne ha più ne metta.

Questa volta, vi chiediamo quindi qualche minuto in più del solito per la lettura, perché non potevamo liquidare questo delicato argomento in poche parole, ma potrebbe valerne la pena.

Domande al tempo dell’epidemia

Nell’era della scienza e della tecnologia, dove Madre Cultura enfatizza l’indiscussa supremazia dell’uomo sulla Natura, un essere microscopico e invisibile sta inginocchiando il mondo “occidentalizzato”, “civilizzato”, “evoluto”, e lo sta inginocchiando sia a livello psicologico che economico.

Se non approfittiamo di questa situazione per fermarci un attimo a riflettere, quando mai lo potremo fare?

Che fine ha fatto il mito di una scienza onnisciente, che fino a qualche giorno fa pareva poter offrire soluzioni a tutto?

Che fine ha fatto il mito di una cultura evoluta, in grado di offrire ad ogni individuo la libertà di esprimersi senza il rischio di essere tacciato e zittito?

Che fine ha fatto il mito di un’economia giusta e al servizio dell’essere umano, che dovrebbe consentire una più equa distribuzione delle risorse?

Ad un tratto si è inceppato il meccanismo farraginoso e siamo piombati in una sorta di medioevo cupo e surreale, fatto di paure, incertezze, tensioni sociali e nuove sante inquisizioni all’orizzonte.

Ora che siamo scombussolati e spaventati, rischiamo di aggrapparci ancora una volta in modo ostinato – per comodità e pigrizia – al livello più basso ed antiquato della visione scientifica: il riduzionismo, cioè il cercare di ridurre i problemi complessi a pochi isolati dettagli per trovare soluzioni immediate, ignorando il contesto generale e le molteplici sfaccettature presenti.

Così facendo, ci priviamo però del privilegio di riflettere sull’assurdità del nostro approccio alla vita, e su come siamo potuti arrivare fin sull’orlo del baratro.

Forse, possiamo anche scoprire e immaginare un modo di vivere più maturo, più giusto, più sano, e soprattutto più intelligente. Ma non basterà scrivere frasi ad effetto sui social, occorrerà portare e sperimentare prima di tutto questi ideali nella propria vita.

Nessuna illusione: non sarà facile come bere un bicchier d’acqua.

Un momento di scientifica riflessione

La dura realtà da accettare è che la cultura è contradditoria, l’economia è ipocrita e la scienza in senso puro, come un’entità integra, compatta, coerente e sicura di se stessa, esiste solo nell’immaginario mitologico nel mainstream di oggi.

Soffermiamoci sulla scienza. Ad esistere è in realtà esclusivamente un certo metodo di ricerca e di studio degli eventi naturali, che si incarna di volta in volta in circostanze particolari e sperimentali, spesso riferito a meri calcoli statistici, non a certezze indiscutibili (fanno forse eccezione solo la matematica e, per certi aspetti, la fisica).

Contrariamente a quella che si potrebbe ormai definire un’allucinazione collettiva, la medicina non è infatti una scienza esatta, non è matematica (dove 2 + 2 fa 4, non ci piove) e procede anch’essa a fatica difronte a nuovi scenari.

Gli stessi virologi non sono sempre concordi tra loro, a volte si trovano anche in totale disaccordo su alcuni punti, è sotto gli occhi di tutti. Non rendersi conto di questo, significa decadere a livello di superstizione scientifica, aderendo ad una fede piuttosto che un’altra.

Confidiamo pure nella scienza allora, ma non facciamolo con gli occhi chiusi in modo fideistico. La scienza non è infatti una religione: non ci sono (o non dovrebbero esserci) dogmi, ma solo presupposti più o meno accertati, più o meno condivisi, sui quali appoggiarsi per provare però a spingersi oltre.

Quando un certo ambito di studi o certi “esperti” non ammettono questa incertezza e vogliono imporre le loro idee come indiscutibili (andando contro il basilare principio di falsificabilità) ecco allora che ci troviamo di fronte a fanatismo e alla morte dello spirito di libertà e ricerca che dovrebbe contraddistinguere la scienza.

Quando emergono o si valutano nuovi ipotesi, spesso arrivano subito dichiarazioni del tipo: «non ci sono evidenze scientifiche». È probabile, ma attenti a non farsi traviare da una distorsione cognitiva, archiviando il caso come se «la scienza dice che non è vero».

Il fatto che uno o più indizi non vengano correlati alla generazione di un problema, significa semplicemente che non sono stati effettuati degli studi in proposito. E non è scontato che tali accertamenti vengano effettuati perché, come ogni cosa, richiederebbero significativi investimenti economici, il che dipende dalle priorità e dagli interessi in gioco.

Possiamo escludere che il modo in cui viviamo, i cibi industriali che mangiamo, l’aria inquinata che respiriamo, il sovraccarico di elettromagnetismo (da adesso anche con il 5G), l’eccesso di farmaci (antibiotici e vaccini) che ci mettiamo nel sangue, potrebbero forse non rappresentare affatto il modo più logico ed evoluto di vivere?

Possiamo escludere che una serie di concause stanno sfiancando il nostro sistema immunitario e lo stiano rendendo sempre più fragile ed impotente di fronte all’inevitabile evolversi della Natura per equilibrare il pianeta?

Anche se (forse) non ci sono “prove scientifiche” a sostegno che certi fattori rappresentino un elemento di rischio per una salute psico-fisica umana, crediamo che non sia solo un diritto lecito ma anche un dovere porre dubbi e quesiti, o comunque essere liberi di esprimere il proprio dissenso.

Scienza medica, fake news e armi di persuasione

Il mondo dell’informazione è indubbiamente una giungla, dove si possono trovare bufale, contro-bufale e anti-bufale. In alcuni casi, può addirittura capitare che ciò che viene considerato fake news in una nazione, sia la “verità” ufficiale in un’altra.

È chiaro quindi che non è sempre facile capire a quale fonte autorevole fare riferimento…

Ad esempio, la correlazione tra vaccini antinfluenzali e rischio di coronavirus non è considerata in Italia, ma secondo gli US Military Studies o secondo il governo inglese è un fattore di rischio importante.

Così come la suggestiva e forse non casuale sovrapposizione della mappa dell’inquinamento sulla diffusione del virus in Italia e nel Mondo; o ancora l’appello all’OMS e ai governi del mondo sulla pericolosità del 5G, ipotizzato anche come fattore di aggravio dell’epidemia.

Tutto da verificare, nulla da sottovalutare. Ma come fare a districarsi? A chi credere? Ma soprattutto, è necessario “credere”?

Prima di tutto occorre prendere atto della tendenza psicologica a considerare credibili solo le informazioni che confermano la concezione del mondo che già abbiamo; così come la tendenza a considerare vera la notizia che proviene da una persona fidata. Si tratta di un basilare e necessario principio di economia cognitiva con cui dobbiamo fare i conti, non c’è nulla di male.

Ma ci è richiesto uno sforzo in più: uscire dal meccanismo del tifo calcistico tanto caro ai mass media e ai social – per nulla dissimile dal principio dividi et impera dell’antica Roma – per cui tutto tende ad essere ricondotto a due poli che si combattono a suon di insulti, derisioni e preconcetti, creando così una condizione emozionale che lascia in ombra la possibilità di confronto sulle tematiche reali del problema.

Già, perché tra il credere a tutto quello che presentano i media o il non crederci a priori, oppure tra il “SI” a tutto quello che viene propinato come bello e moderno e necessario per il nostro bene, e il “NO” a priori, c’è anche spazio per un’attenta analisi che non lasci nulla per scontato.

Ma è proprio questo spazio intermedio, questo spazio grigio tra il bianco e il nero, a rappresentare la strada per un possibile punto di svolta.

Di esempi in questo senso ne sono pieni i giornali e il web, come le enfatizzate contrapposizioni tra SI VAX o NO VAX, quando poco o nulla si è parlato e si parla di quello che rappresenta invece il fronte più ampio, i FREE VAX, cioè coloro che sottopongono questioni scientifiche tutt’altro che banali e orientate ad una libera scelta.

In questo momento particolare, in cui molte libertà ci sono state momentaneamente private per far fronte all’emergenza, non rinunciamo alla libertà più grande, l’unica che non potrà mai toglierci nessun decreto (speriamo!): la libertà di fare e farci domande, di non credere per fede, di poterci fare le nostre idee con attenzione.

Le fake news non hanno bandiera. Così come possono essere fuorvianti certi allarmismi privi di fondamento, così può essere altrettanto pericoloso sdrammatizzare o ridicolizzare a priori un dibattito. La libertà di pensiero dovrebbe essere sempre inviolabile, così come il confronto leale intellettuale, non di pancia.

Quasi per gioco, abbiamo preso in considerazione la questione dei microchips sottocutanei analizzando l’evolversi di questa notizia da bufala a verità, raccogliendo e stilando un’interessante sequenza temporale delle principali notizie apparse negli ultimi 7 anni.

Inizialmente infatti, chi contemplava la possibilità che queste nanotecnologie potessero essere applicate all’essere umano, era deriso e sbugiardato sulla webblica gogna; oggi è diventato un progetto più che reale – ID2020 – al quale partecipano grandi gruppi di investimento.

Questo è un chiaro esempio di applicazione di un principio di persuasione di massa elaborato da  Joseph Overton, denominato per l’appunto Finestra di Overton, secondo il quale attraverso sei step differenti (che richiederebbero un approfondimento a parte) si può spostare l’opinione pubblica verso qualsiasi tipo di idea, in modo tale da rendere accettabile e di buon grado anche quella potenzialmente più impopolare e inaccettabile.

Generalmente, le leve utilizzate per passare da una fase all’altra di questo processo si poggiano su due emozioni viscerali per l’essere umano: la paura e la comodità.

Per tutti coloro che sentono a questo punto un moto di repulsione complottistica, sveliamo un aneddoto interessante: il termine complottismo fu inventato dalla CIA ai tempi dell’omicidio di Kennedy, quando tempo dopo l’archiviazione del caso emersero molti fatti che contraddicevano la versione ufficiale.

La commissione che si era occupata del caso, nel difendersi disperatamente dalle accuse di aver oscurato alcune prove, si accorse in modo sorprendente che dopo aver etichettato gli accusatori con questa parola, non si rese neanche necessario riprendere in esame i fatti davanti all’opinione pubblica.

Da allora è diventato un metodo: quando si vuole screditare qualcuno senza confrontarsi sulla questione, lo si accusa di essere complottista, et voilà.

Sia ben inteso che con questa analisi non vogliamo certo giustificare ogni allarmismo privo di fondamenta o deduzione “fai da te” sugli eventi di attualità. Non stiamo parlando di Tizio che scrive una sua ipotesi campata per aria su facebook, stiamo parlando di qualcosa di portata molto più grande e seria.

C’è una letteratura e una storiografia immensa in merito ai processi che regolano le comunicazioni e i flussi di informazione per influenzare le opinioni delle persone verso determinate scelte.

Bernays, quando il nipote supera lo zio

Poche persone conoscono probabilmente Edward L. Bernays, e ancor meno persone sono a conoscenza del fatto che era il nipote di Sigmund Freud (sì, il padre della psicoanalisi) dal quale ha attinto alle scoperte per applicarle sulla psicologia di massa.

Consulente chiave del governo degli Stati Uniti e delle più importanti multinazionali americane per decenni, è stato uno degli uomini più influenti del XX secolo.

Bernays è riconosciuto come il primo spin doctor della storia, cioè un professionista che sa imprimere alle notizie un effetto particolare, suggestionando le persone in modo da indurle a far propria una determinata visione della realtà. Spin significa infatti imprimere un effetto, mentre doctor significa specialista.

In uno dei suoi primi testi di divulgazione della sua metodologia dichiarava:

«La manipolazione cosciente e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse è un elemento importante in una società democratica. Coloro che regolano i meccanismi nascosti della società costituiscono un governo invisibile, che rappresenta il vero potere dominante. […] Quasi tutte le azioni della nostra vita – in politica, negli affari, nella nostra condotta sociale, nelle nostre valutazioni morali – sono dominate da un numero relativamente piccolo di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano le menti delle persone.» [Edward L. Bernays, Propaganda, Horace Liveright, New York, 1928].

Stiamo parlando di uno scienziato della comunicazione, le cui scoperte e sperimentazioni in ambito politico ed economico hanno fornito i primi elementi per la formazione di quella che è divenuta in seguito una vera e propria ingegneria del consenso, giunta ai giorni nostri in una forma estremamente più evoluta e sofisticata, inimmaginabile per i non addetti ai lavori.

Basti pensare all’innovazione di algoritmi di intelligenza artificiale in grado di muoversi autonomamente sul web per orientare e uniformare sentimenti, emozioni di speranza, paura, euforia. Proprio così, la realtà ha ormai superato la fantascienza.

Pensare che tali conoscenze siano sempre state utilizzate – e lo siano tutt’ora – con il solo fine disinteressato per il bene dell’umanità, oltre che essere un’idea di un’ingenuità da far accapponare la pelle, equivale a nostro avviso ad un livello di negazionismo pari a coloro che considerano l’Olocausto un’invenzione.

Ciò non significa che tutto quello che “viene proposto dall’alto” sia mosso da interessi nascosti, ma non possiamo e non dobbiamo permetterci il lusso di berci qualsiasi cosa senza avvalerci del diritto di assaggiarlo e, se qualcosa non ci convince, di metterlo in discussione o di mantenerci a prudente distanza.

Avvertite ancora qualche resistenza ad accettare questa realtà? Bene, prendiamo qualche piccolo esempio di storia recente (in realtà sono tantissimi e per tutti i gusti), dove è facile trovare conferma nelle fonti ufficiali.

Nel 2003 gli Stati Uniti dichiarano all’ONU di avere le prove che gli iracheni possedevano armi di distruzione di massa, pronti ad usarle; poco dopo entrano in guerra contro l’Iraq, uccidendo migliaia di civili. Infine si è scoperto che le prove erano una bufala usata per poter entrare in guerra, per finalità che potete immaginare. Qualcuno ha chiesto scusa? Ma soprattutto, qualcuno ha rimborsato gli innumerevoli danni compiuti?

Nel 2006 appare l’influenza aviaria. Dopo un allarme mondiale pestilenziale, viene realizzato finalmente il tanto atteso vaccino – il Tamiflu – imposto dall’OMS e venduto a tutto il mondo per un giro di affari di circa 3 miliardi di euro. Lo stesso vaccino è stato consigliato anche nel 2009 per la febbre suina. Nel 2014 qualcuno ha avuto il coraggio di denunciare (con prove alla mano confermate) che il Tamiflu era inutile per queste influenze, e che si trattava di una brutta storia fatta di conflitti d’interessi e di manipolazione dei dati scientifici a scopo commerciale.

Nel 2014 il governo italiano mette l’allarme per il morbillo parlando di 270 bambini morti a Londra. I dati del Dipartimento della Salute Inglese parlavano però di 130 casi di morbillo (non a Londra) e di 1 solo decesso (non un bambino). Analogo allarmismo infondato l’anno successivo per la meningite. Il 2017 viene presentato il decreto legge per instaurare l’obbligo vaccinazioni di massa, triplicandone il numero da 4 a 12. L’emergenza era una finzione, ma ormai la massiccia campagna mediatica aveva convinto la maggior parte delle persone.

Volete un esempio ancora più banale? Ok. Quando 20-30 anni fa qualcuno osava ipotizzare la tossicità delle amalgame a base di mercurio usate per le otturazioni dentali, era tacciuto di stupidità e motivazioni inconsistenti. Oggi è riconosciuta la loro dannosità, e per questo motivo non le usa più nessuno, anzi spesso viene consigliata la loro rimozione (a spese proprie).

Insomma, per concludere – pur lasciando le porte bene aperte – è evidente che ci ritroviamo a vivere in un mondo complesso, con costanti flussi di informazioni complesse e interessi in gioco altrettanto complessi.

Distinguere chiaramente la differenza tra corretta informazione e fake news non è sempre cosa facile, spesso fuori dalla nostra portata per via dell’inaccessibilità alle fonti originali e ai fatti reali.

Ciò che possiamo fare però è mantenere accesa la nostra curiosità e la nostra lucidità, prima di tutto cercando di conoscere come le nostre emozioni, i nostri preconcetti (anche e soprattutto di “credo” scientifico, come abbiamo visto) e i nostri desideri influenzano il modo che abbiamo di percepire quello che ci viene presentato.

E, soprattutto, cerchiamo di non perdere la nostra minima dignità di esseri umani, iniziando da qui la nostra rivoluzione: non alimentiamo e decadiamo in nuove forme di inquisizione. Rendiamo onore alle parole di un grande uomo italiano, Sandro Pertini: «la tua idea è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la possa esprimere sempre liberamente».

Vi salutiamo lasciandovi un semplice e utile manuale per cercare di riconoscere le false notizie (per come si può, ovviamente) ed evitare perlomeno qualche mal di pancia superfluo…


Per coloro che sono interessati ad approfondire queste tematiche, consigliamo questa bibliografia minima essenziale:

Gli stregoni della notizia. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi, Marcello Foa, Guerini e Associati, 2018

La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea, Valdimiro Giacché, DeriveApprodi, 2011.

Fake News. Come il potere controlla i media e fabbrica l’informazione per ottenere il consenso, Enrica Perucchietti, Arianna Editrice, 2018.

Il fondamentalismo hollywoodista. Viaggio in Iran alla scoperta dell’invisibile ideologia dell’Occidente, Roberto Quaglia, Amazon, 2019.

Come difendersi dai media. Gli effetti indesiderati di giornali, radio, TV e internet, Enrico Cheli, La Lepre Edizioni, 2011.

Neuroschiavi. Tecniche e psicopatologia della manipolazione politica, economica e religiosa, Marco della Luna e Paolo Cioni, Macroedizioni, 2016.

Liberi di crederci. Informazione, internet e post-verità, Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, Codice, 2018.

4 risposte a "Andrà tutto bene (se ci facciamo sul serio qualche domanda)"

Add yours

  1. Siamo in effetti arrivati a una situazione paradossale, dove le notizie magari campate per aria che provengono dai cittadini, sono bollate come fake news pericolose, mentre le dichiarazioni dei governi o delle multinazionali che si rivelano poi menzogne gravissime, passano quasi inosservate all’opinione pubblica e senza nessuna conseguenza… boh…

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: