Tutti parlano di salvezza, tutti affermano di ricercarla, tutti sono certi di conoscere la strada per raggiungerla. In altre parole, sembra che tutti sappiano benissimo di cosa si tratta.
La domanda che però noi ci poniamo è: cosa significa realmente questa parola? salvezza da cosa? o da chi? e quando arriverà? e come?
Che Zeus e tutti gli dei dell’Olimpo ci possano fulminare se azzardiamo a dare una risposta filosofica con elaborate terminologie divine.
Nel tentativo di non interrompere quindi il flusso della domanda, riportiamo qui di seguito un simpatico e significativo aneddoto della vita di Ramana Maharshi:
Un pomeriggio una signora dal Kumbhakonam sedette vicino a Bhagavan ed esclamò: “Come sono felice di avervi incontrato, Swami. Da tanto tempo desideravo moltissimo incontrarvi. Non che voglia qualcosa, Swami. Solo, per favore, siate gentile e concedetemi la salvezza, Swami.”
Detto questo, la signora si alzò e se ne andò. Bhagavan fece una risata di cuore. “Vuole solo la salvezza. Datele la salvezza, non vuole niente altro.”
Io [il discepolo V. Subbalakshmi] dissi: “Non è quello che tutti noi vogliamo?”
Lui replicò: “La salvezza è qualcosa che possa essere distribuito a richiesta? Possiedo per caso qualche mucchio di salvezza nascosto su di me, che la gente mi debba chiedere la salvezza? Quella donna ha detto ‘Io non voglio niente’. Se fosse sincera, quella stessa sarebbe salvezza. Cosa c’e’ che io posso dare e cosa c’e’ che si può prendere?”
Tratto da Io e Bhagavan – Le esperienze dei devoti.