Sulla scia del post Il lato sinistro dell’Essere, continuiamo qui di seguito con nuove riflessioni in merito alla Via della Mano Sinistra vs Via della Mano Destra.
Oltre all’interpretazione basata sulla fisiologia del lato sinistro e destro del cervello, esistono tradizionalmente anche altri tipi di letture che vedono una contrapposizione (se così si può dire) in termini di metodologia piuttosto che di qualità.
Secondo tali visioni, così come l’iniziato “sinistro” ricerca la fusione con l’Uno attraverso pratiche forti, utilizzando la trasgressione, così l’iniziato “destro” la ricerca attraverso l’infiammazione nella preghiera, nel sentimento trascendentale. Il fine, il risultato, rimane però sempre lo stesso.
Esempi di questi due approcci possono ritrovarsi ad esempio negli Aghori e nei Sufi, che ben rappresentano le differenti metodologie. Entrambe sono considerate vie dirette e rapide.
Ma forse non tutti conoscono la corrente Aghora: è l’apoteosi del Tantra, contraddistinto da pratiche estreme come il meditare sul corpo di un morto in un cimitero, e molto altro. Se esiste un culmine della Via della Mano Sinistra, indubbiamente gli Aghori ne sono i degni rappresentanti.
Eppure questa stessa corrente, scendendo un po’ in profondità, mette a dura prova una categorizzazione definitiva ed indiscutibile…
Verrebbe infatti da pensare che un Aghori sia un iniziato temerario, senza paura, disposto a qualsiasi trasgressione. E in effetti è così. Ma verrebbe da pensare anche che sia uno spirito ormai indifferente al mondo, insensibile, cinico e privo di emozioni. Ma in questo caso, nulla di più fuorviante.
Ci viene qui in soccorso il libro Aghori di Robert E. Svoboda, in cui cita il suo maestro Vimalananda:
Tutto il sadhana (il nome collettivo per qualsiasi metodo di sviluppo spirituale) costituisce soltanto il preliminare per innamorarti della tua divinità. [..]
Molti sadhu diventano fieri delle loro realizzazioni e questo li rende ancora più miserabili; non vogliono usare i frutti delle loro austerità per aiutare nessun altro. Allora a che serve fare le austerità, se intendi usarle solo per te stesso? Otterrai i risultati, non c’è dubbio, ma questo è tutto. Non avrai mai l’amore compassionevole che hanno i devoti di Dio, perché per questo devi dimenticare tutte le austerità, tutti i karma, tutto eccetto il tuo Amato. Quest’ebbrezza è degna di tutte le austerità che potrai mai fare nella tua vita.
Sempre Vimalananda racchiudeva in tre punti tutto il valore delle sue pratiche, per l’esattezza in tre domande che si poneva ogni notte prima di andare a dormire:
Ho vissuto? Ho fatto il miglior uso del tempo che mi è stato concesso durante il giorno per crescere, imparare, evolvermi?
Ho amato? Mi sono proteso verso tutti coloro che ho incontrato rendendoli consapevoli dell’amore che c’è nel mio cuore? Ho alleggerito i loro pesi fatti di insicurezza e mancanza di fiducia in sé?
Ho sorriso? Ho visto il lato umoristico anche negli avvenimenti più dolorosi?
Se la risposta ad alcune di queste domande è no, allora c’è da avere rimorso. Un altro giorno è passato, sono un altro giorno più vicino alla morte e non mi sono sforzato al massimo delle mie possibilità. Questo basta per farmi lavorare più duramente il giorno dopo e cercare di fare ammenda, prima che venga Mahakala e mi colga di sorpresa. È questa intensa disperazione di vivere la vita al massimo che è la caratteristica, il marchio, di un vero Aghori.
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