Tra terra e cielo: il simbolo del loto

Tra i simboli spirituali dell’India che hanno attraversato i secoli, il fiore di loto (Padma) occupa un posto di rilievo, tessendo le sue radici nelle profonde e misteriose acque sacre della tradizione induista. Questo emblema di purezza, bellezza e risveglio spirituale, emerge dal fango per fiorire immacolato, offrendo un potente paradosso visivo che ha ispirato filosofi, maestri e ricercatori spirituali di tutto il mondo.

Nella tradizione induista il loto è infatti intriso di significato simbolico, incarnando la purezza eterna e la capacità di elevarsi al di sopra delle contaminazioni terrene. “Anche nel fango dell’ignoranza, dove le acque torbide dell’attaccamento e del desiderio confondono la mente, il loto della saggezza può ancora fiorire”, è l’eco di molti insegnamenti e filosofie presenti nell’induismo e in altre tradizioni spirituali dell’India. Questa immagine riflette dunque l’incoraggiamento continuo alla ricerca della luce della conoscenza, nonostante le sfide dell’esistenza terrena, a donne e uomini di ogni tempo.

Nel poema sacro Bhagavad Gita, uno dei testi sacri più venerati dell’induismo, viene utilizzato il loto per illustrare la condotta ideale. Nel capitolo 5, verso 10, Krishna dice a Arjuna: “Chi compie il proprio dovere senza attaccamento, offrendo i frutti al Signore Supremo, non è toccato dal peccato, come la foglia del loto non è toccata dall’acqua”. In queste parole, il loto diventa metafora della divinità immanente, che rimane pura e distaccata dalle impurità del mondo materiale.

Nella vasta iconografia induista, molte divinità sono infatti raffigurate in posa o in meditazione su un fiore di loto. Brahma, il creatore, emerge da un loto che ha origine dall’ombelico di Vishnu, simboleggiando la nascita cosmica e la continuità della creazione dal nucleo dell’esistenza divina. Lakshmi, dea della fortuna e della prosperità, sta spesso su un loto, indicando la sua purezza e la sua benedizione per un benessere trascendentale.

Anche il loto ha un ruolo significativo nella pratica della meditazione e dello yoga, dove simbolizza l’apertura del cuore e la realizzazione del Sé. La posizione del loto (Padmasana), per esempio, è considerata una delle sedute più stabili e propizie per la meditazione profonda, rappresentando il fisico e lo spirituale radicati nella purezza.

La letteratura sacra dell’induismo è ricca di riferimenti al loto, ciascuno esplorando sfaccettature della sua simbologia. Nel Srimad Bhagavatam, il loto simboleggia la bellezza divina e l’ordine naturale, con i suoi petali che si aprono all’alba e si chiudono al tramonto, ricordando la costante presenza del divino nel ciclo della vita. I poeti mistici, come Kabir e Tulsidas, hanno cantato il loto come simbolo dell’anima che cerca Dio nel fango del mondo materiale, trovando infine la sua redenzione nella luce spirituale.

Il loto dunque, con la sua impeccabile bellezza emergente dal fango, rimane uno dei simboli più evocativi del passato e del presente, invitando i ricercatori spirituali a contemplare la trascendenza della vita quotidiana verso una realizzazione più elevata. Come il loto non è alterato dall’acqua nè corrotto dal fango, così l’anima può rimanere pura e intatta, nonostante le prove e le tribolazioni del mondo materiale. Nel loto troviamo dunque non solo un simbolo di purezza spirituale, ma anche un ponte tra il cielo e la terra, tra l’umano e il divino, un promemoria che anche nel fango più oscuro, la luce della saggezza può sempre fiorire.

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