Saggezza 3.0

Chi ha mai detto che il nostro mondo attuale non possa offrire i suoi spunti di riflessione per una seria meditazione su se stessi?

Generalmente infatti, quando si pensa ad aneddoti di saggi che impartiscono insegnamenti, la mente tende a vagare in luoghi lontani e tempi che furono. Le storielle Zen e Sufi ne rappresentano un meraviglioso esempio.

Ma è bene non dimenticare che esistono anche tradizioni occidentali altrettanto ricche di stimoli spirituali, per quanto forse meno conosciute (o forse, più semplicemente, meno considerate dato che l’erba del vicino è sempre la più verde…).

La storia che segue è una delle tante “perle” offerte dalla tradizione ebraica e, come vedrete, non occorre tentare di immedesimarsi in un’epoca troppo lontana per coglierne gli insegnamenti.

Non molto tempo fa, un Rabbi se ne stava seduto con i suoi chassidim. Il tono della loro conversazione era breve e riguardava molti argomenti. Quasi come se parlasse da solo, il Rabbi disse:

“Sapete, amici miei, è possibile apprendere delle grandi verità perfino dalle cose inanimate. Ogni cosa può insegnarci qualcosa.”

Interpretando la dichiarazione del Rabbi come una sfida, un chassid chiese:

“Dimmi, Rabbi, cosa mai potrei imparare da un treno?”

“Che per un solo secondo potresti perdere tutto”.

“E dal telefono, Rabbi?” chiese un altro chassid. “Dicci cosa mai possiamo apprendere dal telefono”.

“Che quello che dite può sicuramente essere udito anche in luoghi distanti da voi”.

“Dalla televisione?”

“La stupidità di qualcuno può catturare l’immaginazione di molti”.

“Dalla pubblicità?”

“I sazi possono essere trasformati in affamati con semplici immagini”.

“Da Internet?”

“Si può perdere la saggezza in un eccesso di informazione”.

“Dalla religione?”

“Bisogna conoscere la malattia prima di vederne la cura”.

“Dalla politica?”

“Servire i capi è molto più facile di una leadership al servizio degli altri”.

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