L’eremita parla…

Ho bisogno di muovermi, di mettermi in cammino verso nuovi orizzonti, altrimenti sarà stato tutto inutile.

Gli anni di studio, le avventure sorprendenti, le gioie di inaspettati incontri, l’entusiasmo di profonde condivisioni e le scoperte di nuovi e più reali significati della vita… si dissolve tutto lentamente ma inesorabilmente nella staticità, nell’attesa immobile.

È solo nel movimento che posso digerire le esperienze fatte e le conoscenze apprese. Solo nel movimento posso farle diventare parte di me.

Sono un essere umano, non sono un albero. Se metto radici, scenderanno sempre più a fondo, nutrendosi di rimpianti, di autocommiserazione, di insoddisfazione, di ipocondrie, e sarà sempre più difficile distaccarmene. Non sono un albero, ma vado avanti e lascio questo rischio alle mie spalle.

Ho bisogno di muovermi, anche e soprattutto di notte, nel silenzio. Sarà più facile scorgere la piccola luce che guida il mio cammino. Sarà anche più facile attrarre e riconoscere gli alleati lungo la strada. Nella penombra si delineano più definiti i contorni, si palesano meglio gli intenti.

Ma non cammino alla cieca, mi appoggio invece a qualcosa di solido, a qualcosa di antico, che mi stimola e mi dà sicurezza. So bene in cuor mio di cosa di tratta, anche se a volte le comodità e l’orgoglio mi vorrebbero portare altrove.

Sono un eremita, un solitario per necessità, ma non sono un rinunciatario. Mi isolo dalla moltitudine di gente che affolla le strade perché passeggia agitata e confusa, e non voglio ritrovarmi anche io a peregrinare in tondo.

Non mi curo comunque troppo delle mete da raggiungere; è il viaggio in avanti ciò che mi interessa più di ogni altra cosa. La bellezza e la purezza di ogni tappa si dissolve infatti velocemente se mi trattengo oltre il dovuto. Ho bisogno di muovermi, di partire verso me stesso.

La conoscenza interiore è una mappa inesplorata che rivela i suoi pericoli e le sue meraviglie ad ogni passo compiuto, ma si preclude a chi si ostina a fissarla immobile sulla carta.

È l’assenza di garanzie che mi stimola. Non posso sapere quanto durerà e per quanto tempo brucerà l’olio della mia lanterna. Se non approfitto ad ogni passo della sua luce, l’attimo successivo potrei non avere più questo privilegio e ritrovarmi al buio.

Ho bisogno di muovermi, di partire da me stesso e di andare verso gli altri. L’orizzonte di un’esistenza egoistica è troppo piccolo e mi opprime, come un astronauta chiuso dentro la sua stanza e troppo lontano dallo spazio.

Sono in cerca del Mistero, sono attratto dal suo richiamo sensuale, come una falena dal fuoco. La curiosità arde troppo forte per farmi addormentare dai timori del viaggio. Il tempo scorre troppo in fretta per aspettare ancora.

I segreti della vita si nascondono agli occhi degli spiriti tiepidi e mollicci.


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