La nostra reazione alle cose svela la nostra schiavitù.
A.R. Orage 1
Quando una qualsiasi nostra espressione, che sia un’emozione o un pensiero, viene da sola – ovvero non è controllabile da parte nostra – significa che siamo in suo potere: è questa espressione a controllare noi, e non viceversa.
Considerando che la direzione del lavoro interiore è quella di diventare padroni di se stessi, diventa di fondamentale importanza iniziare a familiarizzare con tutti gli elementi che al momento muovono i fili della nostra marionetta, ogni giorno, in ogni momento.
Controllare le emozioni è una cosa difficilissima, impossibile fino a che non comprendiamo abbastanza della loro manifestazione e del loro innesco in noi stessi. Per questo motivo, fin dal principio dell’osservazione della funzione emozionale, ciò che possiamo fare è cercare di arrestare una particolare manifestazione di emozioni in noi stessi: quella delle emozioni sgradevoli.
Per molta gente questa è una delle cose più difficili perché le emozioni spiacevoli vengono espresse così rapidamente e così facilmente da non poterle afferrare. Eppure, se non ci proviamo, non possiamo veramente osservare noi stessi.
Arrestare la manifestazione delle emozioni negative è il primo passo, dove per emozione negativa intendiamo tutte le emozioni sgradevoli, violente e deprimenti. In un secondo momento le emozioni negative verranno studiate facendone elenchi, scoprendo le loro relazioni e cercando di comprendere che sono assolutamente inutili. In terzo luogo, dopo una certa quantità di studio e di osservazione, sarà possibile arrivare alla conclusione che possiamo liberarci di loro, che non sono obbligatorie.
Qui il Sistema è di aiuto perché mostra che in realtà non esiste un centro reale per le emozioni negative, ma che esse appartengono ad un centro artificiale in noi che abbiamo creato dall’infanzia imitando persone con emozioni negative da cui eravamo circondati. Altre però possono essere essenzialmente nella nostra natura, in quanto ognuno di noi ha inclinazioni diverse in un senso o in un altro. Le emozioni possono essere divise in gruppi: una persona può essere più incline per un gruppo e un’altra per un altro gruppo. Per esempio, alcuni hanno un’inclinazione per diverse forme di paura, altri per varie forme di rabbia.
Può sembrare strano, ma è importantissimo comprendere che tutte le emozioni negative sono assolutamente inutili. Non servono ad alcuno scopo utile, non ci danno la conoscenza di cose nuove e non ci portano più vicini a cose nuove. Non ci danno energia ma, al contrario, ce la fanno consumare rapidamente e creano illusioni spiacevoli. Arrivano persino a rovinare la salute fisica.2
Ouspensky disse che Gurdjieff si era spesso soffermato sulla parzialità che l’uomo rivelava verso le proprie pene e quelle delle altre persone, e aveva notato che l’ultima cosa che l’uomo era disposta ad abbandonare era la sua sofferenza. In talune occasioni poteva anche consentire a rinunciare ai suoi piaceri, mentre la sua stessa costituzione lo induceva ad afferrarsi con la più grande possessività e tenacia alle sue sofferenze. Era evidente che chiunque desiderasse svilupparsi avrebbe dovuto sacrificare le sue disgrazie e le sue sofferenze poiché un’identificazione con delle emozioni negative comportava un enorme spreco di energia nervosa, uno spreco che era assolutamente necessario evitare. Ouspensky disse che l’identificazione con le emozioni negative provoca una tale devastazione nelle nostre vite da rendere consigliabile la compilazione di un elenco di quelle emozioni particolarmente spiacevoli alle quali eravamo predisposti in modo speciale. Tutti, egli disse, hanno le loro emozioni negative preferite, e per questo era necessario conoscerle meglio.3
Spesso inventiamo cause per un’emozione allorché c’è già l’emozione. Crediamo che l’emozione sia prodotta in noi da qualcosa all’esterno, mentre in realtà essa è in noi; noi solamente cerchiamo dopo una causa, e in tal modo la giustifichiamo.
Le cause esterne infatti rimangono le stesse, ma qualche volta producono in noi un’emozione negativa e qualche volta no. Perché? Perché le cause reali sono in noi, all’esterno esistono solo le cause apparenti.4
Le emozioni negative sono i migliori veicoli del male, in quanto sono una delle cose più meccaniche che abbiamo.5
Naturalmente le emozioni negative vanno differenziate dalle emozioni istintive, che possono essere negative ma a buon diritto.
Nel primo caso, come accennato, esse non hanno un centro reale; nel secondo caso si parla invece di centro istintivo, un guardiano naturale che ci avverte di potenziali pericoli.6
L’ILLUSIONE DEL CONTROLLO
Uno dei più comuni errori in cui le persone incorrono è l’illusione di poter impedire che le emozioni negative sorgano. Nulla di più sbagliato: esse non sono controllabili.
La funzione intellettuale infatti, che ci permetterebbe ipoteticamente di bloccare l’insorgenza dell’emozione, è la nostra funzione più lenta, mentre quella emotiva, insieme a quella istintiva e motoria, è assai più rapida del pensiero ed è perciò impossibile cogliere le emozioni con il pensiero.
Ci sono parecchie cose che dobbiamo sapere e metodi che dobbiamo studiare prima di cominciare la vera e propria lotta con le emozioni negative. Non esiste via diretta, dobbiamo apprendere metodi indiretti su come attaccarle.
Innanzi tutto dobbiamo cambiare diversi nostri atteggiamenti mentali che sono più o meno in nostro potere. Abbiamo troppo punti di vista sbagliati sulle emozioni negative: le troviamo necessarie, o belle, o nobili. Sovente le esaltiamo. Quando la nostra mente avrà cessato di esaltarle o giustificarle, allora poco a poco riusciremo a trovare il modo di combatterle, una ad una. Una persona trova più facile lottare contro una particolare emozione negativa, ad un’altra riesce più facile con un’altra. Dobbiamo cominciare con la più facile per noi stessi, per poi arrivare alla più difficile.
È essenziale comprendere che le emozioni negative sono sempre basate su qualche tipo di licenza, su un tipo di indulgenza verso se stessi: uno fa concessioni a se stesso. E se uno non si concede paure, si concede rabbia. Se non si concede rabbia, si concede compassione di sé.7
La nostra peggiore illusione è credere che le emozioni negative siano prodotte dalle circostanze, mentre tutte le emozioni negative sono in noi, dentro di noi. Questo è un punto importantissimo. Pensiamo sempre che le nostre emozioni negative siano prodotte per colpa di altra gente o per colpa delle circostanze. Pensiamo sempre così, le nostre emozioni negative sono in noi stessi e sono prodotte da noi stessi. Non esiste assolutamente una sola ragione inevitabile per cui l’azione di qualcun altro o qualche circostanza debba produrre un’emozione negativa in me. È soltanto una mia debolezza. Nessuna emozione negativa può essere prodotta da cause esteriori se noi non lo vogliamo. Abbiamo emozioni negative perché le permettiamo, le giustifichiamo, le spieghiamo con cause esterne, e in tal modo non lottiamo contro di esse.
In realtà siamo tanti ansiosi di tenercele per abitudine: siamo troppo abituati ad esse, non possiamo dormire senza di esse. Cosa farebbero tante persone senza emozioni negative? Ecco perché la lotta contro le emozioni negative richiede moltissimi sforzi: l’abitudine è troppo forte.8
EMOZIONI NEGATIVE ED ENERGIA
Se potessimo arrestare l’espressione di emozioni negative risparmieremmo energia e non ne sentiremmo mai la mancanza. La nostra macchina può produrre abbastanza energia, ma noi possiamo sprecarla arrabbiandoci o irritandoci o qualcosa del genere, e allora ce ne rimane assai poca.
L’organismo normale produce energia più che sufficiente non soltanto per tutti i centri ma anche per l’immagazzinamento. La produzione va bene, la spesa è sbagliata. Queste perdite vanno studiate perché con determinati tipi di perdite non vale la pena procedere finché esse non vengono arrestate, in quanto più energia uno accumula, tanta più ne perde. Sarebbe come versare acqua in un setaccio. Alcune emozioni negative producono esattamente tali perdite, anche se si manifestano per soli cinque minuti o addirittura per cinque secondi.
Le emozioni negative sono tutte segni di debolezza. Il fatto che non abbiano un centro reale è una fortuna per noi, perché se lo avessero, come le emozioni istintive, non ci sarebbe per noi nemmeno una sola possibilità. Dobbiamo tuttavia iniziare con la giusta comprensione: finché pensiamo che le emozioni negative sono utili, o addirittura inevitabili per l’espressione di noi stessi, non possiamo fare nulla. Il terreno deve essere preparato preventivamente: quando ci siamo in mezzo, non è possibile arrestare l’emozione negativa, è già troppo tardi.
Nella preparazione alcuni io intellettuali, liberi dal centro emozionale, possono aiutarci a vedere le cose imparzialmente. Possono dire: “Ho avuto questa emozione negativa per tutta la vita. Ne ho ricavato un solo soldo? No. Ho soltanto pagato, pagato, pagato. Ciò significa che essa è inutile.”9
L’osservazione di tutte le forme di emozioni negative diede risultati veramente sorprendenti. Anche i membri del gruppo che si vantavano di essere di indole allegra e tranquilla scoprivano continuamente in loro irritazione, gelosia, invidia, collera, e disapprovazione degli altri. Divenendo più esperti nell’autosservazione, acquistammo una sempre maggiore familiarità con quelle sgradevoli sensazioni fisiche che accompagnavano le nostre varie emozioni negative, e imparammo con quanta rapidità i veleni che esse generavano permeavano i nostri corpi. A prezzo di un’amara esperienza imparammo anche che il lasciar passare un’emozione negativa prosciugava in noi ogni energia, e questo rese superflui gli ammonimenti di Ouspensky a tale riguardo. A volte sentivamo concretamente l’energia uscire da noi e apprendemmo a nostre spese che una volta che c’eravamo concessi a questo tipo di emozioni, e questo succedeva con molta frequenza, non avevamo alcuna possibilità di liberarcene. Restavamo in loro potere fino a quando non si fossero esaurite autonomamente. La sola speranza per evitare di cadere così facilmente preda delle emozioni negative sembrava risiedere in una acuita sensibilità ai primi segni del loro avvento, che ci consentisse di scostarci in tempo. Se attendevamo troppo prima di farlo ci ritrovavamo completamente in loro potere.10
Molte volte ci sentiamo sollevati esprimendo rabbia e irritazione. Questo perché c’è un verme in noi che vuole esprimere se stesso. Quando esso esprime se stesso noi proviamo sollievo, ma in questo modo esso diviene più forte e ha sempre maggior controllo su di noi. In realtà il sollievo dello sfogo è un’illusione: esso ci fa perdere energia.11
Il produttore di energia non può cambiare ma, pur restando il medesimo, è possibile aumentarne il rendimento. (…) Risparmiando energia e imparando a spenderla bene, un uomo può diventare cento volte più forte di un atleta. Così è per ogni cosa. L’economia può essere praticata anche in campo psichico e in campo morale.12
L’energia può essere tolta dai posti giusti e posta in posti sbagliati da emozioni negative. Finchè uno non può controllare le emozioni negative, egli non può controllare nient’altro. C’è un solo modo per risparmiare energia e parecchi modi per sprecarla. 13
L’espressione di emozioni negative è sempre meccanica, perciò non può mai essere utile, mentre al contrario la resistenza ad essa è consapevole. Quando ci rendiamo conto che nessun altro è responsabile per la nostra irritazione, poco a poco cominceremo a sentire in maniera diversa. Può darsi che dovremo spendere un certo ammontare di energia per controllare qualche emozione, ma il momento dopo, visto che non avremo speso energia per questa emozione inutile, il controllo aumenterò la nostra energia. Questa è l’azione chimica del controllo.
Attenzione a non confondere tuttavia la soppressione delle emozioni negative con la non espressione delle stesse: nel primo caso non potremo contare di risolvere qualcosa, perché prima o poi quanto è stato soffocato salterà fuori. Nel secondo caso si tratta di accompagnare la non espressione con un lavoro di ricerca di ragioni, con un pensare correttamente.14
LE EMOZIONI NEGATIVE NELLE RELAZIONI
Dovremmo iniziare a utilizzare l’energia sollecitata dalle tensioni con gli altri; (…) E le emozioni negative non sono solo quelle più violente e opprimenti, come il risentimento, la rabbia e l’abbattimento. Le varie sfumature di sentimentalismo sono altrettanto negative.15
Una emozione negativa piuttosto ricorrente è il fastidio provato verso altre persone.
La critica degli altri può essere una cosa assai opprimente e più difficile da arrestare di quanto creda la gente. Si può fare soltanto una cosa: prenderlo dal punto di vista del profitto personale. Questo atteggiamento critico ci dà qualcosa o no? Vedrete che non vi dà nulla. Spesso dimentichiamo la faccenda del profitto personale, ma è l’unico criterio. Qualche volta spendiamo sforzi enormi, tempo ed emozioni in cose da cui non possiamo trarre alcun vantaggio. È la stessa cosa che criticare il tempo.
Esprimendo il fastidio per le persone possiamo creare la causa di altro fastidio. Cerchiamo di coglierci in questa situazione. Quando esprimiamo fastidio, cerchiamo di vedere che lo facciamo non perché ci rendiamo conto che non possiamo farne a meno ma perché inganniamo noi stessi pensando che lo facciamo per uno scopo: vogliamo cambiare le cose, la gente non dovrebbe fare questa cosa e causarci fastidio e così di seguito. Ma dopo che l’abbiamo espresso, può diventare peggiore, ci può infastidire ancora di più.
È completamente inutile produrre risultati sbagliati. Se riflettiamo su questo risultato sbagliato, forse troveremo l’energia di non esprimere il nostro fastidio, e allora la causa può sparire, in quanto ciò che ci infastidiva prima ci può far ridere.
Spesso pensiamo di esprimere emozioni negative non perché non possiamo fare a meno, ma perché pensiamo di doverle esprimere. Le emozioni negative più pericolose infatti vengono dal senso di ingiustizia, di indignazione. Esse ci fanno perdere più energia e sono peggiori se abbiamo ragione in quanto le giustifichiamo.
Cominciamo allora a vederla da questo punto di vista: ricordiamo che esistono cose grandissime che sono sbagliate. Spesso ci identifichiamo con cose piccole e dimentichiamo quelle grandi. Se cominciamo a pensare alle cose grandi ci rendiamo conto che è inutile identificarci con quelle piccole.16
Dovevamo capire che noi eravamo responsabili di esse ed evitare di darne la colpa ad altre persone. Un’altra persona poteva aver agito come causa stimolante dell’emozione negativa, ma la manifestazione spiacevole in sé era nostra, e non sua. Se perciò volevamo liberarci dalle emozioni negative dovevamo accettare senza reticenze la nostra piena responsabilità. In altre parole, non potevamo godere simultaneamente di due piaceri del tutto incompatibili: quello di attribuire la colpa delle nostre emozioni negative a un’altra persona, e il piacere di liberarcene.17
È innegabile che ci siano situazioni per ognuno in cui le emozioni negative si innescano più facilmente. Questo perché pensiamo sempre che le cose possano essere differenti. Quando ci si rende conto che le cose non potevano essere differenti, e se ne diviene fortemente convinti, si smette i discutere. Discutere è basato sull’idea che le cose potevano essere differenti e che alcune persone potrebbero fare le cose in maniera diversa. In realtà se le cose accadono è perché non potrebbero essere diverse. Una cosa semplicissima di cui è difficilissimo rendersi conto.18
LAVORARE SULLE EMOZIONI NEGATIVE
Il lavoro sulle emozioni negative è lungo e faticoso. Il nostro unico controllo delle emozioni negative è per mezzo della mente, ma esso non è immediato: se pensiamo in maniera giusta per sei mesi, allora questo influenzerà il processo, ma se lo facciamo oggi, non possiamo aspettarci risultati per domani.
L’atteggiamento giusto che potrebbe opporre qualche resistenza alla manifestazione delle emozioni negative va ricercato prima della loro espressione, e non durante. Allora, a poco a poco, le esplosioni emotive cadranno sotto il controllo dell’intelletto.19
Pensare giustamente riguarda un soggetto preciso. Ad esempio, quasi tutte le nostre emozioni negative personali sono basate sull’accusa: qualcun altro è colpevole. Se con il continuo pensare ci rendiamo conto che nessuno può essere colpevole contro di noi, che noi siamo la causa di tutto quanto ci accade, ciò cambia le cose, certamente non di colpo, perché parecchie volte questa percezione arriverà troppo tardi. Ma dopo un po’ di tempo questo pensiero giusto, questa creazione di atteggiamento o punto di vista giusto, può divenire un processo permanente: allora le emozioni negative appariranno solo occasionalmente.20
A partire da domani, fare anche il seguente esercizio: ogni volta che vi sentite offesi, evitate che quella sensazione dilaghi in tutto il corpo. Controllate la vostra reazione: non lasciate che si propaghi. (…) Non mi piace la faccia di P. Quando me la trovo davanti, provo un sentimento di antipatia. Allora cerco di non essere preso da questo sentimento. Ciò che conta non è la gente, ciò che conta è il problema. (…) La reazione è dentro di me. Ciò che la rende antipatica è dentro di me. Non c’è nulla da rimproverarle, è in relazione a me ch’ella è antipatica. Tutto ciò che ci colpisce nel corso della giornata, come nel corso di tutta la vita, ci colpisce in rapporto a noi stessi.21
Il lavoro sulle emozioni negative si rende necessario perché esse hanno un effetto dannoso su altre funzioni: ricordi, azioni, pensieri, attività. Esse influenzano infatti tutti i centri e ci rendono incapaci di fare qualsiasi cosa in maniera corretta. Ecco perché finché esistono le emozioni negative nessuno sviluppo è possibile: o decidiamo di tenerci le emozioni negative o ci sviluppiamo. Non possiamo avere tutte e due le cose insieme.
Il più forte metodo per controllare le emozioni negative è non esprimerle. La prima lotta da fare è proprio questa: quando avremo appreso a non esprimerle, parleremo del primo passo. Non possiamo controllare le emozioni negative finché queste hanno libera espressione. Quando esprimiamo un’emozione negativa siamo in suo potere, non possiamo fare nulla.22
Chiunque sa come non mostrare ciò che sente. Il fatto è che le persone pensano di poter arrestare la negatività ma che ciò che si prova sia giusto, e che di conseguenza sia giusto esprimere ciò che si sente. Occorre liberarsi di questa illusione. Possiamo arrestare la manifestazione di emozioni negative.23
Vero è che gli individui non sono tutti uguali sotto questo aspetto: alcuni hanno maggiore controllo, altri meno, persino dell’espressione. Alcuni controllano meglio le loro emozioni in senso generale, altri possono controllarne solo alcune. E, certamente, solamente quelli che hanno un certo controllo delle emozioni negative possono lavorare sul ricordare se stessi e ottenere buoni risultati. Tuttavia tale controllo può essere raggiunto: uno può cominciare da diversi lati, e se viene creato un certo ricordare se stesso, ciò ci aiuta immediatamente a lottare contro le emozioni negative.24
In generale, siamo toccati dalle cose che non dovrebbero toccarci. Ma le cose che ci feriscono lungo tutta la giornata non dovrebbero avere il potere di toccarci, poiché non hanno alcuna esistenza reale. Questo è un esercizio di potere morale.25
Cercare di controllare le emozioni spiacevoli concorre gradualmente ad eliminarle. Successivamente, si lavorerà sulla causa di esse, che riguarda sempre l’identificazione.26
Di solito ognuno ha cinque o sei tipi di emozioni per determinate occasioni. Quindi ognuno può sapere in precedenza cosa accadrà: il repertorio è limitatissimo, perciò possiamo e dobbiamo studiarci da questo punto di vista. In realtà ciò è molto più facile di quanto pensiamo, ed è assolutamente possibile prevedere in precedenza le cose che accadranno.27
È consigliabile che ognuno individui la più importante emozione negativa, perché ognuno ha la sua favorita. Occorre iniziare con quella per poter capire da dove cominciare, e quando lo sappiamo, possiamo studiare metodi pratici.
Fondamentale rimane il fatto di comprendere che le cause sono in noi e non in altri: esse sono interiori, e non esteriori. Allorché ci rendiamo conto che sono in noi, i risultati cominceranno ad arrivare in proporzione alla profondità della nostra convinzione e alla durata del nostro ricordo.28
Dobbiamo comprendere inoltre che le temiamo troppo, le giudichiamo troppo potenti. Può occorrere molto tempo per imparare come resistere alle emozioni negative, ma non è impossibile: possiamo opporre loro resistenza se persistiamo nel non considerarle inevitabili e onnipotenti.29
LE CATEGORIE DI EMOZIONI NEGATIVE
La classificazione più utile di emozione negativa avviene mediante il grado di identificazione e coinvolgimento per la persona, perché è quella che a lei farà più danno. Per alcuni individui è la compassione di sè, per altri può essere il senso di ingiustizia.
In generale, le emozioni negative possono essere divise in tre categorie:
- Le più usuali, le più ordinarie emozioni quotidiane. Bisogna osservarle e raggiungere un certo controllo sulla loro espressione. Una volta raggiunto, si tratterà di non identificarsi tanto spesso e quanto più uno può.
- Le emozioni che non compaiono ogni giorno. Queste sono le emozioni più difficili e dipendono da qualche processo mentale quale il sospetto, il sentirsi offesi e parecchie altre cose del genere. Sono più difficili da vincere. Possiamo trattarle con un giusto atteggiamento mentale, con il pensare non quando sono attive ma in mezzo, quando siamo tranquilli.
- Con la terza categoria di emozioni non possiamo fare nulla. Sono assai più intense, assai più difficili e rare. Quando sopravvengono possiamo fare soltanto una cosa: ricordarci di noi stessi. Se si impara ad usarle per ricordare se stessi, possono diminuire e sparire dopo qualche tempo. Ma per fare ciò bisogna essere preparati.30
CAPOVOLGERE LE EMOZIONI NEGATIVE
Parliamo di emozioni, ma parecchie cose le conosciamo soltanto di nome. Esse sono mescolate con altre cose, noi ci indentifichiamo con loro talmente tanto da non renderci conto di quanto potremmo ottenere se potessimo prenderle nella maniera giusta. Tutte quelle che chiamiamo emozioni – rabbia, paura, noia – possono tutte essere capovolte, e allora ci accorgeremo che hanno un gusto completamente diverso.
Tutte le emozioni, se ben utilizzate, possono essere utili, sono delle specie di finestre, o di sensi addizionali. L’unico modo per usare al fine di vedere le cose come sono, è quello di rivolgerle verso noi stessi. Quando uno si arrabbia con se stesso, può vedere parecchie cose.
Tutto ciò significa più della semplice autocritica, che è semplicemente intellettuale. Qua si sta parlando di sentire. L’attività intellettuale preparerà il materiale, poi il centro emozionale comincerà a lavorarci su. Dobbiamo ricordarci che noi possiamo destarci solo tramite emozioni sgradevoli, e la cosa più sgradevole è quella di andare contro se stessi, contro i proprio punti di vista, convinzioni, inclinazioni.
Il risveglio non è per quelli che temono le cose sgradevoli ma è soltanto per coloro che desiderano svegliarsi. Per queste persone il vero punto è come fornire perpetui scossoni a se stessi e come accettarli.31
Ad esempio l’irritazione è un’emozione piuttosto frequente e condivisa dalle persone. La cosa più difficile al mondo è sopportare pazientemente le manifestazioni sgradevoli degli altri. Tale emozione è prodotta dalla sensazione di meccanicità di noi stessi o degli altri. Siamo irritati da altre persone che agiscono come macchine perché noi stessi siamo macchine. Se smettiamo di essere macchina smetteremo di essere irritati.
Questo senso di meccanicità diviene irritazione perché ci identifichiamo con esso. Se riusciamo ad eliminare l’identificazione, la stessa cosa che ora conosciamo con irritazione diviene un’emozione utilissima, una sorta di tentacolo mediante il quale possiamo sentire la meccanicità.
Non possiamo immaginare quanto diventano diverse emozioni del tutto ordinarie, e spesso quanto utili, se non ci identifichiamo con loro.32
Un discorso a parte merita il soffrire. Come si vedrà, la sofferenza è parte imprescindibile del lavoro interiore, in quanto non si ottiene nulla con il piacere. Bisogna infatti saper distinguere tra sofferenza utile e sofferenza inutile: finchè non ci liberiamo della seconda non possiamo arrivare alla prima. Esistono infatti emozioni che non sono negative ma che sono dolorosissime: la differenza la si evincerà una volta che si avrà compreso la sostanziale differenza tra ciò che mi aiuta ad andare avanti e cosa no.33
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1 In C. .S. Nott, Insegnamenti di Gurdjieff, Lantana Editore, 2011 (pg. 196).
2 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 17-19).
3 K. Walker, L’insegnamento di Gurjieff, Astrolabio, 1976 (48).
4 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 427).
5 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 177).
6 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 77).
7 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 17-19).
8 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg 88).
9 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 86-88).
10 K. Walker, L’insegnamento di Gurjieff, Astrolabio, 1976 (43).
11 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 90).
12 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 163).
13 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 273).
14 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 90).
15 Orage in C. .S. Nott, Insegnamenti di Gurdjieff, Lantana Editore, 2011 (pg. 257).
16 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 414-5).
17 K. Walker, L’insegnamento di Gurjieff, Astrolabio, 1976 (44).
18 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 426).
19 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 91).
20 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 94).
21 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pgg. 164-5).
22 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 92-3).
23 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 95).
24 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 147).
25 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 165).
26 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 92-3).
27 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 377).
28 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 419).
29 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 428).
30 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 423-4).
31 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 376-7).
32 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 430-1).
33 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 440).
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Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.
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