La legge dell’accidente – La Quarta Via (cap. 7)

Il vostro essere attrae la vostra vita. (1)

Maurice Nicoll

La vita dell’uomo-macchina, dell’uomo che non può fare, che non ha volontà o scelta, è controllata dall’accidente, perché le cose nella vita ordinaria accadono meccanicamente, accidentalmente; in esse non c’è ragione. E, proprio come la vita esterna dell’uomo è controllata da influenze esterne accidentali, così la sua vita interiore è anch’essa controllata da influenze sia interne che esterne che sono ugualmente accidentali.

DadiLa gente crede che gli accidenti siano rari, ma in realtà la maggior parte delle cose che le accade è accidentale. Cosa significa accidente? Significa una combinazione di circostanze che non è dipendente dalla volontà dell’uomo stesso né dalla volontà di un’altra persona, né dal fato (come invece per esempio è il caso della nascita e dell’educazione), né dalle azioni precedenti dell’uomo stesso.

Nella vita umana le cose accadono in base a tre leggi:

  1. La legge dell’accidente, quando un evento accade senza alcun rapporto con la linea degli eventi da noi osservati.

  1. La legge del fato. Il fato si riferisce solamente alle cose con cui l’uomo è nato: genitori, fratelli, sorelle, capacità fisiche, salute e cose del genere. Si riferisce anche alla nascita e alla morte. Qualche volta le cose possono accadere nella nostra vita sotto la legge del fato, e a volte sono cose importantissime, ma ciò è molto raro.

  1. La legge della volontà. La volontà ha due significati: la volontà nostra o quella di qualcun altro. Non possiamo parlare della nostra volontà in quanto, così come siamo, non ne abbiamo affatto. Per quanto riguarda la volontà di un’altra persona, agli effetti della classificazione, ogni azione intenzionale di un’altra persona può essere chiamata il risultato della volontà di un’altra persona.

Studiando la vita umana appare chiaro che queste definizioni non sono sufficienti. Diviene necessario introdurre tra accidente e fato la legge di causa ed effetto che controlla una certa parte di eventi nella vita dell’uomo, affinché la differenza tra eventi controllati dall’accidente, nello stretto significato della parola, e gli eventi risultanti da causa ed effetto divenga abbondantemente chiara.

Da questo punto di vista scorgiamo una notevole differenza tra gli individui nella vita ordinaria. Esistono individui nella cui vita gli eventi importanti sono il risultato di accidenti. Ed esistono altri individui nel cui caso gli eventi importanti della loro vita sono sempre il risultato delle loro azioni precedenti, dipendono cioè da causa ed effetto.

L’ulteriore osservazione mostra che il primo tipo di individui, quelli che dipendono dall’accidente, non si avvicinano mai al lavoro di scuola, o se ci arrivano, lo abbandonano prestissimo, in quanto un accidente li può condurre là e altrettanto facilmente un altro accidente li può portar via. Possono arrivare al lavoro soltanto quegli individui la cui vita è controllata dalla legge di causa ed effetto, quelli cioè che si sono liberati in misura notevole dalla legge dell’accidente e che non sono mai stati interamente sotto questa legge. (2)

Senza saperlo, un uomo o una donna possono chiedere qualcosa e ottengono così una risposta dell’universo intero che non gli piace. Vedono la risposta ma non vedono ciò che stimola la risposta, che è ciò che sta in loro che l’attrae. La gente, in altre parole, può ricercare la sfortuna senza rendersi conto di ciò che sta facendo. Vedono solo il risultato – cioè, la risposta. Vedono solo gli effetti, non le cause. Pensare unicamente in base agli effetti è una cosa. È così che pensa la gente meccanica.

Pensare alla causa è una cosa molto diversa. Appartiene al pensiero più cosciente. (…) Qualcuno può chiedere la felicità intellettualmente ma non vede come i fattori che governano il suo essere, come l’amore per gli stati negativi, i crucci (le preoccupazioni), le invidie segrete, la pigrizia, le antipatie, ecc., chiedono qualcosa completamente diversa, e che l’Universo risponde a questi fattori che il suo essere anela e afferma segretamente senza rendersi conto di quello che sta facendo.

Comprendete che una preghiera giusta deve contenere allo stesso tempo, pensiero e volontà – formulazione e desiderio emozionale. Il lato della conoscenza è il lato del pensiero e un uomo può pensare solo a causa della sua conoscenza. Il lato dell’essere vuole, e un uomo vuole solo quello che desidera. Se gli piacciono gli stati negativi, allora la sua volontà ha questa qualità. Il suo amore è la sua volontà; attrarrà la risposta che gli appartiene. Solo la conoscenza di sé permetterà di percepire il proprio stato d’essere e può così dare inizio all’osservazione di sé. (3)

ACCIDENTE E CONTROLLO

L’essere umano è una macchina mossa da influenze esterne. A questo livello non c’è controllo. Per avere controllo dobbiamo cambiare. Le cose accadono intorno a noi e noi siamo influenzati da esse. L’azione di una macchina influenza un’altra macchina. Siamo circondati da possibilità di accidente; se non accade una cosa, ne accade un’altra.

fatoDobbiamo comprendere la nostra situazione. Negli uomini 1, 2 e 3 non c’è controllo (4); tutto nella loro vita è praticamente controllato dall’accidente. Ci sono alcune cose che sono il risultato delle loro azioni, ma esse sono tutte allo stesso livello. Il controllo comincia a un livello diverso, e comincia da noi stessi: controllo delle nostre reazioni, degli stati di consapevolezza, delle funzioni e così via.

Allora, a poco a poco, possiamo arrivare a una certa misura di controllo nel senso di evitare un’influenza e di accostarne un’altra. È un processo lentissimo. (5)

L’uomo meccanico infatti non solo non ha controllo sulle cose fuori di lui, ma neppure sulle cose che sono dentro di lui. Quest’ultima idea deve essere compresa molto chiaramente e assimilata; nello stesso tempo occorre capire che il controllo delle cose esteriori comincia con il controllo delle cose dentro di noi, con il controllo di noi stessi. Un uomo che non può controllare se stesso, ossia il corso delle cose dentro di sé, non può controllare niente. (6)

In linea di principio smetteremo di trovarci sotto la legge dell’accidente quando svilupperemo la volontà. Essere completamente liberi dalla legge dell’accidente è molto lontano, ma esistono vari piani tra la libertà completa e la nostra posizione presente.

In condizioni ordinarie, accidente è opposto a piano. Un uomo che in un caso o nell’altro agisce secondo un piano si sottrae in queste azioni alla legge dell’accidente. Ma le azioni che si conformano al piano sono impossibili nella vita ordinaria tranne che nelle condizioni in cui la combinazione degli avvenimenti accidentali coincida per caso col piano.

Le ragioni per le quali è impossibile portare a termine un piano nella vita sono, prima di tutto, l’assenza di unità e costanza nell’uomo stesso, e le nuove linee di eventi che continuamente entrano nella linea delle azioni dell’uomo e l’attraversano. Ciò può essere agevolmente verificato se un uomo cerca di seguire un piano in qualsiasi cosa che non accade o è opposta all’indirizzo generale di sollecitazioni operanti nella sua vita; per esempio, se un uomo cerca di ricordare se stesso, di lottare contro le abitudini, di osservare se stesso, e così via.

Se la persona continua a studiare se stessa, a fare sforzi, a lavorare, egli vedrà che la sua relazione con la legge dell’accidente cambia gradualmente. (7)

La frase “Il vostro essere attrae la vostra vita” mi ha fatto vedere che c’è una relazione tra ciò che è esteriore e ciò che è interiore. Per esempio, su scala generale, il livello di essere dell’umanità attrae la guerra. Se il livello di essere dell’umanità avesse un livello leggermente superiore, la guerra così com’è ora sarebbe impossibile. Nella scala individuale, l’essere di una persona attrae la sua vita. Attrarrà sempre lo stesso genere di cose, le stesse situazioni, lo stesso genere d’amici, lo stesso genere di persone, le stesse difficoltà, e così via, non importa dove sia la persona o dove vada.

Cambiare l’essere è cambiare la nostra vita, ma cambiare la nostra forma di vita non è cambiare il nostro essere. Alterando la nostra situazione esteriore, non cambierà la nostra vita, perché il nostro essere continuerà ad attrarre un certo livello di vita.

È chiaro che è necessario studiare il proprio essere, per vedere qual è il nostro tipo d’essere, e studiare la propria vita, per vedere qual è il nostro livello d’essere. Alle persone costa rendersi conto che i propri contorni sono molto distinti e limitati. Credono d’essere illimitati e liberi. Credono di poter fare tutto quello che desiderano e vivere come più gli piace. Però se si studia il proprio essere – e nello stesso tempo la propria vita – si scopre che si ha un certo tipo di essere. Questo è uno scopo molto lontano. Il Lavoro dice che lo studio del nostro essere è assolutamente necessario. (8)

AZIONE CONSAPEVOLE, CENTRO DI GRAVITÀ E LAVORO INTERIORE

La teoria degli accidenti è semplicissima. Essi accadono soltanto quando il posto è vuoto; se il posto è occupato, non possono accadere. Occupato da cosa? Dalle azioni consapevoli.

Se non si può produrre un’azione consapevole, esso deve essere per lo meno riempito da azioni intenzionali. Quindi, allorché il lavoro e ogni cosa connessa ad esso diviene veramente il centro di gravità della vita di un uomo, questi diviene praticamente libero dalla legge dell’accidente.

L’idea del centro di gravità può essere interpretata in parecchie maniere diverse. È uno scopo più o meno permanente e la percezione dell’importanza relativa delle cose è in rapporto a questo scopo. Ciò significa che determinati interessi divengono più importanti di qualsiasi altra cosa: uno acquisisce una direzione permanente, non va un giorno in una direzione e un altro giorno in un’altra. Va in una sola direzione e conosce la direzione.

Più è forte il nostro centro di gravità, più siamo liberi da accidenti. Quando cambiamo ogni momento la nostra direzione, allora ogni momento può accadere qualcosa di nuovo e ogni accidente ci può far prendere questa o quella direzione. Ma se la nostra attività intenzionale (…) diviene talmente precisa, talmente intensa e talmente continua da non lasciare alcun posto agli accidenti, è assai verosimile che gli accidenti accadano molto meno, in quanto anche gli accidenti hanno bisogno di spazio e tempo.

Perciò dobbiamo aggiungere più cause che produrranno risultati e in questa maniera semplicemente escludere l’accidente, perché quanto più il nostro tempo è occupato nel lavoro consapevole, tanto meno spazio sarà lasciato agli avvenimenti accidentali. (9)

Quando coscienza e volontà sono minime, il mondo funzionale si riduce a meccanismo. Questa è la condizione dell’uomo che non lavora su se stesso, la cui vita interiore non è altro che un sogno, e la cui volontà è cieca e non sequenziale. Egli può continuare a operare per forza d’inerzia, sino a che non sopravviene la morte fisica, momento in cui la sua esperienza comincia a disintegrarsi, sino a che non scompare per sempre. (10)

Occorre inoltre aggiungere che se uno non si identifica, se uno non considera, se uno non ha emozioni negative, ciò creerà nuove cause. Ma poiché noi ci identifichiamo sempre, consideriamo sempre, ed abbiamo sempre emozioni negative, non possiamo sperimentarlo.

Dobbiamo accorgerci che persino avere una sola emozione negativa in meno sarà una nuova causa. Nel momento presente noi possiamo in una certa misura plasmare la legge dell’accidente soltanto plasmando noi stessi. Maggior controllo abbiamo di noi stessi, più la legge dell’accidente cambia e, come già detto, accidenti successivi possono praticamente sparire, sebbene teoricamente rimarrà sempre tale possibilità.

La cosa importante quindi sono le personalità o gli io in noi che intervengono ad arrestare il nostro lavoro. Viene per esempio un’emozione negativa e arresta il lavoro. Questo è quanto dobbiamo impedire. (11)

Fintantoché ci identifichiamo con le funzioni dentro di noi, rimaniamo ciechi nei confronti della volontà, e cerchiamo di capire chi siamo nel mondo dei meccanismi. Al di sotto dell’energia automatica vi è l’energia vitale. L’uomo può anche scendere in questo mondo, nel quale nessun tipo di esperienza è nemmeno remotamente possibile. È il mondo delle cose. Possiamo rimanervi intrappolati. Possiamo considerarlo come “le ultime scorie di automatismo”, l’ombra dell’ombra dell’esperienza della vita.

I nostri tentativi di sfuggire dal mondo meccanico per mezzo della negatività ci conducono ad un mondo di totale illusione, nel quale la forza dell’emozione ci fa sentire che siamo realmente umani e pienamente vivi anche se siamo in una condizione subumana. Ecco perché l’identificarsi con le proprie emozioni negative è una cosa talmente terribile: scendiamo al di sotto del livello automatico, viviamo per intiero all’interno di una falsa immagine del mondo e di noi stessi che può sussistere unicamente in rapporto al livello vitale dell’energia. Questo stato interiore è inferiore a quello degli animali. Nel Nuovo Testamento esso è chiamato “le tenebre più profonde”, là dove vi è pianto e lamenti e digrignare di denti. Finche la nostra vita si svolge in questi mondi inferiori, non vi è alcuna possibilità di cambiamento. (12)

ACCIDENTI E SCUOLE

Il fatto di essere in una scuola spirituale non cambia nulla per l’essere umano. Uno comincia a liberarsi dalla legge dell’accidente se acquisisce ciò che noi chiamiamo il centro di gravità, il che significa che il lavoro su se stesso diviene particolarmente importante, sufficientemente importante da occupare un gran posto nella propria vita. Ciò crea un certo tipo di equilibrio e, a poco a poco, libera dall’accidente.

Quando gli accidenti interni cessano in noi, ciò ci renderà più liberi dagli accidenti esterni. Esistono troppe cose accidentali in noi e, come ho detto, ci possiamo liberare di queste cose accidentali soltanto creando un centro di gravità, un certo peso permanente: peso nel senso che ci mantiene più equilibrati. Perciò abbiamo bisogno di una scuola.

Non ci si può sviluppare eccetto che tramite una scuola in quanto esistono tantissime difficoltà. Se cerchiamo di comprendere queste difficoltà vedremo che senza metodo, e senza aiuto, uno non si può muovere: rimane sempre dove stava, o meglio decade, in quanto nulla rimane nello stesso stato. Se uno non si sviluppa, decade. Nella vita, in condizioni ordinarie ogni cosa decade, oppure una capacità si può sviluppare alle spalle di un’altra. Tutte le capacità non possono svilupparsi senza l’aiuto di una scuola, in quanto sono necessari sistema e metodo.

Ma prima di parlare del perché sono necessarie le scuole bisogna rendersi conto per chi esse sono necessarie, in quanto le scuole non sono affatto necessarie per la gran maggioranza della gente. Sono necessarie solamente a quelli che già si rendono conto dell’inadeguatezza della conoscenza raccolta dalla mente ordinaria e i quali sentono che, da soli con la loro sola forza, non possono né risolvere i problemi che li circondano né trovare la via giusta. Soltanto questi sono capaci di superare le difficoltà connesse col lavoro scolastico e soltanto per loro sono necessarie le scuole.

Le condizioni dell’insegnamento di scuola sono tali che fin dai primi passi il lavoro progredisce simultaneamente su due linee: la linea della conoscenza e la linea dell’essere. Fin dai primi giorni di scuola un uomo comincia a studiare la meccanicità, a lottare contro la meccanicità in se stesso, a lottare contro le azioni involontarie, contro i discorsi inutili, contro l’immaginazione, contro l’espressione di emozioni negative, contro i sogni ad occhi aperti e contro il sonno. Facendo un passo lungo la linea della conoscenza, l’uomo deve fare un passo lungo la linea dell’essere. I principi del lavoro di scuola, tutte le richieste che gli vengono fatte, tutto l’aiuta a studiare il proprio essere e a lavorare per cambiarlo. (13)

Nel Lavoro si dice che un uomo non deve sperare di avere la forza per fare qualcosa, ma che deve agire, se questo è il suo scopo, come se già l’avesse, ed allora l’attrarrà. Sperare d’avere prima la forza e la comprensione per fare qualcosa – sto parlando del Lavoro – rende impossibile averla. (14)

Ascolta questo articolo in formato podcast:

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1 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 124).

2 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 109-111).

3 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 131).

4 L’uomo n. 1 ha il suo centro di gravità nel centro motore, può anche essere definito “uomo fisico”. L’uomo n. 2 ha il suo centro di gravità nel centro emozionale (uomo emotivo) e l’uomo n. 3 nel centro intellettuale (uomo mentale).

5 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 111).

6 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976 (pg. 149).

7 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 111-112).

8 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 125).

9 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 112-114).

10 J. Bennet, L’Uomo Superiore, Ubaldini, 1975 (pg. 25).

11 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 112-114).

12 J. Bennet, L’Uomo Superiore, Ubaldini, 1975 (pg. 126).

13 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 114-115).

14 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 134).

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Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.

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