I respingenti o ammortizzatori – la Quarta Via (cap. 14)

Dietro ogni persona ci sono anni e anni di vita sbagliata e stupida, compiacente ad ogni classe di debolezze, di sonno, di ignoranza, di affettazione, di mancanza di sforzo, di lasciarsi portare dagli avvenimenti, di chiudere gli occhi, di lottare per evitare i fatti sgradevoli, di mentire costantemente a se stesso, di abusare degli altri e attribuire la colpa agli altri, di trovare difetti in tutti, di giustificare se stesso, di essere vuoto, di parlare male, e così via. Il risultato di ciò è che la macchina umana è sudicia e lavora male. E questo non è tutto, perché si creano in essa strumenti artificiali dovuti al suo cattivo funzionamento. E per una persona che desideri svegliarsi e convertirsi in un’altra persona e fare un’altra vita, questi strumenti artificiali ostacolano le sue buone intenzioni. Sono chiamati respingenti.

M. Nicoll (1)

11692680_10206128982495038_8642109418663029793_n (2)Un ammortizzatore è un assorbitore di shock, proprio come l’ammortizzatore di un’automobile: esso assorbe la maggior parte dell’energia improvvisa di una scossa iniziare e la lascia passare in maniera più dolce e meno percepibile. Gli ammortizzatori psicologici addolciscono gli shock prodotti nell’uomo dal passaggio da un piccolo io all’altro rendendoli sufficientemente deboli per permetterci di non notare il cambiamento.2

Esistono cause molto precise che impediscono all’uomo di scorgere la differenza tra un ruolo, o maschera, e un altro. Queste cause sono proprio le formazioni artificiali chiamate ammortizzatori o respingenti. Respingente è un ottimo nome per questi apparati. I respingenti tra le carrozze ferroviarie impediscono le collisioni, attutiscono gli urti. Accade lo stesso con i respingenti tra i diversi ruoli e i diversi gruppi di io o di personalità. Le persone possono vivere con personalità differenti senza che esse entrino in collisione e, se queste personalità non danno manifestazione esteriore, esistono ugualmente all’interno.

È utilissimo cercare di scoprire cosa sono i respingenti. Cercare di scoprire come uno mente a se stesso con l’aiuto dei respingenti. Supponiamo che uno dica: “Io non discuto mai”. Poi, se uno è veramente convinto di non discutere mai, egli discute finché ne ha voglia e non se ne accorge. Questo è il risultato di un respingente. Se uno ha un certo numero di buoni respingenti, è completamente al sicuro da spiacevoli contraddizioni.

I respingenti sono completamente meccanici; un respingente è come una cosa rigida che non si adatta, ma svolge la sua funzione molto bene: ci impedisce di vedere le contraddizioni. 3

I respingenti possono essere assai diversi. Io, per esempio, conoscevo un uomo che aveva un respingente interessantissimo. Ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato, diceva di farlo apposta, per esperimento.

Questo è un ottimo esempio di un respingente. Un altro aveva il respingente di non essere mai in ritardo; così, con questo respingente fermamente stabilito, era sempre in ritardo ma non se ne accorgeva mai, e se si richiamava la sua attenzione su ciò, ne era sempre sorpreso e diceva: “Come posso essere in ritardo? Non sono mai in ritardo!” 4

Possiamo avere infatti parecchi desideri, intenzioni, scopi contraddittori e non ci accorgiamo che sono contraddittori perché tra loro ci sono i respingenti che ci impediscono di vedere da un compartimento in un altro.

Quando ci troviamo in un compartimento riteniamo che esso sia il tutto, poi passiamo in un altro e riteniamo che questo sia il tutto. (…) In relazione alla macchina umana essi rendono impossibile il vedere, perciò sono anche dei paraocchi.

Gli individui con respingenti veramente forti non vedono mai; ma se si accorgessero di quanto essi sono contraddittori, sarebbero incapaci di muoversi perché non si fiderebbero di se stessi. Questo è il motivo per cui i respingenti sono necessari nella vita meccanica.

Quando ci accorgiamo di avere un respingente in noi, per prima cosa dobbiamo vederlo; prima di vederlo non possiamo far nulla. E, se possiamo far qualcosa dopo averlo visto, dipende dalla grandezza del respingente e da parecchie altre cose. A volte è necessario prendere un martello e sfasciarlo; altre, esso scompare se gettate luce su di lui; i respingenti infatti non amano la luce. Allorché i respingenti cominciano a sparire e divengono meno forti, comincia a manifestarsi la coscienza. Nella vita ordinaria essa è tenuta giù dai respingenti.

Generalmente ciascun respingente è basato su qualche sorta di assunto sbagliato su noi stessi, sulle nostre capacità, sui nostri poteri, inclinazioni, conoscenza, essere, consapevolezza, ecc.

Se la gente ha qualche sorta di costante atteggiamento sbagliato, basato su informazioni sbagliate, su erroneo lavoro dei centri, su emozioni negative, se si serve sempre dello stesso tipo di scusa, essa prepara i respingenti. E quando un respingente è ben stabilito e diviene permanente, arresta qualsiasi possibile progresso. Se i respingenti continuano a svilupparsi, divengono idee fisse, e ciò è sempre follia, o principio di follia.

Se uno non lavora ma soltanto ritiene di lavorare e un respingente per qualche accidente scompare

all’improvviso, egli si trova in una situazione spiacevolissima ed inoltre si accorge di fingere soltanto di lavorare. I respingenti ci aiutano a fingere di lavorare invece che a lavorare realmente. Questo è il motivo per cui la gente nello stato ordinario non può avere coscienza, perché se la coscienza venisse all’improvviso, essa impazzirebbe.

I respingenti sono utili sotto questo riguardo: contribuiscono a mantenerci addormentati, perché, se altri lati non sono sviluppati, se tutto non è messo in un certo equilibrio, non è possibile sopportarci come facciamo normalmente.

Perciò non è nemmeno consigliabile distruggere i respingenti prima di essere preparati. Uno prima deve essere pronto. Possiamo sopportare noi stessi soltanto perché non ci conosciamo. Se ci conoscessimo come siamo, ciò sarebbe insopportabile. 5

ORIGINE DEI RESPINGENTI

Gli ammortizzatori o respingenti si formano per gradi, lentamente. Un gran numero di essi sono creati artificialmente dall’educazione. Altri devono la loro esistenza all’influenza ipnotica dell’ambiente. L’uomo è circondato da persone che parlano, pensano, sentono, vivono tramite i loro ammortizzatori.

Imitandoli nelle loro opinioni, nelle loro azioni e nelle loro parole, crea involontariamente in sé stesso degli ammortizzatori analoghi, che gli rendono la vita più facile. Perché è molto duro vivere

senza ammortizzatori. Ma essi gli impediscono ogni possibilità di sviluppo interiore, sono fatti per smorzare i colpi, ma i colpi, e solo i colpi, possono tirar fuori un uomo dallo stato nel quale vive, cioè svegliarlo; gli ammortizzatori cullano il sonno dell’uomo, e gli danno la gradevole e pacifica sensazione che tutto va bene, che le contraddizioni non esistono, e che può dormire in pace.

Gli ammortizzatori sono dei dispositivi che permettono all’uomo di aver e sempre ragione; essi gli impediscono di sentire la sua coscienza. 6

LAVORARE SUI RESPINGENTI

L’unica possibilità di lavorare sui respingenti è l’apertura di coscienza, ma prima che la coscienza possa essere pienamente aperta, dobbiamo avere volontà, dobbiamo essere capaci di fare, di agire in accordo con i dettami della nostra coscienza, altrimenti, se la coscienza si svegliasse pienamente nell’uomo al suo stato presente, egli sarebbe l’essere più miserevole: sarebbe incapace di dimenticare, incapace di adattarsi alle cose e incapace di cambiare qualsiasi cosa.

(…) Per prima cosa l’essere umano deve sviluppare la volontà, altrimenti si troverà in una sgradevolissima situazione, non alla portata del suo controllo. Allorché egli acquisisce controllo, si può permettere il lusso della coscienza, non prima. 7

Successivamente la coscienza va quindi risvegliata. Dobbiamo apprendere a capire la verità emozionalmente in certi casi e lo possiamo fare soltanto non avendo paura di affrontare le contraddizioni in noi. 8

I respingenti infatti non possono essere distrutti immediatamente, perché allora uno non avrebbe assolutamente più controllo. Nella maniera ordinaria, uno controlla se stesso con l’aiuto dei respingenti. Quindi i respingenti vanno distrutti gradualmente e al tempo stesso va creata la volontà.

Se un respingente è distrutto, la volontà deve essere messa al suo posto, altrimenti uno non sarà protetto dai respingenti e non avrà volontà: sicché egli si troverà in uno stato peggiore che con il respingente. Questo è perché i sistemi meccanici di sviluppo di sé sono pericolosi, perché mediante qualche mezzo meccanico, senza sapere ciò che sta facendo, uno può distruggere questo o quell’importante respingente senza mettere niente al suo posto, e trovarsi in uno stato peggiore di prima. I mezzi devono essere consci, bisogna sapere. 9

Posto tutto ciò, occorre precisare che lo sviluppo interiore dipende dagli shock. Solo gli shock possono tirar fuori un uomo da dov’é. Quando un uomo comprende qualcosa su di sè, ha uno shock, ma la presenza dei respingenti che sono in lui gli impediscono di comprendere alcunché, perché i respingenti sono fatti per attutire gli shock. Quanto più un uomo osserva se stesso, più probabilità avrà di cominciare a vedere i respingenti in lui. Quanto più ci si osserva, tanto più vi sarà facile avere indizi di se stessi come un tutto.

Se si osservano differenti momenti della propria vita, dopo qualche tempo si ottiene un indizio di se che copre simultaneamente un periodo, cioè, ci amplia il nostro grado di coscienza. Ma per prima cosa si deve cercare di osservare tutto di voi in un preciso momento, lo stato emozionale, i pensieri, le sensazioni, le intenzioni, la postura, i movimenti, il tono della voce, le espressioni facciali e così via. Tutto questo deve essere fotografato insieme. 10

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1 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 18)

2 C. T. Tart, “La dinamica del sonno veglia” in Georges Ivanovitch Grudjieff vol II, Riza, 2002 (469)

3 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 45)

4 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 186)

5 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 184-6)

6 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976 (pg. 171)

7 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 189)

8 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 184)

9 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 422)

10 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 35)

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Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.

 

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