Prescelti!

presceltiSiamo tutti alla ricerca della santità. Basta che ci fermiamo un attimo per far passare qualcuno sulle strisce pedonali, e già ci sentiamo dei supereroi.

Qualsiasi sia la nostra scelta di vita, in qualsiasi luogo andiamo, ci sentiamo seduta stante i prescelti, insufflati da un alito divino che sicuramente il nostro capo sul lavoro o il nostro guru spirituale sapranno riconoscere (se sono veri manager o veri guru, ovviamente).

Sfortunatamente, questo virus colpisce nella maggior parte dei casi i cosiddetti “cercatori spirituali”.

Abbiamo un estremo bisogno di essere riconosciuti dagli altri nelle nostre attività, di essere apprezzati. Più riceviamo questo tipo d’energia, più ripetiamo il mantra a tutti noi familiare: “Finalmente ho trovato la mia strada, finalmente posso realizzarmi”.

Ci accontentiamo delle briciole sotto il tavolo spacciandole per pietre preziose, mendicando una parola gentile, uno sguardo d’ammirazione per il quale siamo disposti ad indossare la maschera più adatta alla situazione.

Quale bisogno può averci portato in questa direzione?

Innanzitutto la ferita psicologica che tutti i bambini si portano nella loro vita: non esserci sentiti (abbastanza) amati. Ciò ci conduce a ricercare in seguito questa attenzione dagli amici, dal compagno o dalla compagna, e addirittura dagli estranei.

Un altro bisogno è collegato al fatto di aver intravisto la verità spirituale della propria nullità, prendendo coscienza di un certo vuoto interiore che spaventa non poco. Così, per non guardare in fondo al “pozzo”, per negazione, rincorriamo l’idea di essere dei prescelti, di essere già speciali così come siamo, aggrappandoci a qualsiasi possibile segno divino che certifichi tale idea. Questa illusione ci dà un attimo d’ossigeno, un po’ di distrazione nell’affrontare realmente la domanda: “Chi sono io?”. Continua a leggere “Prescelti!”

Chi si prenderà cura di te?

selfie_associazione_per_ankhÈ scattata ufficialmente la selfie mania. Ovunque ci giriamo possiamo notare che sono tutti intenti nel gesto rituale ormai più acclamato, dalle nonne ai nipotini.

Le pubblicità dei cellulari non menziona neanche più le qualità telefoniche del mezzo ma semplicemente la qualità della fotocamera, quasi che il telefono fosse diventato non un mezzo di comunicazione ma uno specchio. La cosa triste è che lo specchio riflette il nostro vuoto interiore nascosto da bei sorrisi e da gaudenti abbracci.

Ci accontentiamo della felicità di un momento, coltiviamo sentimenti a forma di selfie che durano il tempo di un click. Ed eccoci allora avvinghiati nell’abbraccio più affettuoso di sempre… e dopo un attimo quasi non ci ricordiamo più il nome di “quella persona” che compare al nostro fianco.

A forza di metterci in posa e coltivare immagini fatte da falsi sorrisi, non riusciamo più a distinguere il falso dal vero, incapaci di guardarci dentro, tanta è la paura del vuoto che possiamo trovare spegnendo anche solo per un giorno lo specchio del selfie-reame.

Tutto ciò che ci circonda è stato costruito per farci vivere in un bellissimo sogno, dove cosa importante e fondamentale è vivere nell’abitudine, nella ripetizione costante dei nostri meccanismi che, per quanto siano noiosi, mantengono sempre viva una forte sensazione di controllo e di benessere. Continua a leggere “Chi si prenderà cura di te?”

Il topolino illuminato

topo_associazione_per_ankhNarra una storiella indiana di un topolino illuminato che per sventura si ritrovò a vagare nel freddo della notte per un alto valico di montagna.

Estremamente infreddolito ed affamato, scorse in lontananza una piccola luce provenire da una grotta non molto distante da lui. Senza pensarci troppo, si diresse subito verso quell’apertura.

Giunto all’ingresso, vide all’interno un vecchio asceta seduto in meditazione vicino al fuoco e con al fianco una sacca colma di cibo.

Il topolino, superando per la fame le sue titubanze, raggiunse i piedi del monaco per spronarlo leggermente con la sua zampina; ma il vecchio non sembrò dargli molto peso, scuotendo semplicemente il piede per allontanarlo.

Il topolino, credendo di avergli fatto solo solletico, gli si rifece appresso scuotendogli con più forza il piede. A questo punto l’asceta aprì gli occhi, vide il topolino, e lo allontanò con più decisione rimproverandolo:

“Topo! Come osi disturbarmi nella mia meditazione trascendentale? Non capisci che io sto raggiungendo l’unione con Dio? Va’ dunque a disturbare qualcun altro!”

Il topolino rimase alcuni secondi a fissare con occhi spiaciuti e increduli il sadu, poi gli disse: Continua a leggere “Il topolino illuminato”

Omaggio a Giordano Bruno

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Alla mente che ha ispirato il mio cuore con arditezza d’immaginazione, piacque dotarmi le spalle di ali e condurre il mio cuore verso una meta stabilita da un ordine eccelso: in nome del quale è possibile disprezzare la fortuna e la morte. Si aprono arcane porte e si spezzano le catene che solo pochi elusero e da cui solo pochi si sciolsero. (…)

Così io sorgo impavido a solcare con l’ali l’immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinché fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere e il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie.

Ma per me migliore è la mente che ha disperso ovunque quelle nubi e ha distrutto l’Olimpo, che accomuna gli altri in un’unica prigione dal momento che ne ha dissolto l’immagine, per cui da ogni parte si espande il sottile aere.

Ma mentre mi incammino sicuro, felicemente innalzato da uno studio appassionato, divengo Guida, Legge, Luce, Vate, Padre, Autore e Via: mentre mi sollevo da questo mondo verso altri mondi lucenti e percorso da ogni parte l’etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti.


Giordano Bruno, De immenso et innumerabilibus, in Opere latine.

Quel vantaggio secondario

vantaggio-secondarioMolte volte viviamo situazioni nella vita al limite del paradosso… sopportiamo con impavido coraggio persone al nostro fianco che ci torturano emotivamente sprezzanti della sofferenza che ci recano, poi quando si allontanano le rincorriamo per paura di perderle. Teniamo in piedi situazioni lavorative (e non solo) ai limiti del masochismo, tanto che chi ci vede dal di fuori può legittimamente pensare alla pazzia!

La cosa risulta evidente con maggiore chiarezza quando la si osserva negli altri. Generalmente teniamo infatti i fari sempre ben accesi ed orientati verso l’esterno, mentre ci assicuriamo di tenere ben chiusa e al sicuro la “stanzetta interiore”: non sia mai che qualche inaspettato raggio di luce possa filtrare e farci vedere in quali modi sofisticati riusciamo continuamente a sabotare la possibilità di essere, anche solo per un attimo, realmente felici.

Ma, ahinoi, per un (terzo) occhio allenato questi meccanismi appaiono molto evidenti, rivelando non di rado scenari apocalittici al limite della credibilità. C’è chi investe tempo ed energie per mettersi in situazioni complicatissime, per poi chiedersi in modo innocente perché sia così difficile vivere; c’è chi si lamenta di essere trattato da tutti come sfigato, sfoggiando nel frattempo con naturalezza una camicia sporca di sugo abbinata a pantaloni della tuta portati in stile fantozziano; c’è chi si indigna per la scarsa sensibilità che riceve dalle persone, per poi passare a fianco di un moribondo in preda ad un attacco di cuore senza nemmeno accorgersene. Gli esempi potrebbero ovviamente continuare facendo invidiare la fantasia.

Sono forse esempi che ci strappano un sorriso, ma svanisce presto se abbiamo l’audacia di scoprire il nostro personale stile con cui ci sabotiamo costantemente. La domanda che nasce dunque spontanea è la seguente: “qual è il vantaggio secondario?” Continua a leggere “Quel vantaggio secondario”

Falsi maestri o falsi discepoli?

falena-fiammaNessuno lo nega, è certamente raro incontrare un vero Maestro.

Chissà perché, però, nessuno si pone mai questa domanda: sono un vero discepolo?

Già, perché è troppo facile lamentarsi di non trovare il giusto Maestro (oppure trovarne uno di dubbia serietà ma far finta di niente) senza provare a mettere in discussione anche se stessi.

Di “fulminati dallo spirito” pronti a vender belle parole per i propri interessi ne è pieno il mondo, peccato che la loro strada porta ben poco lontano, a volte anche verso qualche burrone.

Come dice Vimanalanda nel libro Aghora – alla sinistra di Dio:

“Puoi prendere molta conoscenza da qualsiasi parte, ma finché non la metti in pratica rimane una semplice comprensione intellettuale. Il Guru ti obbliga a impararla, ti fa strisciare con il viso per terra finché non l’hai imparata, se è un vero Guru. Ecco perché dico che quasi nessuna delle persone che si fa chiamare così può essere chiamata Guru.

Alcuni insegnano qualcosa agli studenti che vanno da loro e raccolgono dei soldi per questo. Se sei interessato a prendere soldi da qualcuno non puoi permetterti di offenderlo, altrimenti scapperà immediatamente da qualcun altro. Un vero Guru non si preoccupa del denaro: vuole un discepolo di cui essere orgoglioso. Se necessario lo farà a pezzi per essere certo che impari alcune lezioni. Continua a leggere “Falsi maestri o falsi discepoli?”

Una compagna per tutti i momenti

compagna_sofferenzaPerché siamo così attaccati alla nostra sofferenza? Perché diventa la nostra compagna di viaggio in questa seppur breve vita? Tutti scrivono, leggono, ricercano (a parole) la felicità e la gioia, ma perché allora le prime pagine dei giornali parlano solo di sofferenza?

Perché gli editori sanno bene che mettendo più foto, più sangue, più morti, più tragedia, si vende di più (e sul web si è più cliccati). Da sempre la sofferenza degli altri fa vendere di più. Quale macabro meccanismo agisce allora nell’uomo se è convinto di ambire alla felicità ma ricerca solo notizie che parlano di sofferenza?

Una risposta la troviamo in Gurdjieff: “l’unica cosa da cui l’uomo non vuole separarsi è la sua sofferenza”, intendendo la sofferenza meccanica che include tutte le emozioni negative, ossia la disperazione, il timore nervoso, l’immaginazione distruttiva, l’invidia, la depressione, l’ansia, eccetera… sono tutti stati negativi del centro emozionale. Viviamo nella paura, la paura di vivere, però non cerchiamo di conoscere realmente ciò che ci spaventa, perché abbiamo ancor prima la paura di ciò che potremmo scoprire.

Scappiamo. E quale migliore fuga da noi stessi se non quella di rifugiarci nelle sofferenze altrui? Ci accontentiamo di un barlume di magra e amara felicità momentanea nel pensare “anche questa volta non è toccata a me!”. Ma la vita può essere una roulette russa? Morte tua vita mia?

La sofferenza meccanica, costruita nostro malgadro in anni di faticoso lavoro, ci aiuta a sentirci speciali. Ne parliamo in tutte le occasioni, la sfoggiamo al minimo acciacco; ci lamentiamo per il capo ufficio, per il nostro compagno/a che non ci capisce, per l’aumento delle tasse, per il lavoro che abbiamo o quello che non abbiamo. Tutto ciò ci fa sentire per un attimo vivi, speciali e dà un senso a quel malessere che sentiamo nel più profondo di noi stessi e che ci portiamo dentro da quando siamo nati. Continua a leggere “Una compagna per tutti i momenti”

La constatazione dei fatti

matrix-metodoEccoci al primo passo del primo livello di insegnamenti tramandati (velatamente in alcuni casi, più esplicitamente in altri) da molte correnti iniziatiche. Non temete, anche se potrebbe sembrare un piccolissimo concetto introduttivo, in realtà si entra subito nel vivo.

Non vi è forse argomento più semplice da comprendere quanto ostico da sperimentare: la nuda e cruda constatazione dei fatti. Conditio sine qua non per l’ingresso a pieno titolo in una sfera iniziatica autentica, mette fin da subito a dura prova la nostra presunzione e il nostro orgoglio, meritandosi a pieno titolo l’appellativo di Primo Guardiano della Soglia.

L’unità di misura con cui Madre Cultura* ci ha abituati a giudicare/valutare noi stessi e gli altri è infatti fondata sulla considerazione di emozioni, sensazioni e pensieri utilizzati come mattoncini da assemblare per costruire castelli in aria privi di fondamenta.

La scienza psicologia ha iniziato ad annusare la necessità di rivedere radicalmente questo approccio all’esistenza già a partire dagli anni ’70 attraverso esperimenti e osservazioni di autori come Benjamin Libet e Henri Laborit, i quali hanno destabilizzato seriamente il concetto di oggettività percettiva e di libero arbitrio.**

Non che la sapienza iniziatica abbia bisogno di prove scientifiche (può già vantare millenni di ricerca empirica) ma in qualche modo ci sentiamo sempre un po’ rincuorati quando troviamo conferme condivisibili sulla nostra “triste” condizione esistenziale. Continua a leggere “La constatazione dei fatti”

Tariffe spirituali

falso-guruLa tragicomica relazione tra business e spiritualità non finisce mai di stupire. Nonostante sia sufficiente approfondire anche solo un poco ogni tradizione iniziatica per capire che la compravendita degli insegnamenti sia tassativamente proibita, il mercato delle “sciocchezze altisonanti” è sempre prolifico.

Chiaramente c’è qualcosa di molto radicato – e malato – dentro di noi. Qualcosa che con ostinazione ci spinge ad associare (in)consapevolemente il nostro valore e la nostra autostima con la capacità di generare business. Qualcosa che ci induce ad inseguire il sogno (o incubo) del benessere economico come risoluzione ultima di ogni problema esistenziale. Spesso la nostra visione di noi stessi nelle vesti di un Buddha è in realtà molto più simile ad un turista milionario e spensierato sotto l’ombrellone in una spiaggia tropicale.

Evidentemente, la tanto evocativa immagine di Gesù che scacciava i mercanti dal Tempio con forza e determinazione, non piace molto. Sarebbe stato forse più comodo un Gesù più diplomatico, comprensivo, disposto a scendere a compromessi… magari per tariffe agevolate, o anche solo per offerte libere. Eppure, niente da fare. La furia di Gesù non la si riesce proprio a interpretare diversamente da quella che è stata. Continua a leggere “Tariffe spirituali”

Il lato sinistro dell’Essere

L’articolo che segue è stato scritto per questo blog dagli amici del Centro sperimentale di Tantra Contemporaneo. Li ringraziamo per la condivisione e lasciamo subito la parola a loro…

lato_sinistroL’uomo contemporaneo è abituato a fare affidamento prevalentemente sulle sue capacità razionali. Eppure nella sua struttura sono presenti anche altre potenzialità, che possono arrivare là dove il ragionamento si ferma. È quello che chiamiamo intuizione o lato sinistro dell’Essere.

Prima di spiegare di cosa si tratta, riportiamo un esempio:

“Aspettavo la zia di S. che stava scendendo le scale di casa sua. Ultimamente fatico a relazionarmi con lei perché mi sento guardato dall’alto, giudicato (particolarmente sull’educazione di mio figlio, essendo lei maestra). In quei pochi secondi che mi separavano dall’incontrarla, decido di mettere a fuoco il motivo di questa sensazione, chiudo gli occhi, mi concentro e… paf! Come una bolla che scoppia e rivela qualcosa, vedo la parola scriversi sullo schermo nero che mi si era formato dietro agli occhi: “responsabilità”, la zia ci ritiene degli irresponsabili. Verifico: ripenso alle varie discussioni, scontri, a volte tensioni… quadra perfettamente. Questo tipo di messaggio/risposta è avvenuto in modo insolito (spontaneo e senza sforzi), non era il frutto di una riflessione, di un ragionamento.”

Un modo per riconoscere che è stato il nostro lato sinistro ad avere agito è che la risposta (o conoscenza) non è arrivata attraverso un procedimento logico ma è stata piuttosto un’illuminazione improvvisa. Continua a leggere “Il lato sinistro dell’Essere”

Il nemico visibile

images“Un nemico visibile è sempre preferibile a un nemico invisibile. Io non riesco proprio a vedere quali vantaggi rechi, in questo caso, seguire la politica dello struzzo. Non può costituire un ideale che gli uomini restino eternamente fanciulli, che vivano nell’assoluta cecità per quanto riguarda se stessi, che imputino al vicino tutto ciò che torna loro sgradito, che lo tormentino coi loro pregiudizi e con le loro proiezioni. Quanti sono i matrimoni infelici, che durano per anni, e talvolta anche per sempre, perché l’uomo vede in sua moglie la madre e la donna il padre in suo marito, senza che mai riconoscano la realtà dell’altro! La vita è già tanto difficile che potremmo risparmiarci almeno le difficoltà più stupide. Ma senza un confronto approfondito con chi ci sta dì fronte il distacco delle proiezioni infantili è spesso semplicemente impossibile.”

Carl Gustav Jung – La psicologia della traslazione

Il conto in banca del Buddha

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C’è chi mi dice: “Voglio imparare a sentire il mio cuore, per dare preziosi consigli agli altri e migliorare me stesso. Voglio essere nel silenzio, nell’ascolto…”. In realtà vuole solo assecondare i suoi desideri, incoronare se stesso e confermare il suo ego.

Ma quando scorge l’orrore che si cela dietro le apparenze, quando scopre che mostro è il suo ego, finalmente si accorge che non c’è proprio niente da incoronare. Non puoi incoronare la merda, e ti chiedi come hai potuto sguazzarci dentro così a lungo…

Puoi startene seduto ogni giorno a praticare due ore di yoga, tre ore di vipassana più due di qi qong, ma di per sé potrebbe anche non servire a niente.

Continua a leggere: Il conto in banca del Buddha

Quando ti innamori invece, guarda come ti senti. Qualunque forma di meditazione tu abbia sperimentato in tutta la tua vita probabilmente non è mai riuscita a trasmetterti nemmeno una centesima parte di quello che senti quando ti innamori.

Puoi meditare per anni e non succede niente: perchè? Perchè non c’è amore. E alla fine diventi come una statua con la testa vuota. In effetti, avere la mente libera potrebbe anche essere un vantaggio, ma se è il cuore ad essere vuoto, allora con c’è vita, non c’è passione.

Innamorati, questa è l’unica cosa che conta. Ma non di un essere umano: innamorati di un principio divino.

Continua a leggere “Il conto in banca del Buddha”

(Ir)realizzati e contenti

Una volta il re Janaka sognò di essere un mendicante. Quando si svegliò, chiese al suo maestro Vasishta: “Sono un re che ha sognato di essere un mendicante, o sono un mendicante che ha sognato di essere re?”. Il maestro rispose: “Né l’uno né l’altro, sia l’uno che l’altro. Tu sei e al tempo stesso non sei ciò che pensi di essere. Lo sei perché ti comporti come se lo fossi, non lo sei perché non dura. Puoi essere per sempre un re o un mendicante? Tutto deve cambiare. Tu sei ciò che non cambia. Ma chi sei tu?”. E Janaka disse: “Sì, non sono né un re né un mendicante, io sono il testimone distaccato”.

Allora il maestro aggiunse: “Questa è la tua ultima illusione, l’illusione di essere un jnanin (realizzato), diverso dall’uomo comune e superiore a lui. Ancora una volta ti identifichi con la mente, che in questo caso è una mente beneducata ed esemplare in ogni senso. Finché noti la pur minima differenza, rimani estraneo alla realtà. Ti trovi ancora al livello mentale. Quando se ne va “l’io sono me stesso”, viene “l’io sono tutto”. Quando “l’io sono tutto” se ne va, viene “l’io sono”. Quando “l’io sono” se ne va, soltanto la realtà è e in essa, ogni “io sono” è preservato e glorificato”.

Pensare non è fare, pensare non è essere. Chi, che cosa è il Realizzato? Vasishta non esita a redarguire il suo discepolo riguardo al grande inganno tesogli dalla mente; l’identificazione con ciò che è comodo e a portata di mano: la considerazione di sé.

Così forte è questo pericolo che è necessaria la voce di un punto di vista esterno per rendersene conto, proprio perché le auto giustificazioni e le reti di ragionamenti e buoni sentimenti che la mente può intessere per il proprio uso e consumo possono diventare inattaccabili. Essi vogliono un’unica cosa: il mantenimento dello Status Quo. Continua a leggere “(Ir)realizzati e contenti”

Il Presente è arrivato

vivere-il-momento-presente– Toc toc.

– Chi è?

– Sono io, il Momento Presente.

– Sapevo che saresti arrivato, sei il benvenuto! Ho letto di te su alcuni libri…

– E prima di apprendere dai libri della mia esistenza non ti eri mai accorto di me?

– No, non ci avevo mai fatto caso.

– Beh, è già un inizio… Almeno sei sincero.

– Sono contento però di conoscerti! Sai a volte sono proprio in ansia per situazioni della vita e concentrarmi sul presente mi aiuta a diminuire lo stress.

– Ti lascio ai tuoi psicodrammi, torna pure a dormire. Buon sonno…

– No aspetta!!! Che ho detto di male?

– Non hai la minima idea di cosa tu sia veramente, ti accontenti di leggere su qualche libro di piccoli mezzucci e tecniche da cercatore della domenica, le tue reazioni si susseguono meccaniche in quello che tu chiami vita e che è solo uno stato di semiveglia permanente… Avevo intravisto la possibilità che tu potessi diventare qualcos’altro ma evidentemente mi sbagliavo.

– … chi sei tu per parlarmi in questo modo?…

– Tu chi credi che io sia? Continua a leggere “Il Presente è arrivato”

Homo Evolution?

Papalagi_TuiaviiInutile negarlo. Anche quando ostentiamo un po’ di umiltà culturale, sotto sotto lo sappiamo di far parte della più elevata forma di civiltà mai raggiunta prima dall’essere umano.

Non c’è ambito in cui non eccelliamo: tecnologia, scienza, economia, filosofia, spiritualità. Siamo proprio fieri di appartenere a questa spiecie evoluta, e siamo dispiaciuti che non tutte le persone al mondo si siano ancora adeguate a questo bellissimo sogno realizzato.

Poi però, ogni tanto, appare qualche troglodita che se ne va in giro mezzo nudo e (soprattutto) senza un conto in banca, e con irriverente semplicità ci spara in faccia il suo punto di vista sulla nostra maestosa civiltà.

È questo il caso del capo Tuiavi di Tiavea delle isole Samoa che agli inizi del 1920 – quando i missionari e i coloni cercarono di fargli comprendere quanto fosse involuta e misera la sua cultura – prese per buone le loro parole ma decise di recarsi in Europa per osservare di persona tutta questa magnificenza.

Al termine del suo viaggio però, stilò un resoconto dettagliato al suo popolo su quello che aveva visto, su come il Papalagi (l’Uomo Bianco) trascorre la sua splendida esistenza. Qui di seguito ne riportiamo alcuni estratti:

Il Papalagi si preoccupa costantemente di ricoprire bene la sua carne. […] Una ragazza, per quanto bella, anche quanto la più bella delle vergini delle Samoa, ricopre il suo corpo, in modo che nessuno lo possa vedere o possa trarre piacere alla sua vista. La carne è peccato. […] Così dichiarano le sacre leggi morali dell’uomo bianco. […]
Continua a leggere “Homo Evolution?”

Siamo solo concime (per il momento…)

Quercia-rossaNel libro La mia fanciullezza con Gurdjieff, Fritz Peters condivide con il lettore i suoi ricordi più preziosi. Uno di questi è particolarmente interessante perchè mette il dito nel nervo scoperto della nostra cultura religiosa:

[Gurdjieff] mi chiese di guardare fuori dalla finestra e di dirgli quello che vedevo. Risposi che l’unica cosa che vedevo era una quercia. E cosa c’era su quella quercia?

Glielo dissi: “ghiande”.

“Quante ghiande?”

[…] Dissi che pensavo che ce ne fossero parecchie migliaia.

Fu d’accordo, poi mi domandò quante ghiande sarebbero diventate delle querce. Risposi che pensavo che solo cinque o sei, forse meno, sarebbero diventate alberi.

Assentì, aggiungendo: “Forse solo una, forse nessuna. Si deve imparare dalla Natura. L’uomo è anche un organismo. La Natura fa molte ghiande, ma la possibilità di diventare alberi esiste solo per poche di loro. Lo stesso accade all’uomo – molti uomini nascono, ma solo pochi crescono. La gente pensa che questo sia uno spreco, che la Natura sprechi. Non è così. Il resto diventa fertilizzante, ritorna nella terra e crea possibilità per un maggior numero di uomini autentici. Continua a leggere “Siamo solo concime (per il momento…)”

In Lode dell’Asino

Giordano_BrunoO sant’asinità, sant’ignoranza,
santa stoltezza e pia devozione,
qual sola puoi far l’anime si buone
che umano ingegno e studio non l’avanza.
Non giunge faticosa vigilanza
d’arte qualunque sia o invenzione,
né dei sapienti contemplazione,
al ciel dove ti edifichi la stanza.
Che vi val (curiosi) lo studiare,
voler sapere quel che fa la natura,
se gli astri son pur terra, fuoco e mare?
La santa asinità di ciò non cura,
ma con man giunte e in ginocchio vuol stare
aspettando da Dio la sua ventura.
Nessuna cosa dura
eccetto il frutto dell’eterna requie,
la qual ci dona Dio dopo le esequie.

Giordano Bruno

Continua a leggere “In Lode dell’Asino”

Nuova app iDio, e ti togli ogni problema

app_iGod_applicazione_divinaIl tempo è finalmente giunto. La tecnologia ha superato ogni aspettativa ed ha trovato il modo di metterci direttamente in contatto con il Creatore… è nata l’applicazione iDio.

Grazie a questa insuperabile app non abbiamo più bisogno di metterci alla ricerca di un qualsivoglia cammino spirituale o metodo di ricerca interiore. Possiamo finalmente appendere al chiodo quella nostra sciocca inquietudine sul reale senso della vita.

La conoscenza di sé è ormai divenuta demodé. In pochi semplici clic possiamo ora accedere ai significati più reconditi di noi stessi e di ciò che stiamo vivendo, ottenendo in un batter d’occhio le risposte a tutto.

Facilissimo. Basta aprire l’applicazione e digitare nell’apposito spazio una breve descrizione di ciò che stiamo vivendo e che non riusciamo a capire, et voilà: significato e consiglio di azione compariranno nella schermata successiva.

Per esempio: “il mio vicino di casa parcheggia a volte la sua auto leggermente fuori dal suo spazio e per me a volte è scomodo aprire la portiera della mia auto”.

Responso possibile significato: “devi imparare a far rispettare il tuo cuore e la tua grande generosità dall’invadenza dell’egoismo altrui”.

Responso possibile consiglio: “alla prossima occasione apri la portiera con forza in modo da bollare la sua auto, poi fingi di essere desolato e di non capire come sia potuto succedere dato che gli spazi sono stati definiti apposta”.

Altro esempio: “per uscire questa sera sono indecisa tra lo smalto rosso e quello blu”. Continua a leggere “Nuova app iDio, e ti togli ogni problema”

L’imprevedibile…

Lao_TzuEsiste una leggenda che narra di due amici vissuti durante la dinastia Han.

I due facevano parte di una casta elevata, il loro cuore era nobile. Erano cresciuti insieme, con temperamenti molto diversi. Una delle particolarità più belle della Cina antica è che facilmente si riusciva a rimanere in rapporto profondo anche con persone molto diverse da sé. Le differenze non erano solo accettate, ma addirittura ricercate strenuamente.

Uno dei due aveva un temperamento mite, tranquillo, pacifico. Era dedito ad attività meditative e devozionali. Il secondo era uno studioso, una persona di carattere, forza morale, dedito ad una ricerca attiva della trascendenza.

I due per diverso tempo ricercarono un maestro che potesse insegnare loro ad utilizzare il magico Libro dei Mutamenti, l’I Ching , attraverso pratiche e studi a loro più affini, ma non ebbero successo.

Un giorno il primo dei due andò dall’altro e gli disse:

“Amico mio, ho saputo una cosa incredibile!”

L’altro lo incentivò a parlare. Continua a leggere “L’imprevedibile…”

A proposito dei veri Maestri

vero_maestroDalla lettura del secondo volume autobiografico di Omraam Mikhaël Aïvanhov – “Alla scuola del Maestro Peter Deunov” – emergono interessanti prospettive sulla figura di colui che potrebbe essere definito un vero Maestro spirituale.

Per tale ragione vi riportiamo qui di seguito alcuni pensieri dell’autore, da noi liberamente estrapolati e collegati:

In un essere di grande spiritualità, la cosa più sorprendente non è la perfezione dei tratti. Quali che siano i suoi tratti, la vera bellezza di quell’essere è nella sua luce, in tutto ciò che da lui emana. Anche quando il Maestro tace, tutto il suo essere parla; e quando lui parla, tutto il suo essere viene a sottolineare la sua parola. Egli è un libro vivente. I libri, una volta letti, vengono riposti su uno scaffale e dimenticati. I libri viventi invece non permettono che li si dimentichi, si impongono continuamente alla vostra memoria. Sono questi libri a farvi comprendere la differenza che esiste tra un sapere intellettuale e un sapere vivo.

Un’altra cosa che colpisce di un Maestro sono il ritmo, l’armonia che introduce con i gesti, la parola e l’atteggiamento. Un simile ritmo non lo si costruisce artificialmente, non appare per caso in un essere: è il risultato di una grande conoscenza delle leggi della vita. Un Maestro non abbandona mai il suo atteggiamento semplice e vero, non esce mai da quell’armonia, da quel ritmo meraviglioso che dà peso e significato a tutto quel che fa. Egli non è mai indifferente a quello che accade intorno a lui, ma mentre in alcune circostanze gli altri si preoccupano e si agitano, egli conserva sempre lo stesso ritmo. Continua a leggere “A proposito dei veri Maestri”

L’ateo devozionale

DevotionE chi lo dice che chi crede in Dio percorre indiscutibilmente un cammino spirituale?

Secondo un insegnamento chassidico perfino il comandamento più importante – credere in Dio – può essere realizzato attraverso la sua disobbedienza. In alcune circostanze la “trasgressione” della fede in Dio può rivelarsi infatti molto più costruttiva e… devozionale.

Spiegano i saggi che se una persona bisognosa chiede aiuto a qualcuno che crede in Dio, questi può fare uso di parole pietose come: “Abbi fede e abbandonati nelle mani di Dio”. Invece, colui che non crede deve agire come se non vi fosse più nessuno al mondo cui questa persona possa ricorrere e, pertanto, sente la responsabilità di aiutarla con tutte le sue forze.

Il fatto di non credere in Dio può produrre allora un effetto migliore di quello che si avrebbe nell’avere fede in Lui, dato che la vera devozione a Dio si manifesta nell’aiuto del prossimo. Quindi, colui che nella disobbedienza al comandamento si sente responsabile per il mondo che lo circonda, può essere in molte situazioni più devoto alla vita di colui che si reputa un fedele.

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