Prima lettera dell’alfabeto ebraico. Il suo valore numerico è 1. È la prima lettera della parola Echad che significa uno, unità. Per la Tradizione ebraica simboleggia la Divinità, il Nome impronunciabile di quattro lettere.
Pronunciare significa nominare, circoscrivere, identificare e, in definitiva, limitare. Come può essere circoscritto e limitato ciò che è situato oltre il limite dato dei concetti stessi?
Come il Tetragramma la Alef non viene pronunciata, o meglio la sua pronuncia è un piccolo stop della glottide, quasi a significare che l’Inconoscibile può essere conosciuto unicamente facendogli spazio.
“La prima cosa che si insegna ai bambini è che Alef-Bet trascende la comprensione e lo spirito umano, e anche degli angeli più elevati, perché il Nome Sacro è celato nelle sue lettere. Millequattrocentocinque mondi sono sospesi nel punto superiore di Alef, e settantadue nomi sacri, scritti per esteso, che sostengono il cielo e la terra superiori ed inferiori , così come il trono del Re, sono sospesi lungo la linea mediana di Alef, mentre il mistero della Saggezza, i sentieri nascosti, i fiumi profondi e le dieci Parole sgorgano dal punto inferiore di Alef. Da questo punto di Alef inizia ad estendersi Bet, e non c’è fine alla saggezza qui scritta.”
(Sepher HaZohar 3:73a)
Descrizione affascinante. Qual’è la sua funzione nell’essere umano. Quale parte di noi rappresenta?
Buongiorno Carlo,
per la Tradizione ebraica le Lettere sono i “mattoni” con cui è costituita la Creazione. Il discorso è molto profondo e vasto ed il rischio, nel cercare di assegnare loro dei significati, è di imprigionarle in concetti e limiti razionali.
Per rispondere alla sua domanda si può ancora dire che in noi la Alef può costituire, se le si dà spazio, un polo magnetico, un attrattore in grado di attirarci verso l’Unità originaria spingendoci a ricercare oltre il signficato oridnario che diamo a ciò che viviamo.