
Le cose procedevano bene al villaggio, i due ragazzi erano diventati molto affiatati dopo il loro arrivo. Anche il giovane allievo, dopo le varie prove e la lotta contro il lupo nero sembrava essere maturato e la serietà con cui aveva preso il suo incarico di tutore del nuovo arrivato era ben vista agli occhi del Saggio Druido. Il Maestro portava ogni giorno i suoi allievi a superare i propri limiti che, solo il giorno prima, credevano invalicabili. La loro mente si apriva fino a vedere orizzonti poco prima sconosciuti, investigando in maniera sempre più profonda sui loro meccanismi e le loro paure. Il nuovo allievo Bran e il giovane apprendista erano diventati molto uniti, la loro crescita era intrecciata come l’albero e l’edera e spingeva entrambi a cercare di migliorarsi. Il Maestro li osservava da lontano; aveva dato al giovane allievo la responsabilità del nuovo arrivato ed era contento di come quest’ultimo cercava di condividere la sua esperienza con il giovane compagno di viaggio. Era successo, in realtà, che qualche volta avesse cercato di far valere la sua posizione di potere ma il Maestro era subito intervenuto facendogli notare che l’Insegnamento basato sul controllare, comandare e sottomettere non avrebbe portato molto lontano, anzi avrebbe causato una ribellione nel nuovo arrivato, spinto dal vedere nell’ingiustizia la causa di ogni suo fallimento per poi allontanarsi dalla scuola, accusando sia lui che il Saggio Druido di averlo trattato ingiustamente.
Viceversa, il nuovo allievo, nonostante avesse molto rispetto per il suo tutore, si lamentava con il Maestro che il suo compagno non gli dicesse tutto, che lo frenasse: aveva il sospetto si tenesse qualcosa per lui per non farlo avanzare completamente. Il Maestro gli rispondeva semplicemente di constatare i fatti e, se dopo averli analizzati fosse stato ancora convinto di ciò, ovvero che il suo tutore boicottasse il suo progresso, avrebbe potuto tornare da lui ed insieme ne avrebbero parlato con il giovane apprendista. Fino a quel momento, però, non era mai successo, neanche una sola volta, che il nuovo allievo fosse tornato dal Maestro per sostenere la sua causa.
Sia Bran che il giovane allievo, percepivano in quel periodo il Saggio Druido più taciturno del solito e lo vedevano girovagare da solo nei boschi della Foresta Sacra. Un giorno, pensando di essere loro stessi il motivo del suo silenzio, gli chiesero la ragione del suo cambiamento. Il Maestro disse loro: “Il mondo è cambiato… lo sento nell’Acqua… lo sento nella Terra… lo avverto nell’Aria. Sto ricevendo molti messaggi ed ho bisogno di trovare uno spazio interiore per interpretarli rettamente”. Informò comunque i ragazzi che, al più presto, avrebbero scoperto il motivo del suo pensare.
Bran era oramai conosciuto dalla gente del villaggio e la sua indole gentile lo aveva fatto ben volere da tutti; aveva stretto una particolare amicizia con un bambino che, poco prima, tristemente, gli raccontò che da lì a breve, avrebbe dovuto lasciare casa e andare a vivere con lo zio nel villaggio vicino. Il nuovo allievo sapeva che la decisione spettava al Saggio Druido per cui promise al suo giovane amico di parlarne con il Maestro e così fece: “Saggio Maestro, all’interno del villaggio i bambini, quando arrivano ad essere dodicenni, vengono affidati per la loro educazione ad altre famiglie per prepararli al rito d’iniziazione che avviene a diciassette anni, quando possono possedere un’arma. Vorrei capire… perché non possono essere cresciuti dai loro genitori?”. Il Maestro lo guardò severo: “Perché mi fai questa domanda?”. Bran rimase per un attimo sospeso nei suoi pensieri e il Maestro continuò: “Prima di fare una domanda devi saperne il motivo: sei curioso? Vuoi davvero approfondire un argomento? O vuoi solo fare giustizia e, invece di andare dritto al punto, ti avvicini mostrando un sorriso ma portando un coltello sotto il mantello?”. Il nuovo allievo capì all’istante: “Maestro in realtà a volte a me sembra ingiusta questa cosa e non la capisco”. Il Maestro lo guardò e chiese: “Lo fai perché sei preoccupato per il tuo amico o per fargli vedere quanto importante sei tu che riesci ad intercedere con il Druido del villaggio per fargli cambiare idea?”. Il Saggio Druido aveva colto nel segno e, quando Bran ammise che lo aveva fatto per sentirsi importante, il Saggio Druido allora gli disse: “Lascia che ti spieghi una cosa. Nel nostro villaggio i figli sono figli della comunità, non dei singoli genitori; tutti sentono la responsabilità dell’educazione di ogni ragazzo, infatti, è il villaggio che li educa non solo i parenti. Dovresti sapere che, se succede qualcosa alla famiglia d’origine, tutto il villaggio si mobilità per dare una nuova famiglia ai bambini: non esiste infatti la parola orfano nella nostra lingua. Questo agire permette che tutti siano genitori di tutti e che, a loro volta, i figli siano figli di tutti.
Ogni piccola pianta che cresce ha bisogno di un sostegno per crescere dritta; molti genitori si flettono dinnanzi alle lacrime o ai lamenti dei figli e questo fa nascere delle piante storte. Converrai con me che sarebbe un tremendo svantaggio per la vita di questi ragazzi e per la comunità tutta. Noi, infatti, dipendiamo l’uno dall’altro per la nostra sussistenza e non possiamo permetterci di avere piante sbilenche, fragili al vento, non pronte a sostenere le piogge autunnali e le nevicate invernali. È per questo che i ragazzi vengono affidati a delle persone vicine alla famiglia, che possano farli crescere con l’aiuto di tutto il villaggio e con la giusta disciplina. Ricordati, se vorrai diventare un druido che, la cosa giusta da fare, non è quella che accontenta tutti; molte volte la cosa giusta da fare fa infelice qualcuno in quello specifico momento ma, se è la cosa giusta da fare, va fatta e porterà sicuramente buoni frutti. Se vuoi ricevere applausi hai sbagliato percorso, la Via del Druido è lastricata di solitudine. Dovrai imparare a guardare molto lontano nel futuro per essere un druido che possa aiutare la gente.
Parte dell’addestramento era anche legato all’arte della guerra. I due ragazzi, infatti, si stavano allenando con la spada, poiché faceva parte del loro percorso da druidi anche l’addestramento al combattimento. Certo, non dovevano diventare guerrieri ma i rudimenti dell’arte della guerra erano necessari anche per loro: quando era il momento di combattere, nei casi estremi, tutti dovevano dare il loro supporto.
All’improvviso al giovane allievo parve di avere, davanti a sé, una visione e il suo avversario, scorto il momento di debolezza, lo attaccò con precisione e lo fece finire gambe all’aria. Fu così che lo vide lei, disteso a terra tutto impolverato. La giovane druidessa, che mai aveva lasciato il suo cuore e i suoi pensieri, era adesso lì dinnanzi a lui. Il giovane allievo si alzò da terra con un balzo rapidissimo e vide lei: bellissima, con i capelli color delle foglie in autunno, raccolti in una treccia, il suo portamento fiero e quello sguardo che lo rapiva ogni volta che provava a sostenerlo. Cercò di darsi un contegno, si pulì i vestiti impolverati e provò a dire qualche frase che sembrasse appropriata, ma niente gli passava per la mente. Rimase così, immobile, dinnanzi a lei, fino a che la giovane druidessa disse: “Spero che come druido siate meglio di come combattete altrimenti sarete nei guai in futuro”, poi scoppiò in una sonora risata. Bran si fece avanti e si presentò mentre il giovane allievo, ancora imbarazzato per l’impertinenza della giovane druidessa, riuscì a dire: “Come mai siete venuta nel nostro villaggio?”. La giovane ragazza rispose: “Vi dispiace, forse?”. “No, no, non volevo dire questo”, rispose imbarazzato, perdendo anche l’ultimo briciolo di dignità. Poi lei sorrise nuovamente: “Il Maestro mi ha mandato a chiamare, non so ancora il perché ma se venite con me lo scopriremo insieme”. Il giovane allievo non se lo fece ripetere e tutti e tre si diressero insieme alla capanna del Saggio Druido; la curiosità era troppa e probabilmente tutto ciò faceva parte dello strano comportamento dell’ultimo periodo da parte del Maestro. La cosa incredibile fu l’armonia che ritrovarono in pochi secondi, quell’atmosfera allegra di chi si ritrova dopo molto tempo e anche Bran entrò da subito in empatia con la giovane druidessa.
Il Saggio Druido li attendeva seduto sull’uscio della porta. Salutò la giovane allieva con affetto e fece accomodare tutti e tre i ragazzi all’interno. Quando furono tutti seduti disse: “Sono felice che siate venuti tutti e tre insieme. Ho deciso di intensificare l’addestramento, ci aspettano giorni difficili e non possiamo più perdere tempo, ci sarà bisogno di voi e delle vostre qualità magiche per affrontare il nemico che avanza, dobbiamo accelerare i vostri progressi”. Il giovane allievo incuriosito chiese: “Maestro, prepararci per cosa? Non ci sono nemici alle frontiere…”. “Il nemico che dovremmo fronteggiare non arriverà a cavallo, almeno per il momento; il nemico si presenterà sotto forma di una nuova energia e metterà in discussione tutte le nostre credenze. Persino i nostri dei tremeranno al suo passaggio”. La giovane druidessa chiese, con tono preoccupato: “Saggio maestro, ma il nostro popolo oramai da molte lune è legato alle nostre Tradizioni, ai nostri dei: come potranno queste energie riuscire nel loro intento?”. Il Saggio Druido rimase in silenzio, per un tempo molto lungo; sapeva che per i suoi apprendisti sarebbe stato difficile da capire e, se lo era per loro, sarebbe stato impossibile per la loro gente. “Mi dispiace dirvi che queste energie sono già entrate tra la nostra gente con l’arrivo dei romani e che sono arrivate non attraverso la spada ma attraverso simboli. Il loro modello di vita mette in discussione il nostro, usando parole come progresso e innovazione e ci hanno fatti sentire non conformi, barbari. Hanno deriso i nostri dei e le nostre Tradizioni, definendole giochi per bambini, hanno disprezzato il nostro stile di vita, troppo semplice, a loro dire. Molti, tra la nostra gente, li guarda già come modelli: i giovani sono ammirati dal loro esercito, dalla loro sete di espansione. Più di qualcuno ha chiesto di vivere sotto la loro protezione, ha scelto di diventare servitore per un pezzo di pane. Dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per salvare la Foresta Sacra: se essa cadrà nelle loro mani, per noi e il nostro popolo, non ci sarà più speranza. Il vostro addestramento deve essere accelerato ed è per questo che vi ho chiamato. Seguitemi!”.
I quattro si avviarono verso la Foresta Sacra. Camminarono per quasi un’ora e, quando arrivarono ad una radura, il Saggio Druido chiese loro di sedersi ed aspettare il suo ritorno.
La notte avanzava velocemente mentre la luce solare scendeva sui tre ragazzi, immobili, tesi ad aspettare il ritorno del Saggio Maestro. Le stelle intanto erano apparse nel cielo e la luna saliva veloce sopra i rami degli alberi. Per i ragazzi il cielo stellato non aveva più segreti; i druidi erano Maestri astronomi, conoscevano i pianeti con le loro rotazioni e gli astri ed il computo del tempo era effettuato da loro contando il passare delle notti, non dei giorni, come facevano i romani. La loro conoscenza era talmente profonda che erano in grado di prevedere i giorni fasti e nefasti, le indicazioni per la semina e se le piogge sarebbero state abbondanti o meno (1).
Tutti e tre sussultarono guardando le stelle perché lessero lo stesso messaggio di sciagura. Non era chiaro a cosa si riferisse quella sciagura ma i loro pensieri andarono immediatamente alle parole che il Saggio Druido aveva detto loro poco prima.
Aspettarono molte ore prima di rivedere il loro Maestro tornare. Nel frattempo nessuno dei tre disse una parola, sapevano che il momento era sacro e nessuno avrebbe potuto infrangere quella sacralità scambiando parole inutili per alleggerire la tensione di quel momento.
Il Saggio tornò portando con sé una torcia la cui fiamma sembrava illuminare tutta la foresta. Chiese ai tre adepti di seguirlo e camminarono tra le ombre del bosco per diverso tempo prima di arrivare all’imboccatura di una grotta. Il Saggio Druido spiegò loro che sarebbero dovuti entrare, attraversarla tutta ed uscire dalla parte opposta, dove lui li avrebbe attesi. Nell’atto di mostrare l’entrata della grotta, la fiamma si espanse improvvisamente sembrava il Maestro riuscisse a comandare l’intensità del fuoco a seconda delle sue necessità. La cosa che però colpì profondamente la loro attenzione furono le centinaia di serpenti che videro costellare il pavimento della grotta ma nessuno dei tre emise parola, come nessuno si stupì quando il Saggio Druido, sussurrando delle Magiche parole, estinse la fiamma della torcia: d’altronde sapevano che i druidi avevano la completa padronanza del fuoco e anche loro, oramai, avevano imparato molto su quest’arte.
Il Druido sparì nel buio della notte lasciando i tre allievi senza dire una parola aggiuntiva. E adesso che fare…Nessuno dei tre aveva mai visto tanti serpenti insieme. Come avrebbero fatto a camminare all’interno della grotta buia senza calpestarli? Il pensiero di rinunciare non passava nemmeno nelle loro menti: sapevano che questa era la prova da superare per diventare druidi. Quando il Saggio Druido parlava di accelerare l’Insegnamento intendeva questo: “Superare la prova o morire”. Il giovane allievo sentiva che era lui che doveva aprire la strada: i tanti anni alla scuola dei druidi richiedevano adesso il loro pagamento. Sapeva che doveva uscire dal mondo ordinario e calarsi in qualcosa di differente, richiamare quella forza che aveva percepito esistere dentro di lui quando aveva lottato con il lupo nero. La druidessa era silenziosa, non sapeva perché ma si sentiva tranquilla. In cuor suo sapeva che, se il Maestro le aveva assegnato quella prova, era perché loro potevano superarla. Poi guardò il giovane allievo e sentì che poteva fidarsi di lui, che avrebbe dovuto seguirlo ed insieme ce l’avrebbero fatta. Pensò che se quello era l’Amore, era proprio una bella sensazione perché eliminava la paura di morire. Bran, invece, aveva paura; a lui i serpenti non erano mai piaciuti, non sapeva esattamente il perché, ma così era. Il fatto di entrare in quella grotta lo spaventava da morire. L’unica cosa che sapeva, di cui era sicuro, è che se gli altri fossero passati, lui sarebbe andato con loro. Inoltre, se il Maestro era dall’altro lato ad aspettarlo, a costo di morire tra le sue braccia, sarebbe passato. Il silenzio era pesante, tanto quanto il buio che li circondava e così parlò il giovane allievo: “Fratelli, questo è il momento che attendiamo da tutta la vita, ci siamo preparati per questo momento da quando abbiamo iniziato il nostro addestramento. Non entreremo in quella grotta come apprendisti druidi, entreremo in quella grotta come Druidi, entreremo in quella grotta chiedendo l’aiuto di Odino, collegandoci all’energia dell’Oiw che tutto circonda. I nostri fratelli serpenti ci accoglieranno nella loro casa e si sposteranno al nostro passaggio, così che noi non feriremo loro e loro non feriranno noi”. Queste parole uscivano dalla sua bocca, ma non era lui a pronunciarle. Il suo volto sembrava più luminoso, la sua voce più tonante e, nello stupore degli altri due, cominciò ad intonare un canto, prima a voce bassa e poi, via via sempre più forte. Fece due passi in avanti e si sedette all’entrata della grotta.

I due ragazzi rimasero per un po’ ad osservarlo, dopodiché la giovane druidessa si sedette al suo fianco. I due si guardarono e si diedero la mano continuando quel sublime canto. Bran, immobile, li guardava pochi passi indietro e non riusciva ad alzare i piedi dal suolo. Poi si ricordò dei giorni passati insieme, delle risate, dei pianti, della gioia, dei mille discorsi fatti sognando di diventare druidi e di assomigliare, anche solo un po’ al Saggio Druido. E poi quel canto gli ricordava qualcosa, che lo smuoveva nel profondo, che richiamava antichi riti, che donava forza al suo cuore, ma cos’era? Alla fine capì. Stavano pronunciando le Rune una ad una, quasi poteva vederle apparire, in quel buio assoluto, tanta era l’energia emanata. Così raccolse tutto il coraggio che aveva in cuore e fece due passi in avanti. Si sedette di fianco alla giovane druidessa, che lo guardò sorridendogli e gli prese la mano teneramente. Nessuno potrà mai dire quale immensa energia sprigionavano i tre allievi in quel momento, diventati una cosa sola con cielo e terra, immersi completamente nella natura circostante. Nessuno dei tre si mosse quando il primo serpente uscì dalla grotta, salì sulle ginocchia del giovane allievo e s’intrecciò tra le mani dei due ragazzi. La stessa cosa fece un altro serpente e così un altro ancora, finchè tutti e tre furono completamente circondati da serpenti. Nessuno ebbe paura: era tutto così tremendamente normale in quel momento! Quando i serpenti si sciolsero dal loro abbraccio, i tre ragazzi si alzarono e, uno dopo l’altro, entrarono a distanza di qualche minuto, dentro la grotta. Sapevano che avrebbero dovuto fare quel passaggio da soli: quella era la Via dei druidi, bisognava entrare dentro se stessi, bisognava affrontare i propri demoni da soli. Ognuno dei tre sapeva di non essere da solo: adesso, oltre al Saggio Druido, che li aspettava al di là del tunnel, c’era un reale sentimento di fratellanza ad attenderli all’uscita.
All’alba di un nuovo giorno uscirono tutti e tre dalla grotta ma quell’attraversamento non era stato certo facile. Avevano incontrato molti ostacoli nel loro cammino; tutte le loro paure erano state richiamate da quel buio profondo ed erano emerse ad ogni passo per essere affrontate. Il Saggio Druido era lì come promesso. Quando il giovane allievo uscì, il Maestro si fece vicino, gli mise una mano sulla spalla e lo guardò fisso negli occhi. Il giovane sorresse e contraccambiò quello sguardo, come mai aveva fatto prima. Lo stesso fece con la giovane druidessa mentre Bran si sciolse in un pianto e abbracciò il Maestro. Niente sarebbe più stato come prima adesso.
Nessuno commentò quell’esperienza; ognuno sapeva, in cuor suo, cosa aveva attraversato e che non era descrivibile a parole. Tornarono silenziosi al punto da cui erano partiti, tra gli alberi, nel Tempio della Foresta Sacra.
Dopo alcuni momenti di profondo silenzio il Saggio Druido disse: “Questo è solo l’inizio. Il vostro coraggio vi ha spinto laddove pochi uomini arrivano. Molte visioni vi arriveranno nei prossimi giorni, cercate di comprendere i messaggi che vogliono trasmettervi. Esiste una reale fratellanza tra di voi ed oggi l’avete sperimentata, non dimenticalo. Questa è una perla preziosa da estrapolare nelle battaglie a venire”. Quando si alzarono per tornare al villaggio la giovane druidessa si avvicinò al giovane allievo: “Oggi hai dimostrato un grande coraggio e di essere un vero druido, non mi prenderò più gioco di te”. Lui rimase per un attimo imbarazzato, poi le rispose: “Non ci sarei riuscito se tu non fossi stata vicino a me”. I due ragazzi arrossirono e si sfiorarono per un attimo la mano prima di affiancare Bran e il Saggio Druido nella Via verso casa.

(1) Calendario Coligny: Calendario celtico del II secolo d.C.
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