I tipi di uomo – La Quarta Via (cap. 8)

L’uomo, in relazione alle funzioni e agli stati di consapevolezza e dal punto di vista della sua possibile evoluzione, è diviso in sette categorie. Le persone nascono soltanto in una delle prime tre categorie.

P.D. Ouspensky. (1)

derviscioLa divisione dell’uomo in 7 categorie permette di spiegare molte cose che non potrebbero essere comprese altrimenti. Questa divisione è una prima applicazione all’uomo del concetto della relatività. Cose apparentemente identiche, possono essere del tutto differenti, secondo la categoria di uomini da cui dipendono o in relazione alla quale si considerano.

Secondo questa concezione tutte le manifestazioni interiori ed esteriori dell’uomo, tutto ciò che gli è proprio, tutte le sue creazioni, sono ugualmente divise in sette categorie: il sapere, l’arte, la religione.

Uomo n. 1

L’uomo n. 1 ha il centro di gravità della sua vita psichica nel suo centro motore. È l’uomo del corpo fisico, in cui le funzioni dell’istinto e del movimento predominano sempre sulle funzioni del sentimento e del pensiero.

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La legge dell’accidente – La Quarta Via (cap. 7)

Il vostro essere attrae la vostra vita. (1)

Maurice Nicoll

La vita dell’uomo-macchina, dell’uomo che non può fare, che non ha volontà o scelta, è controllata dall’accidente, perché le cose nella vita ordinaria accadono meccanicamente, accidentalmente; in esse non c’è ragione. E, proprio come la vita esterna dell’uomo è controllata da influenze esterne accidentali, così la sua vita interiore è anch’essa controllata da influenze sia interne che esterne che sono ugualmente accidentali.

DadiLa gente crede che gli accidenti siano rari, ma in realtà la maggior parte delle cose che le accade è accidentale. Cosa significa accidente? Significa una combinazione di circostanze che non è dipendente dalla volontà dell’uomo stesso né dalla volontà di un’altra persona, né dal fato (come invece per esempio è il caso della nascita e dell’educazione), né dalle azioni precedenti dell’uomo stesso.

Nella vita umana le cose accadono in base a tre leggi: Continua a leggere “La legge dell’accidente – La Quarta Via (cap. 7)”

L’importanza di uno scopo – La Quarta Via (cap. 6)

La maggior parte degli addormentati diranno naturalmente di avere uno scopo e di seguire una direzione definita. Se un uomo si rende conto che non ha uno scopo e che non va da nessuna parte, è segno che si avvicina ad un risveglio; è segno che il risveglio diventa realmente possibile per lui. Il risveglio di un uomo ha inizio dall’istante in cui si rende conto che non va da nessuna parte e che non sa dove andare.

P. D. Ouspensky (1)

Uno dei primi passi che il lavoro richiede è comprendere ciò che vogliamo. La comprensione è la forza più grande a nostra disposizione che ci può cambiare. Più abbiamo comprensione, migliori saranno risultati dei nostri sforzi.

Possiamo immaginare di andare in un gran negozio con parecchi reparti diversi: dobbiamo sapere ciò che vogliamo comprare. Ma prima di tutto dobbiamo sapere cosa c’è nel negozio, altrimenti ci potrà capitare di chiedere delle cose che non ci vengono vendute.

È necessario ricordare sempre perché abbiamo cominciato. Vogliamo avere cose che possiamo ottenere dalla vita ordinaria o cose diverse? Vale la pena tentare? La nostra capacità di immaginare, generalmente usata in maniera tanto sbagliata, ci può aiutare in questo caso. Nello specifico, ci può aiutare a vedere se veramente vogliamo ciò che diciamo di volere oppure no, perché molto spesso vogliamo qualcosa di diverso o non ci rendiamo conto che una cosa ne porta con sé un’altra.

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L’identificazione – La Quarta Via (cap. 5)

Ouspensky sottolineò vigorosamente il fatto che l’identificazione era un nemico formidabile ed estremamente sottile. Esso permeava le nostre vite in tale misura che si poteva dire che si passava da un’identificazione all’altra quasi senza soluzione di continuità. Ciò che rendeva particolarmente difficoltosa la lotta era la tendenza all’identificazione ad assumere vesti onorevoli, lasciandoci credere di essere nostra amica e qualcosa di cui non potevamo fare a meno.

K. Walker 1

Parlando in generale, si può affermare con certezza che per una cosa che l’uomo ricorda, ve ne sono sempre dieci, ben più importanti, che dimentica. Per questo, le sue opinioni e i suoi punti di vista sono privi di qualsiasi stabilità e precisione. L’uomo non ricorda ciò che ha pensato o detto, e non ricorda come ha pensato o come ha parlato.

Gurdjieff-Whell-of-Imagination-bannerCiò è, a sua volta, in rapporto con una delle caratteristiche fondamentali dell’atteggiamento dell’uomo verso se stesso e verso gli altri, vale a dire: la sua costante identificazione a tutto ciò che prende la sua attenzione, i suoi pensieri o i suoi desideri, e la sua immaginazione.2

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Le emozioni negative – La Quarta Via (cap. 4)

La nostra reazione alle cose svela la nostra schiavitù.

A.R. Orage 1

Quando una qualsiasi nostra espressione, che sia un’emozione o un pensiero, viene da sola – ovvero non è controllabile da parte nostra – significa che siamo in suo potere: è questa espressione a controllare noi, e non viceversa.

Considerando che la direzione del lavoro interiore è quella di diventare padroni di se stessi, diventa di fondamentale importanza iniziare a familiarizzare con tutti gli elementi che al momento muovono i fili della nostra marionetta, ogni giorno, in ogni momento.

Emozioni NegativeControllare le emozioni è una cosa difficilissima, impossibile fino a che non comprendiamo abbastanza della loro manifestazione e del loro innesco in noi stessi. Per questo motivo, fin dal principio dell’osservazione della funzione emozionale, ciò che possiamo fare è cercare di arrestare una particolare manifestazione di emozioni in noi stessi: quella delle emozioni sgradevoli.

Per molta gente questa è una delle cose più difficili perché le emozioni spiacevoli vengono espresse così rapidamente e così facilmente da non poterle afferrare. Eppure, se non ci proviamo, non possiamo veramente osservare noi stessi. Continua a leggere “Le emozioni negative – La Quarta Via (cap. 4)”

Siamo solo concime (per il momento…)

Quercia-rossaNel libro La mia fanciullezza con Gurdjieff, Fritz Peters condivide con il lettore i suoi ricordi più preziosi. Uno di questi è particolarmente interessante perchè mette il dito nel nervo scoperto della nostra cultura religiosa:

[Gurdjieff] mi chiese di guardare fuori dalla finestra e di dirgli quello che vedevo. Risposi che l’unica cosa che vedevo era una quercia. E cosa c’era su quella quercia?

Glielo dissi: “ghiande”.

“Quante ghiande?”

[…] Dissi che pensavo che ce ne fossero parecchie migliaia.

Fu d’accordo, poi mi domandò quante ghiande sarebbero diventate delle querce. Risposi che pensavo che solo cinque o sei, forse meno, sarebbero diventate alberi.

Assentì, aggiungendo: “Forse solo una, forse nessuna. Si deve imparare dalla Natura. L’uomo è anche un organismo. La Natura fa molte ghiande, ma la possibilità di diventare alberi esiste solo per poche di loro. Lo stesso accade all’uomo – molti uomini nascono, ma solo pochi crescono. La gente pensa che questo sia uno spreco, che la Natura sprechi. Non è così. Il resto diventa fertilizzante, ritorna nella terra e crea possibilità per un maggior numero di uomini autentici. Continua a leggere “Siamo solo concime (per il momento…)”

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