“Dio lo vuole!”, e dietro questa affermazione noi esseri umani abbiamo compiuto nel corso della storia i più spregevoli crimini contro i nostri simili. Non che oggigiorno le cose siano migliorate, forse siamo solo riusciti a camuffare più elegantemente i moventi che muovono verso atti analoghi. Che si tratti poi di guerre tra popoli o litigi nella piccola cerchia di parenti e amici, non fa molta differenza.
V’è da tempo una gran moda nel parlare di entità soprannaturali nelle vesti di messaggeri del volere divino per noi poveri mortali. La bibliografia in merito è sterminata, e continua a crescere. Il mercato offre un’ampia gamma di tecniche da applicare per entrare in contatto con il proprio spirito guida, e non mettiamo certo in dubbio la loro validità.
Ma vorremmo porre l’attenzione – e il beneficio del dubbio – sulla reale profondità e purezza dei messaggi che possono scaturire da questa serie di percezioni extrasensoriali. È troppo facile per la nostra fragilità interiore considerare “divina” qualsiasi cosa possa affascinare o sorprendere, in quanto fuori dal comune.
D’altronde, se un antico romano si trovasse improvvisamente di fronte ad un nostro comunissimo televisore, ne rimarrebbe a tal punto esterrefatto da interpretare come magici e divini i principi alla base del suo funzionamento. Ma possiamo immaginare quale tipo di disastro scaturirebbe dall’intendere come messaggi di Dio tutte le informazioni trasmesse dai programmi televisivi? Certo, questa ipotesi surreale potrà far sorridere, ma chi di noi si sofferma mai a riflettere sulla reale linee di demarcazione tra psichico (o personale) e spirituale?
L’esperienza e l’osservazione ci portano infatti a riconoscere quanto sia estremamente facile camuffare la propria o altrui volontà personale con una volontà di carattere superiore, sovrumana. Troppo sottile ed insidioso il desiderio di sentirsi speciali, prescelti da un essere angelico o, perché no, eletti da Dio stesso. È dunque immediata la trasformazione da Volontà di Dio a volontà d’Io. Ecco allora che il vero cammino spirituale è già andato – permetteteci il gioco di parole – a farsi benedire.
Ma la cosa più drammatica della faccenda è che, una volta immersi in questo tipo di meccanismi, assume sempre più valore quanto detto da “certe entità” ed in “certe circostanze” tanto quanto perde di significato il confronto e la riflessione con i propri simili, considerati a questo punto di livello coscienziale decisamente inferiore.
Oltretutto, all’interno di un processo del genere, ogni singolo evento è occasione di interpretazione completamente soggettiva per aggiungere conferme alle proprie convinzioni od illusioni di carattere divino. A questo punto, lo spazio per un sano beneficio del dubbio, per una onesta messa in discussione di sé e per una coraggiosa constatazione dei fatti che si rivelano, trova la sua tomba.
Da questo punto di vista assume allora un valore diverso il passo della Bibbia in cui Giacobbe si ritrova a combattere una notte intera contro Dio, uscendo infine vittorioso e meritandosi il nuovo nome di Israele, letteralmente colui che lotta contro Dio. Ma quale significato simbolico si nasconde dietro una lotta del genere? Forse il fatto di aver finalmente superato la tendenza a voler costruire, plasmare e poi utilizzare l’immagine di Dio secondo i propri desideri e fini personali.
Ma allora, che fare? Come uscire da questo ginepraio? La nostra conclusione in merito è che è tanto difficile poter comprendere, classificare e certificare la Volontà di Dio, quanto è semplice (potenzialmente) smascherare la volontà d’Io che nel 99% dei casi (vogliamo essere ottimisti!) nasconde dietro parole altisonanti e manifestazioni angeliche la ricerca di soddisfazione dei propri personalissimi piaceri ed interessi (psicologi o materiali). Solo ciò che rimane dopo una pulizia del genere, ha buone probabilità di attingere ad una sfera veramente diversa dal solito.
Di un fatto siamo certi: quel “qualcosa” di veramente puro e divino non potrà mai prendere posto laddove una caotica inconsapevolezza dei propri limiti regna sovrana. Di un altro aspetto siamo anche sicuri: quel “qualcosa” non avrebbe nessun interesse nel manifestarsi apertamente con effetti speciali o cerimoniosità ma, probabilmente, si accontenterebbe di intonare il suo canto silenzioso nella semplicità di ogni gesto quotidiano.
Un magistrale spunto di riflessione è offerto da Luc Besson nel film Giovanna d’Arco, dove solo verso la fine della vita della vergine d’Orleans compare quella che sembra essere la sua vera Coscienza, la vera voce divina interiore, mettendo in discussione la moltitudine di visioni e messaggi divini da lei liberamente interpretati nel passato. Per una sintesi significativa è consigliata la visione del video qui in calce.
Altro straordinario spunto di riflessione lo si ritrova anche nel romanzo di Gustav Meyrink L’angelo della finestra d’Occidente, ma in questo caso preferiamo non anticipare nulla per non rischiare di rovinare l’eventuale lettura.
Un augurio di buona onestà interiore a tutti!
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