Il termine sodomita richiama alla mente la pratica sessuale con persone delle stesso sesso e secoli di lettura superficiale della Bibbia associano a questa il peccato per cui la biblica città di Sodoma è stata distrutta dal volere divino.
Il vero peccato però è accontentarsi di leggere con superficialità il Testo Sacro e della lettura, spesso dettata da preconcetti di tipo ideologico, che gli interpreti di turno hanno deciso di dare (e, a titolo di cronaca, ricordiamo che fino a non molto tempo fa il magistero cattolico dapprima vietava e poi scoraggiava al popolo la lettura della Bibbia).
Sappiamo che la Tradizione Ebraica ha come fondamento lo studio e l’interpretazione del Testo Sacro, tanto è vero che ai bambini viene insegnata la lingua in cui è scritta la Bibbia a partire da quando compiono quattro anni. Proprio per tale ragione, è proprio questa Tradizione che può aiutarci a dare all’episodio di Sodoma una lettura molto più interessante e (purtroppo) quantomai attuale.
Nel capitolo 18 del libro della Genesi viene narrato che Dio comunica ad Abramo di aver udito un grido salire fino a lui dalla città di Sodoma e che, se appurerà che gli uomini si sono comportati in modo da provocare tale grido, interverrà.
Successivamente i tre Angeli inviati da Dio arrivano a Sodoma e vengono accolti da Lot, genero di Abramo, non senza preoccupazione da parte di quest’ultimo che cerca di nascondere il loro arrivo agli occhi dei suoi concittadini.
L’indomani gli abitanti della città si accalcano fuori dalla casa di Lot e pretendono la consegna degli stranieri: «Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!» (Gn 19, 5). Ah! Direte voi, ecco i sodomiti che si rivelano! Calma, andiamo avanti.
Lot cerca di far ragionare i suoi concittadini perché agli stranieri non venga fatto del male. Senza dubbio qui non si tratta unicamente di rapporti con persone dello stesso sesso, ma si configura l’intenzione di un vero e proprio stupro.
Lot offre addirittura le figlie che non hanno ancora conosciuto uomini (conoscere per l’ebraico biblico significa anche unirsi sessualmente) ma niente, quelli vogliono gli stranieri. Il prosieguo, nonostante l’intercessione di Abramo, è brutale: A lot viene suggerito di fuggire con tutta la famiglia senza voltarsi indietro e la città viene rasa al suolo.
La narrazione biblica ci conduce ad osservare come un elemento chiave debba essere ravvisato proprio nel comportamento degli abitanti di Sodoma nei confronti dello straniero. Lot infatti ospita i tre uomini ma cerca di fare in modo che la cosa il giorno dopo non venga notata:
«Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada» (Gn 19, 2). La sua preoccupazione non è che gli ospiti si lavino i piedi e si ristorino appena arrivati ma si premura che lo facciano il giorno dopo prima di partire, affinché i suoi concittadini non si accorgano che quelle persone erano arrivate il giorno prima.
Il libro della Sapienza ce ne dà conferma affermando che è per l’odio che Sodoma provava verso gli stranieri che venne punita (Sap 19, 13-17). Il profeta Ezechiele va oltre: «Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero». (Ez 16,49)
E il grido? Il motivo per cui è stata presa la decisione della distruzione quale è stato, dove se ne trova menzione? Per sapere qualcosa di più a riguardo dobbiamo interpellare il Midrash (raccolta di testi appartenenti alla Tradizione orale che approfondisce la narrazione della Bibbia). Al capitolo 49 di Genesi Rabbah si legge:
«Anche se io volessi tacere, la condanna della ragazza non me lo permetterebbe. Accadde che due ragazze (di Sodoma naturalmente) scesero per attingere l’acqua alla fonte. Disse una di esse all’altra: Perché hai un aspetto malaticcio? Quella rispose: Sono finite le nostre provviste e noi stiamo per morire. Che cosa fece? Le empì la brocca di farina e scambiò la brocca con quella della compagna. Quando se ne accorsero, la presero e la bruciarono. Come è scritto: Secondo il suo grido. Non dice: il loro grido, ma: il suo grido, cioè il grido della ragazza».
Ecco dunque il vero peccato di Sodoma… Essa simbolizza un mondo in cui non esiste la solidarietà, una società dove il prendersi cura dell’altro e dello straniero è vietato e punito per legge. L’intenzione di stupro è l’atto finale, il simbolo, il risultato di molte e quotidiane scelte: il girarsi dall’altra parte quando si incontra il prossimo e le sue necessità, il rifiuto della comunicazione, dell’apertura e dell’attenzione all’altro conducono inevitabilmente a renderlo un oggetto ed a sentirsi soggetti unici al centro della realtà.
In un momento come questo in cui l’isolamento sociale ed il “guardare l’altro con sospetto” sono non solo tollerati ma incentivati ed i senza tetto vengono scacciati con gli idranti, occorre forse ascoltare come la Tradizione indichi dove tali atteggiamenti possono condurre.
Punto di vista molto interessante ed esplicativo sia della Bibbia che della situazione che stiamo vivendo.