Homo Evolution?

Papalagi_TuiaviiInutile negarlo. Anche quando ostentiamo un po’ di umiltà culturale, sotto sotto lo sappiamo di far parte della più elevata forma di civiltà mai raggiunta prima dall’essere umano.

Non c’è ambito in cui non eccelliamo: tecnologia, scienza, economia, filosofia, spiritualità. Siamo proprio fieri di appartenere a questa spiecie evoluta, e siamo dispiaciuti che non tutte le persone al mondo si siano ancora adeguate a questo bellissimo sogno realizzato.

Poi però, ogni tanto, appare qualche troglodita che se ne va in giro mezzo nudo e (soprattutto) senza un conto in banca, e con irriverente semplicità ci spara in faccia il suo punto di vista sulla nostra maestosa civiltà.

È questo il caso del capo Tuiavi di Tiavea delle isole Samoa che agli inizi del 1920 – quando i missionari e i coloni cercarono di fargli comprendere quanto fosse involuta e misera la sua cultura – prese per buone le loro parole ma decise di recarsi in Europa per osservare di persona tutta questa magnificenza.

Al termine del suo viaggio però, stilò un resoconto dettagliato al suo popolo su quello che aveva visto, su come il Papalagi (l’Uomo Bianco) trascorre la sua splendida esistenza. Qui di seguito ne riportiamo alcuni estratti:

Il Papalagi si preoccupa costantemente di ricoprire bene la sua carne. […] Una ragazza, per quanto bella, anche quanto la più bella delle vergini delle Samoa, ricopre il suo corpo, in modo che nessuno lo possa vedere o possa trarre piacere alla sua vista. La carne è peccato. […] Così dichiarano le sacre leggi morali dell’uomo bianco. […]

Poiché i corpi delle donne e delle ragazze sono così ben coperti, gli uomini e i ragazzi hanno un gran desiderio di vedere la loro carne, così come è al naturale. Ci pensano notte e giorno e parlano molto delle forme delle donne e delle ragazze, e sempre come se quel che è naturale e bello fosse un gran peccato e potesse accadere solo nelle ombre più fitte.

Se mostrassero la carne liberamente, gli uomini potrebbero rivolgere meglio i loro pensieri ad altre cose, e quando incontrano una ragazza i loro occhi non starebbero a sbirciare, e la loro bocca non pronuncerebbe parole lascive. Ma la carne è peccato, è del diavolo. Esiste pensiero più folle, cari fratelli? […]

Il Papalagi abita come la conchiglia di mare in un guscio sicuro. Vive in mezzo alle pietre, come la scolopendra tra le fessure della lava. […] La maggioranza delle capanne sono abitate da più persone di quante non ce ne siano in un solo villaggio delle Samoa.

E una famiglia spesso non sa niente delle altre, ma proprio niente, come se non ci fosse tra loro una sola parete di pietra, ma le isole Manono, Apolim e Savaii e poi molti mari. Spesso non conoscono che il nome degli altri, e quando si incontrano si scambiano solo controvoglia un saluto, oppure si brontolano contro come insetti nemici. Come se fossero irritati perché devono vivere vicino agli altri. […]

Vivo in Europa in questo modo tante persone, quante sono le palme che crescono nelle Samoa, e anche di più. Alcuni hanno nostalgia della foresta, del sole e della luce vera, ma questa nostalgia viene vista come una malattia che bisogna debellare. […]

Il Papalagi è un individuo con strane idee. Fa molte cose che non hanno senso e che lo fanno ammalare, e tuttavia le esalta e ne canta le lodi. […]

Concediamo al Papalagi la sua dubbia felicità, ma distruggiamo ogni suo tentativo di innalzare cassoni di pietra sui nostri lidi assolati e impediamogli di uccidere la gioia di vivere con pietre, fessure, sporcizia, rumore, fumo e sabbia, come è sua intenzione e mira. […]

Ragionevoli fratelli, ascoltate fiduciosi e siate felici di non conoscere la scelleratezza e la miseria dei Papalagi. Tutti voi potete testimoniare che il missionario dice: “Dio è amore”. Che un vero cristiano farebbe bene a tenere sempre davanti a sè l’immagine dell’amore. […]

Il missionario ci ha mentito, ingannato, il Papalagi lo ha corrotto perché ci ingannasse con le parole del Grande Spirito. Perché il metallo rotondo e la carta pesante, chiamati denaro, questi sono la fra divinità del Papalagi. Se parlate a un europeo del Dio dell’amore, questi torce il suo viso e sorride. Sorride della banalità del vostro pensiero.

Porgetegli però un pezzo rotondo e lucente di metallo, o un pezzo di carta grande e pesante, vedrete immediatamente brillare i suoi occhi, e salire mota saliva alla sua bocca. Il denaro è il suo amore. Il denaro è il suo Dio. Tutti i Papalagi vi pensano, anche quando dormono.

Ci sono molti che hanno dato via la loro felicità per denaro, la loro allegria, il loro onore, la loro coscienza, la donna e i figli. Quasi tutti sacrificano la loro salute. […] Noi tutti, illuminati fratelli, siamo poveri. Il nostro paese è il più povero che si trovi sotto la luce del sole. […]

Secondo il modo di pensare del Papalagi siamo miseri mendicanti. Eppure! Quando vedo i vostro occhi eli confronto con quelli dell’uomo ricco, allora quelli li vedo opachi, spenti e stanchi, mentre nei vostri risplende la grande luce, vi risplendono la gioia, la forza, la vita e la salute. Ho trovato occhi come i vostri solo tra i bambini del Papalagi, prima che inizino a parlare, perché fino a quel momento non sanno ancora niente del denaro. […]

Potete riconoscere il Papalagi anche dal suo tentativo di convincerci che siamo poveri e infelici e abbiamo bisogno di tanto aiuto e compassione perché non possediamo le cose. […] Ma ci sono due tipi di cose. Secondo l’uomo bianco ci mancano le cose che lui fa con le sue mani, le cose dei uomini; non si può certo riferire alle cose del Grande Spirito, che possediamo in quantità maggiore di chiunque altro. […]

Il Papalagi è impazzito e si è messo a fare il Grande Spirito: per dimenticare quel che non ha. Afferra e raccoglie cose, come il folle raccoglie fogli appassite, e ci riempie la sua capanna, perché è tanto povero e la sua terra è così triste. E per questo ci invidia e desidera che anche noi diventiamo poveri quanto lui. […]

È segno di grande miseria, che l’uomo abbia bisogno di tante cose: dimostra così di essere povero delle cose del Grande Spirito. Il Pappalagi è povero perché brama tanto le cose. Senza le cose non riuscirebbe a vivere. […]

Le parole del Papalagi sembrano dolci banane, ma sono piene di lance segrete che vogliono uccidere in noi ogni luce e ogni gioia. […]

Le loro cose, così numerose, che luccicano e brillano, che cercano di sedurci e conquistarci, non hanno ancora reso più bello il corpo di nessun Papalagi, né i suoi occhi più luminosi, né i suoi sensi più forti. E quindi neanche le sue cose servono a niente, e quel che dice e che ci vuole far fare, appartiene allo spirito maligno e il suo pensiero è imbevuto di veleno. […]

Il Pappalagi è sempre scontento del tempo che ha a disposizione, e accusa il Grande Spirito di non avergliene dato di più. […] Il tempo ci sarebbe, ma lui anche con la migliore volontà non riesce a vederlo. Parla di mille cose che gli rubano il tempo, si piega imbronciato e scontento su un lavoro che non ha voglia di fare, che non gli dà nessuna gioia e al quale non lo obbliga nessuno se non lui stesso. […]

Cosa fa il Papalagi con il suo tempo? Non l’ho mai capito veramente, anche se parla e gesticola come se il Grande Spirito l avesse invitato a un ricevimento. […]

Il Papalagi ha un modo di pensare particolare ed estremamente contorto. Pensa sempre a come qualcosa possa essergli utile e a come averne ragione. Pensa sempre a una sola persona, non a tutte. E questa persona è lui stesso. […]

I più derubano senza ritegno. Non sanno fare diveramente. Spesso non si accorgono nemmeno di fare qualcosa di male: proprio perchè tutti fanno così senza darsi pensiero e provare vergogna. […] Al contrario, ritiene che il suo operato sia onesto e giusto. Ma davanti a Dio è disonesto e ingiusto. […]

Il sonno del Papalagi non è mai proprio profondo, deve essere vigile perchè non gli venga tolto di notte quel che ha messo insieme di giorno. Le sue mani e i suoi sensi devono sempre stare a controllare i confini del suo “mio”. […]

Ma Dio ha inflitto al Papalagi punizioni ben peggiori della sua paura. Gli ha dato la lotta tra quelli che hanno poco o niente “mio” e quelli che si sono presi un grande “mio”. […] È la lotta che tutti subiscono e che a tutti toglie la gioia di vivere. […]

Secondo lui siamo poveri di spirito e stupidi come l’animale della giungla. È certamente vero che adoperiamo poco la conoscenza, quel che il Papalagi chiama “pensare”. Ma c’è da chiedersi se stupido è chi non pensa molto, o chi pensa troppo. Il Papalagi pensa in continuazione. […]

Spesso vive solo con la testa, mentre tutti i suoi sensi sono profondamente addormentati. […] È una specie di ubriacatura dei suoi pensieri. […] Il Papalagi ci dimostra con il suo esempio che il pensare è una grave malattia, una malattia che diminuisce di molto il valore di un uomo. […]

Il missionario del Papalagi ci è ha portato Dio, ma lui stesso non ne ha compreso la parola e la dottrina. L’ha compresa con la bocca e la testa, ma non col cuore. […]

Il Papalagi pensa raramente a Dio: solo se lo travolge una tempesta o se si sta spegnendo la fiammella della vita pensa che ci sia una forza sopra di lui. Di giorno Dio lo distoglie dai suoi strani pensieri e dalle sue gioie: se la luce divina fosse veramente in lui, si dovrebbe gettare nella sabbia per la vergogna. Il suo spirito è colmo solo di odio, avidità, ostilità. […]

Cari fratelli, il Papalagi ha oggi più idoli di quanti ne abbiamo mai avuti noi, se per idoli intendiamo ciò che adoriamo e portiamo nel cuore come la cosa più cara. Per i Papalagi Dio non è la cosa più importante e non fa la sua volontà. […] È per questo che dico che ci ha portato il Vangelo come merce di scambio, per prendersi i nostri frutti e ciò che la terra di più bello ci offre. […]

Vogliamo gridargli: “Rimani lontano da noi, con le tue voglie e i tuoi pensieri, con l’accumulare ricchezza nelle mani e nella testa, con la frenesia di sovrastare tuo fratello, con l’insensatezza del tuo fare, con il mulinare delle mani, con il curioso pensare e sapere, con le follie che rendono inquieto il tuo sonno sulla stuoia. Non ci serve tutto questo, ci bastano le nobili gioie che Dio ci ha abbondantemente concesso.”


Tratto da: Papalagi. Discorso del capo Tuiavii di Tiavea delle isole Samoa, Stampa Alternativa.

Vedi anche: La crisi bisogna meritarsela! ovvero: l’inganno di Madre Cultura.

12 risposte a "Homo Evolution?"

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  1. Buongiorno, il testo da voi pubblicato l’avevo letto diversi anni fa in un piccolo libricino tascabile.

    In questa sede ho l’onore di rappresentare i famosi Papalagi (uomini bianchi che camminano), o meglio l’uomo civilizzato.
    Cercherò di esprimere alcuni concetti nella maniera piu’ sintetica e semplice possibile perché l’argomento è molto ampio e complesso.
    La Scintilla Divina per potersi manifestare nella sua forza ha bisogno di corpi perfetti.
    Piu’ alta è la qualità dei corpi (eterico, emotivo e mentale e.. oltre) piu’ l’Essere Spirituale potrà svelare la sua coscienza.
    Useremo la legge di analogia per capirci meglio.
    Se un musicista di pianoforte si infilasse dei guanti e si approntasse a suonare avrebbe molte difficoltà perché sarebbe limitato da tale “indumento”. Senza guanti potrebbe suonare benissimo perché le sue dita non avrebbero alcun ostacolo.
    Nel mondo dello Spirito vige la stessa legge. Piu’ lo Spirito entra nella materia piu’ ha difficoltà a manifestarsi. (infatti la materia è l’energia di Dio cristallizzata).
    La materia è composta da atomi quasi inermi perché il loro stato vibrazionale è bassissimo. Man mano che si sale la scala evolutiva (mondo vegetale, animale e uomo e oltre) lo stato vibrazionale degli atomi aumenta.
    Piu’ è alto lo stato vibrazionale piu’ le manifestazioni di vita sono evolute.

    L’aborigeno o l’abitante delle isole Samoa agisce in forma meccanica o automatica (v. anche il riferimento alle leggi meccanicistiche approfondite nelle dottrine della Quarta Via).
    L’aborigeno alla stregua dell’animale agisce sotto impulso di forze superiori che lo dominano e lo fanno reagire sempre o quasi nella stessa direzione.

    L’uomo modernizzato avendo raggiunto attraverso il suo stato evolutivo (superiore a quello dell’aborigeno) una “individualizzazione” piu’ marcata e profonda del suo Essere (v. l’uomo egoista) le sue scelte saranno piu’ libere rispetto all’uomo primitivo.
    Egli pensa, valuta e agisce di conseguenza.
    Il suo “potere creatore” – simile a quello di Dio – si è specializzato nella manipolazione della materia e non solo. Il suo pensiero è capace di elaborare concetti, dogmi, filosofie e religioni dai profili complessi a quelli utopici.

    Il primitivo invece sa solo costruirsi case, armi, andare a caccia, coltivare la terra e altre cose che servono esclusivamente per la sopravivenza (lo stretto necessario per vivere).
    L’aborigeno ha una vita molto semplice – paragonata a quella di un bambino che pensa solo a giocare – ma conosce anche i mondi interiori da dove attinge le residuali energie spirituali che appartengono al passato e col tempo scompariranno.

    L’uomo moderno invece esprime il suo modo di essere e il suo modo di agire su molti piani. La mente dell’uomo attuale si è sviluppata abbastanza, tanto da inventare cose straordinarie scientifiche e tecnologiche.
    La sua libertà è conquistata poco alla volta.
    Si pensi che riesce anche a trovare degli spazi per il tempo libero (v. il sottoscritto e voi che riusciamo a trovare il tempo anche per scrivere queste “chiacchere”), per lo studio, per il divertimento e per fare tutto ciò che soddisfa le sue passioni. Egli vuole fare tantissime esperienze e “conoscere” altri mondi e poter esplorare lo spazio infinito. Egli muove i primi passi per conoscere l’universo esteriore e molti cercano di conoscere anche il proprio ’universo interiore”.

    L’uomo moderno trova del tempo per pensare anche agli studi esoterici, incomincia a porsi le domande della vita e il suo scopo, trova del tempo per meditare sulla vita, e malgrado i grandi ostacoli (gli ostacoli servono per sviluppare la volontà individuale e quindi di massa) cerca di sintonizzarsi col suo Essere Interiore del quale ha perduto le chiavi in un lontano passato (quel contatto che gli Aborigeno hanno a livello molto residuo).

    La Bibbia, in particolar modo la il libro della Genesi, descrive l’Uomo quando viveva nel suo Paradiso Terrestre, in uno stato d’essere eterico e non materiale. Poi l’evento della Caduta causata dal suo abuso dell’attività generativa. E…. come conseguenza (legge di causa ed effetto) conobbe la morte, il dolore e dovette lavorare col sudore della propria fronte per ottenere quello che desiderava e voleva.
    Il contatto di prima mano col suo Creatore era irrimediabilmente perduto!
    Tale caduta non si verificò dall’oggi al domani ma attraverso un lungo processo di discesa (la c.d. “CADUTA” o involuzione) sempre piu’ profondo nella materia.
    Attraverso la separazione dei sessi si formò contemporaneamente il cervello umano, espressione della sessualità ad un livello piu’ elevato (anche Freud affermò che vi è una netta connessione tra sesso e cervello).
    Il cervello è un mezzo materiale per far funziona ed espandere la Mente. L’uomo, essendo un creatore pensa (anche se attualmente i suoi pensieri non sono proprio suoi ma provengono dagli Archetipi o generate da altre forme-pensiero).
    La mente è il ponte di collegamento tra l’uomo e l’Essere Divino.
    Senza la mente non possiamo essere consapevoli di tutte le forze che vivono in noi e fuori di noi.
    La mente (o propriamente il corpo mentale) concretizza, spiega e rappresenta il suo modo d’essere realizzando il significato del principio del Tempio di Delfi: “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo e Dio”.
    Qual è l’obiettivo del programma dell’evoluzione? Quello di rendere l’Uomo LIBERO.
    Libero dalla influenze “meccaniche”, libero dagli influssi che dominano la sua mente e i suoi pensieri che pullulano nella sua testa; libero e senza catene dai suoi primordiali istinti.
    Per poter raggiungere l’obiettivo l’umanità deve sperimentare in maniera autonoma cosa sia la scelta da intraprende tra il “bene” e il “male”.
    L’obiettivo che si trova ad un grado piu’ elevato è quella di “conoscere” (tramite l’Unione) il suo UNICO BENE che rappresenta le Origini sue e di tutta la Creazione: DIO.

    Se egli agisse correttamente in determinate azioni sotto l’influsso di forze “meccaniche” prestabilite, sarebbe solo un automa e non un essere libero.
    Lo sbaglio, l’errore, la “caduta” sono fattori che determinano il suo progresso. Vi è il detto: “si impara sbagliando”.

    Se ad un bambino – che ha in se l’impulso innato della curiosità e della conoscenza (guarda caso è programmato per far questo) – si dicesse di non toccare il fuoco egli lo farebbe perché non ne conosce gli effetti (mancanza di conoscenza o esperienza) ma una volta sperimentato che il fuoco brucia e fa male alla prossima occasione si asterrà di toccarlo. Può anche escogitare con la sua mente in sviluppo di trovare dei mezzi per poter aggiogare il fuoco e poterlo utilizzare.

    L’essere umano attraverso l’esperienza e la sperimentazione sviluppa le sue capacità latenti.
    Esperienza, consapevolezza e successive azioni sviluppano la volontà.

    L’umanità moderna, man mano che avanza sul suo percorso (lentissimo) comincia ad esercitare la sua volontà che la porterà nel futuro al libero arbitrio attraverso il controllo totale della sua natura inferiore (dico controllo: perché nulla si distrugge nell’Universo; v. anche il simbolismo di Maria – la matrice universale – , la Santa Madre del Signore che schiaccia e controlla il “serpente” col suo piede senza annientarlo).

    Tutte queste belle cose l’uomo delle isole Samoa è in grado di farle? Forse si in un lontanissimo futuro!
    L’Aborigeno è “cieco” e non riesce a vedere e prendere coscienza del suo stato robotico in cui vive.
    Ad esempio il capo delle isole Samoa quando racconta delle donne nude non si rende conto del motivo per cui l’uomo bianco, il Papalagi, si copre per nascondere la sua sessualità.

    A parte il fatto che le temperature del mondo occidentale non sono cosi’ calde come i mari del Sud, a livello simbolico-interiore il Papalagi si copre perché comincia a rendersi conto che la sessualità deve essere dominata (egli ha vergogna di se stesso, come anche raccontato nella Genesi).
    Il Papalagi si rende conto delle sue energie “negative” sessuali le quali, invece di usarle esclusivamente per mettere al mondo nuovi esseri, sono usate quasi esclusivamente per la sua soddisfazione corporea personale.

    L’Aborigeno magari usa il sesso stimolato ad ogni impulso interiore (come fanno molti animali), magari usando la sua mentalità maschilista, si accoppia con la prima femmina che si trova davanti pretendendola.

    Molti dei Papalagi “maschi” cominciano a prendere coscienza del rispetto della figura della donna, del “sacro femminile”; di provare amore e rispetto per un essere così sensibile e nobile come la donna.
    La donna che rispecchia la Grande Matrice Universale e l’uomo che rispecchia la Spirito di Dio.

    L’argomento è lungo e complesso. Si può aggiungere che l’attuale umanità sta sperimentando il suo essere egoico, il suo grande materialismo, la corsa al potere, ma forse tali argomenti riguardano solo una minoranza di entità.
    Malgrado l’alto grado tecnologico purtroppo, l’uomo generalizzato è sottoposto ancora sotto la legge del gregge. Egli non è libero nelle sue scelte. Pensa di essere libero ma non avendo sviluppato una volontà forte, in conformità alle Leggi Divine, agisce sperimentando i suoi errori che provengono dal passato.

    Questa, in effetti, è un’epoca molto pericolosa per l’uomo civilizzato in quanto rischia di legarsi ulteriormente alla materia mediante una caduta ancora piu’ profonda (Attuale generazione che deve essere “Salvata” da tale pericolosa catastrofe).

    L’Aborigeno è sempre un uomo altamente egocentrico. Se pensa agli altri componenti del suo clan lo fa perché è spinto dalle forze naturali meccanicistiche del suo inconscio. Come ad esempio nel mondo animale le formiche che si protendono verso gli interessi della sua comunità, oppure i lupi che agiscono in gruppo per assalire le prede, sempre nell’interesse degli altri componenti e, quindi, di se stessi.

    Oggi si parla spesso di ritorno alla natura ma bisogna stare molto attenti a queste affermazioni e scelte. Bisognerebbe in prima analisi definire cosa significa la parola “natura”. Se si parla di un mondo naturale dove vigono le forze primordiali e rozze l’uomo è fuori rotta Se si parla, invece, di ritornare alla Leggi Naturali Originarie stabile dal Piano Divino ove l’Uomo era un unico essere con Suo Padre, allora i significati si colorano di un aspetto completamento nuovo e Vero.

    1. Ma scusa ma tu hai mai letto le testimonianze e le autobiografie dei saggi e sciamani pellerossa? Oppure i libri di Castaneda sugli insegnamenti di Don Juan? Disconfermano praticamente tutta la tua teoria.

  2. Mi è piaciuto, noto solo una cosa e cioè che il discorso del capo Tuiavii di Tiavea sembra uscito sano, sano dalla bocca di un Papalagi. Poi ripeto il discorso mi piace e lo condivido, ma siamo noi Papalagi che sentiamo ancora il bisogno di giudicarci e darci un qualche tipo di monito, un uomo libero delle isole Samoa non penserebbe mai in questo modo, siamo noi che abbiamo il problema non loro. 😉 non so se sono riuscito a farmi capire, per messaggio o commento è sempre difficile farlo.

    Un saluto e grazie per l’articolo, vi seguo sempre con interesse e mi piacciono molto gli spunti che date,
    rocco

  3. in fondo se il papalagi non sarà in grado di trovare lo spirito dell’aborigeno, non andrà da nessuna parte continuerà a girare nel suo orticello fatto di oggetti inutili , continuerà ad amare il dio danaro, continuerà a credersi l’unico sulla terra in grado di evolvere su tutti i piani e continuerà a rimanere uno sciocco ricercatore spirituale privo di spirito…in fondo l’aborigeno gli sta mostrando quanto siano ridicoli i suoi progetti di evoluzione del mondo, quando lui stesso non sa dove andare

  4. Cara Sofia, mi spiace dirtelo, di tutte le cose che ho detto non hai colto l’essenza del messaggio!

    Sostanzialmente ho parlato della LIBERTA’ E DELLA MECCANICITA’ DEGLI IMPULSI DELL’UOMO. Evidentemente non sei stata attenta al mio discorso. Tanto meno non hai recepito i grandi insegnamenti diffusi dalla Quarta Via (dettagliatamente pubblicitari da questo sito).

    Ti sei limitata ad una critica su idee che in te non hanno il minimo fondamento (hai utilizzato solo pensieri e teorie degli altri).

    Faccio queste considerazioni non per essere critico (a mia volta) nei tuoi riguardi ma solo per farti rendere conto di come sei fatta. Ti manca la consapevolezza della tua struttura del tuo essere ego.

    La libertà presuppone il libero pensiero come espressione di determinate idee o convincimenti. Al di là delle concetti che possono essere giusti o sbagliati bisognerebbe che la verità sia qualcosa da sperimentare interiormente. Non basta dire ci credo o non ci credo ci vuole la certezza matematica di quello che affermiamo.

    Solo dalla nostra “Fonte Interiore” possiamo cogliere le Verità. Bisogna entrare nel profondo di noi stessi (mi astengo da dare altre spiegazioni, per assaporare la zuppa bisognerebbe sapere come si prepara) e attingere gli elementi o le informazioni tangibili e portarle alla nostra coscienza.
    Reagisci sempre allo stesso modo.
    Se una cosa non ti piace la contesti con veemenza!
    Ti è piaciuta una determinata lettura o un autore e tutto quello che dicono gli altri sono baggianate.
    Domani leggerai altro e sarai trascinata nel vortice di nuove idee che ti attraggono in quel momento storico della coscienza. Il tuo centro di coscienza dov’è?
    Dovremmo apprendere, quanto meno, di ragionare con la nostra testa mettendo tutte le cose lette in discussione valutando i pro e i contro.

    Sforzarsi di capire se i pensieri che circolano sono nostri o di altri.
    Solo in questo modo possiamo crescere interiormente. Il passo successivo è quello di confrontare i nostri pensieri con quelli che nascono dal profondo.

    Da quello che dici pare che la tua cultura esoterica sia molto limitata.
    Ci sono un’infinità di studi e molteplici autori noti che approfondiscono le tematiche che non riesci a cogliere.

    Dopo questa affermazione mi pioveranno addosso le frasi che sono un ben arrogante e presuntuoso ma questi pareri o eventuali altri non mi interessano e rimarranno confinati nelle zone desertiche del mio essere.

    Se una cosa deve essere detta per aumentare il nostro grado di comprensione gli ostacoli devono essere disciolti. Non abbiamo, forse, noi paura di cosa pensano gli altri di noi? (ricordo una canzone di Antoine di molti anni fa che diceva: “se sei buono ti tirano le pietre e se sei cattivo ti tirano le pietre”; oppure in parallelo:“chi è senza peccato scagli la prima pietra).

    Quanto meno il sottoscritto si è sforzato di dire “qualcosa” o di far prendere coscienza di determinati meccanismi dell’uomo, invece, tu cosa hai proposto?

    Appunto che le mie tesi sono in antitesi con delle ombre che per te sono dei MAESTRI e che ogni affermazione da loro proferita sia verità assoluta.

    La Verità assoluta non esiste perché è inafferrabile come lo Spirito di Dio.
    Come ribadito nei vari post pubblicati su questo sito anche da altri ricercatori i maestri li possiamo lasciare dove stanno che staranno molto bene con le loro chiacchere perché forse vogliono convincere solo la parte sommersa di se stessi.
    I presunti Maestri possono dare al massimo delle indicazioni ma il resto del lavoro sia teorico (elaborazione) che pratico deve essere reso concreto da noi medesimi.

    La base pratica del lavoro è la “coscienza di sé”

    Quello che conta, l’ESSENZIALE, è fare molti sforzi (volontà) di trovare ed esplorare il nostro Universo interiore.

    Cercare di seguire solo la nostra Bussola.

    Per quanto riguarda il sottoscritto, con gli “sciamati”, i “castagnacci” e i “don Giovan“ ne farebbe solo un bel brodin!

    Le annotazioni, invece, fatte da Paola lasciano il tempo che trovano: in perfetta sintonia col pensiero di Sofia (idem).

    Forse, anche voi avete discendenze Aborigene in quanto vi schierate dal loro punto di vista oppure pensate di stare al di sopra delle parti (non siete anche voi delle “Papalage” o mi sbaglio?).

    A questo punto sarebbe meglio distruggere questa civiltà e cancellare per sempre milioni di anni di evoluzione. Il programma divino sarà stato un completo fallimento! Va bene così?

    Vogliate cortesemente scusarmi per le mie note briose che hanno il fine solo di canzonare un po’ la situazione venutasi a creare.

    Grazie e sentiti cordiali saluti (l’educazione non fa mai male manifestarla di tanto in tanto).

  5. Sarà come dici tu…
    a me pare però solo una delle tante ipotesi teoriche che non tiene conto degli elementi che la possono mettere in discussione. Inoltre che ne sappiamo noi e tu del piano divino?
    D’altro canto sarei interessata a leggere i molteplici studi di cui parli fatti in merito alla nostra differenza con le popolazioni aborigene e altre, quali sono questi autori e quali i libri?
    Il mio ego ti saluta 🙂

  6. In realtà non esiste nessun tipo di correlazione tra l’insegnamento di Gurdjieff e l’idea che i popoli al di fuori della nostra civiltà siano più meccanici di noi. Studi antropologici dimostrano al contrario che hanno ancora delle qualità interiori che la nostra cultura ha perso da tempo e ora vorrebbe recuperare con scarsi risultati a quanto pare. Molto approfonditi in proposito sono gli studi di Gregory Bateson e Mircea Eliade.
    Basta guardarsi intorno per vedere che siamo una cultura bellicosa, avida e superba. La cosa buffa è che ancora ci ostiniamo a ritenerci più evoluti degli altri!?!
    Questa idea malsana è retaggio della vecchia scuola di pensiero teosofica in Europa e sue ramificazioni, per le quali ad esempio i tibetani, gli africani e anche gli omosessuali non avrebbero la possibilità di sviluppo spirituale oltre il livello in cui si trovano.
    Sono proprio le stesse idee su cui ha preso forma a inizio novecento la società Thule in Germania, cui ha poi aderito Hitler e che abbiamo visto dove ha condotto.
    Al di là delle parole altisonanti con cui si cerca di nascondere la questione, si tratta pur sempre di discriminazione razziale che non trova fondamento nè in ambito scientifico nè tantomeno spirituale.
    Al papalagi piace tanto riempirsi la bocca di Dio, spirito ed esoterismo, proprio per nascondere il fatto che lui stesso, come ha detto Paola, “non sa dove andare”.
    Schiettezza per schiettezza.
    Saluti

    1. Paola ha detto solo qualcosa di primitivo, sono alla clava quelli come me, qui si vola alto, qui si fanno dei distinguo tra popoli a cui io non sono abituata, salvo chiedermi perchè il papalagio? si senta così potente, perchè usi i suoi ridicoli giocattoli per farsi bello con chi nemmeno li conosce… quindi vi leggo e vi auguro una buona vita

    2. Sig. professore dalla barbabianca (che denota tanta saggezza), lei si che se ne intende di pasta asciutta.Ha una grande preparazione culturale che non ha confronti.Beato lei. Ci inchiniamo reverenti al suo immenso sapere che non ha pari.Lei la bocca se la riempie di frasi di alta conoscenza che ci offusca la nostra misera mente. Stando nel tama mi fa pensare ad un papataci che punge senza che i dormienti se ne accorgano.
      saluti e baci.

  7. Proprio non si capisce l’intervento di Maria… boh…
    almeno Barbabianca ha fatto dei riferimenti concreti che possiamo andare ad approfondire, permettendo quindi un confronto costruttivo. Mi sembra fuoriluogo sentirsi offesi per questo…

    Comunque resto anch’io in scalpitante attesa delle citazioni dei molteplici studi ed autori a sostegno delle “teorie esoteriche” esposte da Antonio, di cui invece non c’è ancora traccia. Forse Maria si riferiva a lui.
    Grazie in anticipo

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