La Regla De Ocha o Santeria cubana

La Regla de Ocha, o Santeria, è la religione di origine africana più diffusa a Cuba, un luogo dove la spiritualità è molto sentita e vissuta in tanti modi diversi tra i suoi abitanti. Nell’isola sono praticate molte religioni, spesso mischiate tra loro senza alcun tipo di problema, in un clima generale di tolleranza e contaminazioni. Le pratiche magiche ed esoteriche, i culti devozionali e le iniziazioni segrete, le religioni monoteiste e quelle animiche, convivono e si sovrappongono nelle famiglie e nei luoghi di culto cubani.

La Regla De Ocha è un insieme articolato e affascinante che è difficile, quanto inutile, inquadrare in modo schematico. Si può invece provare a seguire le tracce della sua storia e dei suoi significati, per iniziare ad avvicinarsi a qualcosa che si può provare a conoscere ma, con ogni evidenza, ha soprattutto un grande valore esperienziale. La pratica è certamente fondamentale per conseguire il fine del culto, che è la felicità del praticante.

Come tutte le altre religioni di origine africana del Caribe, alla base c’è il sincretismo tra le tradizioni che gli schiavi neri portarono dall’Africa e la religione cattolica dei padroni spagnoli. I culti africani originari furono portati dalle persone delle tribù Yoruba, Fon-Ewe, Ashanti e Kongo. Dal sincretismo con il cattolicesimo nacque il Voodoo haitiano, la Regla de Ocha e il Palo Monte cubani, il Candomblè Brasiliano e le altre religioni creole del sud del Caribe e della Giamaica. La Regla De Ocha deriva dalle tradizioni del popolo degli Yoruba, chiamati a Cuba “Lukumì”, una parola che significa “amico mio”, qualcosa di molto importante per chi aveva perso tutti i legami famigliari. Si tratta di un’etnia originaria di un’area oggi compresa nel sud della Nigeria e nel Benin.

Una volta resi schiavi e deportati a Cuba, i Lukumì non poterono più praticare liberamente i loro culti originali e furono convertiti a forza alla religione dei loro padroni. Fu in questa terribile situazione che identificarono nelle numerose figure dei santi della religione Cattolica degli spagnoli, le “divinità” che da sempre erano venerate nel loro culto originale. Da questa identificazione, forzata all’inizio, ma via via sempre più convinta e appassionata, nacque la Regla de Ocha, chiamata spregiativamente Santeria dagli spagnoli, che non capivano la passione, dal loro punto di vista eccessiva, dei loro schiavi per i santi cattolici. Non potevano sapere, né capire, che gli Yoruba stavano continuando a praticare di nascosto il loro culto attraverso il sincretismo con la religione cattolica.

La Regla de Ocha comprende un articolato quanto complesso sistema di pratiche magiche e divinatorie, sofisticati rituali, stili di vita finalizzati al culto e cure con erbe e altre sostanze naturali. Essa è inoltre strettamente correlata con la Regla de Ifa, con i suoi 16 comandamenti. Le due pratiche sono rispettivamente condotte dai Santeri e dai Babalawo, che sono i Sacerdoti che le rappresentano. I due cammini sono in sinergia tra loro, essendo l’uno dipendente dall’altro. Come scritto all’inizio, le sovrapposizioni e le contaminazioni tra i vari culti e le numerose pratiche sono molto comuni a Cuba, non solo tra le diverse religioni afrocubane, ma anche con quelle di origine europea. Una stessa persona può, ad esempio, “rayarse en palo” (iniziarsi), passare poi alla Regla De Ocha e contemporaneamente, o successivamente, praticare lo spiritismo. Lo stesso specialista religioso può indirizzare il credente, di cui è padrino o madrina, verso uno specialista dell’altra religione, stimando che, per esempio, una messa spiritista o il tradizionale uso delle erbe dei paleros aiuterà a risolvere il problema che in quel momento affligge l’adepto. Ugualmente, può esser consigliata la partecipazione alle messe cattoliche, mentre il battesimo, ritenuto utile al potenziamento della crescita spirituale, è spesso indicato come necessario per l’iniziazione del futuro santero.

Anche il Panteon de La Regla De Ocha è affascinante e complesso, costituito da un certo numero di Orishas, sincretizzati con i Santi cattolici. All’apice c’è la trilogia Olofin-Olorun-Olodumare che, semplificando, sono il creatore, la legge universale e la forza vitale, assimilabili nella religione Cattolica alla Santissima Trinità. Sono fonte dell´Aché, il dono, la grazia, l´energia spirituale. I rimanenti Orishas, che vivono fra gli esseri umani, sono dei semidei, alcuni di loro furono anch’essi umani e si trasformarono in Santi per via della loro vita eccezionale. Altri, invece, sono diretta emanazione di Olodumare, rappresentano principi della Natura e si esprimono attraverso il regno vegetale, minerale ed animale. Nella religione originale Yoruba gli Orishas erano più di 400 e molti di loro rappresentavano lo spirito di fiumi, monti, laghi o altri luoghi specifici in Africa. Ne La Regla De Ocha ce ne sono circa 40, scollegati dai luoghi originari. La maggior parte dei fedeli ne conosce e ne venera una quindicina. Essi sono Elegguà, Oggun, Oshosi, Yemayà, Changò, Osun, Orula, Obatalà, Algayu, Oya, Oshun, Obba, Jmaguas, Olokun, Babalu Aye.

Molto affascinante anche la versione Santera della creazione del Mondo, dove emergono altri Orishas e che inizia con Olofin, Dio onnipotente, che viveva in uno spazio infinito, fatto solo di fuoco, fiamme e vapore densissimi. Decise un giorno, annoiato della solitudine, che era arrivato il momento di abbellire quel paesaggio. Con la sua potenza creatrice fece scendere acqua a torrenti. Si formarono enormi voragini nella roccia creando l’oceano vasto e misterioso dove risiede Olokun. Nei punti più accessibili prese dimora Yemayà, vibrante nei suoi colori, l’azzurro e l’argento, la madre universale. Dal suo ventre uscirono la luna e le stelle e successivamente tutti gli Orishas. I primi furono Olodumare e Obatalà. Poi Olofin e Yemayà decisero che il fuoco, spento in alcune zone, e ancora forte in altre, venisse completamente assorbito dalle viscere della terra, attraverso il temuto e venerato Aggayù Sola, rappresentato dal vulcano e dai misteri delle profondità. Mentre si spegneva il fuoco, le ceneri si sparsero ovunque, formando la terra, rappresentata da Orichaoko, che le diede forza al punto da permettere la nascita degli alberi, dei frutti e delle erbe. Nei boschi si aggirava Osain, con la sua saggezza antica sulle facoltà mediche delle essenze e delle erbe. Nacquero così anche le paludi. Da quelle acque stagnanti originarono le epidemie, personificate da Babalù Aye. Yemayà la saggia, la generosa, madre di tutto e di tutti, decise di dare delle vene alla terra e creò i fiumi di acqua dolce e potabile, perché Olofin potesse creare gli esseri umani. Fu così che nacque Oshun. Le due si unirono in un abbraccio di amicizia che diede al mondo un’inestimabile ricchezza. La storia continua con la creazione della Morte, con altri Orishas e altre situazioni e la simbologia che le caratterizza sono molto profonde e piene di significati.

Altra caratteristica, estranea al manicheismo cui ci ha abituato il nostro razionalismo, è la dualità di ogni Orisha, che contiene al suo interno sia il principio del bene sia quello del male. Il sincretismo che accosta gli Orishas ai Santi cattolici può trarre in inganno se manteniamo il nostro classico punto di vista. Per fare alcuni esempi, c’è Elegguà, che è l’Orisha protettore dei viaggiatori. Egli è colui che apre e chiude le strade e gli incroci, che quando balla assomiglia ad un bambino dispettoso. Ha le chiavi del destino, apre e chiude la porta alla disgrazia o alla felicità. Incute timore perché ha il controllo su molte cose e spesso agisce secondo capriccio. È anche burlone e giocherellone, può diventare irriverente come un monello, ed è imprevedibile, proprio come il destino. O anche Oggùn, la divinità del ferro e dei metalli, assimilato con San Pietro. Egli è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi. È l’archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana. Il suo nome significa guerra, distruzione, ma anche medicina, spirito buono e cattivo. Nasce dalle viscere della terra e la sua missione è quella di lottare sempre per tutti gli uomini, nella religione e nella vita. Changò, divinità del fuoco e dei fulmini, della danza e della guerra, diventa Santa Barbara. La parola Changò vuol dire problema, infatti rappresenta tutte le virtù e tutte le imperfezioni umane; è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore.

Tutti gli Orishas hanno quindi una doppia valenza e recano il bene o il male a seconda del comportamento del credente. Senza ipocriti buonismi, essi hanno in sé i riferimenti alla saggezza delle Antiche Tradizioni, che identificavano nelle divinità, spesso antropomorfe e dai comportamenti apparentemente simili a quelli umani, le Forze e i Principi che regolano l’Universo. L’ignoranza o il mancato rispetto delle regole da seguire per una vita felice, portano disgrazie e cadute e la responsabilità è sempre e solo nostra. Tali regole sono spesso insegnate simbolicamente al credente attraverso racconti che ricordano abbastanza la mitologia greca o etrusca, con le varie divinità in guerra fra loro, che si rubano le compagne, si vendicano, si alleano e si proteggono vicendevolmente. I racconti mitologici di queste divinità sono chiamati Patakìn.

La Regla de Ocha, assieme alla Regla De Ifa e a tutte le altre contaminazioni, costituisce una Via in grado di dare indicazioni sia a chi cerca la felicità attraverso i segreti dell’Iniziazione, sia a chi desidera vivere la sua spiritualità attraverso la devozione quotidiana verso gli Orishas. È a disposizione un articolato sistema oracolare assieme a percorsi e riti, medicamenti e pratiche, in grado di dare risposta a ogni bisogno del credente. Per chiudere questa breve disamina, ovviamente incompleta rispetto a un argomento tanto vasto e complesso, è utile citare i 16 comandamenti de La Regla De Ifa, che ciascun credente, Santeri e Babalawo, sono chiamati a osservare. Essi sono prima di tutto regole di comportamento, indicazioni morali, per una vita armoniosa tra esseri umani.

1  Non dire ciò che non sai
2. Non fare riti che non conosci
3. Non disorientare il prossimo e non condurlo in cammini falsi
4. Non ingannare mai il prossimo
5. Non pretendere di essere saggio se non lo sei
6. Essere umile e non egocentrico
7. Non avere intenzioni negative verso i tuoi simili (non essere falso)
8. Non infrangere tabù
9. Mantieni puliti gli strumenti sacri
10. Mantieni pulito il tempio sacro
11. Tratta bene e con molto rispetto i più deboli
12. Rispetta e tratta molto bene i maggiori (di età e di religione)
13. Rispetta le leggi morali
14. Non tradire un amico
15. Non rivelare segreti
16. Rispetta i tuoi simili, qualsiasi sia la loro posizione sociale

Sitografia:

I 16 COMANDAMENTI DI IFA : https://yorubailemi.it/i-16-comandamenti-di-ifa.html

REGLA DE OSHA Y REGLA DE IFA: https://yorubailemi.it/generalita.html

GLI ORISHAS (SANTI): https://yorubailemi.it/gli-orishas-santi.html

Cuba magica. Origini e attualità della “santerìa” (Elena Zapponi): http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2014/10/cuba-magica-origini-e-attualita-della.html

Siti generali:

http://www.centrocabral.com/

https://strego.blogspot.com/

http://www.cs-italiacuba.org/

http://reglaosha.altervista.org/

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