Il Sacerdote parla…

Rimango qui, fermo, stabile. Sono a disposizione di tutti coloro che desiderano veramente – e ardentemente – apprendere qualcosa di nuovo, qualcosa che non si trova nelle librerie e nelle scuole del mondo.

Chi giunge fino al mio cospetto ha già dato prova, verso la vita, di meritare le mie attenzioni. Io non faccio altro che consegnare il dono che gli spetta. Ma questo dono è in realtà dato in prestito; prima o poi verrà reclamata la sua messa in opera, altrimenti verrà chiesto indietro.

Insegno con le parole, è vero, perché di questo hanno bisogno e questo mi chiedono i miei uditori, ma in cuor mio so che il vero insegnamento lo trasmetto con l’esempio. Le parole sono in realtà come un boomerang: se non le dimostro con i fatti, tornano presto o tardi indietro per esigere coerenza.

Posso istruire, entusiasmare, incuriosire, ma so bene che la mia arte più preziosa è quella di stuzzicare l’intelletto per evidenziarne i limiti. Oltre il cielo stellato esiste infatti un manto dorato con nere stelle, ma ci vuole il coraggio di un leone per osservarlo perché la sua vastità spaventa. Di questo io mi vesto.

Io apro le porte dell’immaginazione verso una parte della realtà più vasta ma non facilmente percettibile. Offro le ali alle coscienze, per farle volare più lontano, per spingerle più in alto. Ma cosa se ne faranno i miei allievi di ciò che vedranno? Se la consapevolezza non si incarna nella vita concreta, presto o tardi ricadrà in basso.

Conosco bene la fragilità di coloro che mi stanno difronte, e per questo il mio potere si appoggia su due stabili alleati ai miei fianchi: la visione profonda che penetra severamente oltre le apparenze e la sensibilità compassionevole, sulle quali regolo il mio insegnamento.

Sono un perfetto equilibrio tra delicatezza ed estenuante pressione. Così come una pianta non cresce senza il dolce calore del Sole, non acquisirebbe mai forza senza sottoporsi alle giuste intemperie.

Il mio destino non è stupire con l’informazione, ma è offrire formazione. Anni di ascolto possono infatti dissolversi come polvere in pochi attimi. La mente è smemorata e adora solo se stessa e i propri capricci, la coscienza invece ha una memoria infallibile e genera riconoscenza.

Coloro che mi ascoltano non sono ancora in grado di osservare direttamente il Sole con le loro forze e con i loro occhi. Percependone il riflesso nella mia presenza, sono attratti come le api da un polline che non vedono ma di cui sentono il profumo.

Io sono quindi solo il dito che indica il Sole, perché ho già avuto l’onore di sentire il suo calore sulla mia pelle. Devo vigilare per non distrarli, ma soprattutto vigilare per non distrarmi: io non sono il Sole, e devo ritirarmi subito nell’ombra quando la vita lo richiede.

Provo quasi un senso di estasi nel trasmettere le mie conoscenze, ma sottile è la linea che separa il privilegio di servire qualcosa di più grande dal godimento di poter attrarre l’attenzione su di me.

Alle mie spalle il portale del Tempio è infatti socchiuso: si sta aprendo per gli astanti? oppure si sta chiudendo alla mia coscienza ormai annegata da parole prive di potere e profondità?

Inevitabile essere ricoperto di ammirazione e lodi, quanto improvvisamente poter essere sommerso da insulti e critiche, in un ciclo continuo difficile da prevedere e da fermare. Questo è il destino della mia sacra missione. La mia prova? Essere intoccabile da entrambi: gli elogi non mi comprano, le disapprovazioni non mi smuovono.


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Immagine tratta dal mazzo di Tarot disegnato a più mani dall’Associazione Per-Ankh | Attribuzione non commerciale CC BY-NC-ND 2.5 IT

Una risposta a "Il Sacerdote parla…"

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  1. Ho bisogno di leggere e mettere in pratica, da quando ho iniziato questo percorso molto sento in viaggio,sto facendo qualcosa per me, ho una strada da seguire.
    Mi sento,non so esprimere precisamente come mi sento, so che voglio andare avanti
    Grazie , vi sono riconoscente

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