La caratteristica principale – La Quarta Via (cap. 12)

Questo Lavoro si propone di debilitare la personalità. All’inizio questo è uno svantaggio, perché una persona in realtà si sente debole al non poter reagire più in una forma abituale. Supponiamo di essere abituati ad infuriarci per qualche motivo, ed ora non lo possiamo fare più. Ci si sente deboli; si nota una perdita, la perdita di cosa? Di una parte della personalità. Allo stesso tempo, si guadagna qualcosa ed in realtà si è più forti.

M. Nicoll (1)

Fino ad ora, a proposito dell’uomo, abbiamo parlato delle caratteristiche generali umane comuni a tutti. Ma a un certo punto del lavoro, oltre a comprendere i principi generali, bisogna cercare di scoprire le proprie peculiarità, perché non si può conoscere se stessi a fini pratici se si conoscono soltanto le caratteristiche generali.

Ciascun essere umano ha le proprie caratteristiche individuali, le proprie debolezze quando non è capace di resistere alle cose che accadono. Queste caratteristiche o debolezze possono essere semplicissime o complicatissime. Un uomo può essere capace di resistere a tutto tranne che al buon cibo; un altro a tutto tranne che a parlare, oppure può essere pigro, o troppo attivo. È importantissimo in una certa fase dello studio di sé scoprire la propria caratteristica principale, vale a dire la debolezza principale. (2)

Una debolezza è una cosa in cui si è più meccanici. Naturalmente le cose a riguardo delle quali si è assolutamente indifesi, in cui si è maggiormente addormentati, maggiormente ciechi, sono destinate ad essere le proprie principali debolezze, in quanto esistono gradi in ogni cosa. Se non esistessero gradi nelle proprie qualità e manifestazioni sarebbe difficilissimo studiare. Possiamo studiarci solamente per effetto di questi gradi. (3)

La caratteristica principale o debolezza principale sta nella falsa personalità. In alcuni casi è possibile scorgere una, due o tre caratteristiche o tendenze, spesso collegate assieme, che entrano in tutto come un asse attorno al quale ruoti ogni cosa. Questa è caratteristica principale. A volte è assai chiara e ovvia, mentre altre è difficile da descrivere. La nostra lingua spesso non ha parole né forme per descriverla ed essa può essere indicata soltanto mediante un giro di frasi.

Debolezza PrincipaleÈ interessante che uno non possa quasi mai scoprire la propria caratteristica principale, perché egli è in essa, e se gli viene comunicata, di solito non ci crede. Però possiamo trovare ciò che le sta a fianco, anche se non è essa stessa. Qualche volta è utile raccogliere opinioni degli amici su noi stessi, perché ciò spesso contribuisce a scoprire le nostre caratteristiche. È importantissimo scoprire cosa crea ostacoli al nostro lavoro. Finché uno non l’ha scoperta, una caratteristica principale significa perdita costante di energia, quindi dobbiamo trovare questa perdita e arrestarla. Ad un certo momento nel lavoro organizzato essa verrà fuori, o potrà esser detta. Ma se viene detta, non ci si crede. Oppure a volte è talmente ovvia che è impossibile negarla, ma con l’ausilio dei respingenti uno può dimenticarla di nuovo. (…) I respingenti infatti nascondono la caratteristica principale; questa è aiutata dai respingenti. (4)

VEDERE LA CARATTERISTICA PRINCIPALE

Per cambiare qualcosa in se stessi si presenta sempre l’oscuro problema della caratteristica principale che ci governa, per così dire, e ci mantiene nello stesso circolo. Dopo del tempo si sente che c’è qualcosa che ci mantiene nel posto in cui stiamo, molto prima di poterlo discernere. “Perché”, si è solito domandarsi, “sto sempre nello stesso posto?”

Questo non è nessun ostacolo per la maggioranza; preferiscono che sia così. La memoria ordinaria è molto corta, ma nel Lavoro (…) si arriva a discernere il posto che si occupa in questo circolo rotatorio e a ricordare la circolarità delle esperienze.

L’illusione di essere libero e di essere capace di fare ciò che si desidera, l’illusione che il Tempo progredisca in linea retta verso nuove cose, invece di vedere che il Tempo si ripete e che per questo è un cerchio – quest’illusione alla quale ci afferriamo, a dispetto dell’evidente circolo del giorno e della notte, della primavera e dell’inverno, l’illusione che il semplice scorrere del Tempo ci porterà ciò che sogniamo – tutto ciò determina che sia difficile capire se stesso e la propria vita e ciò che è successo e ci sta succedendo.

Essere capaci di affrontare e vedere la caratteristica principale dipende dal nostro potere di sopportarlo. Dimentichiamo di quanto siamo sensibili al minimo scoraggiamento o critica e quanto costa sopportare una qualsiasi perdita di stima, anche quando c’immaginiamo di essere agguerriti o di avere un completa conoscenza di noi stessi.

(…) L’azione del Lavoro suscita in un individuo dei barlumi graduali della sua caratteristica principale. È un qualcosa che si potrebbe paragonare al terreno che manca sotto i piedi: è incredibile, è come se uno fosse accusato di essere un ladrone o un assassino o di essere un bugiardo criminale.

(…) La caratteristica principale che domina in ognuno di noi non ci permette di comprendere delle verità che si oppongono completamente al suo potere. Non è per niente facile espellere la caratteristica principale. È saldamente stabilita nel posto che occupa e non permetterà che gli strappino il dominio che esercita su noi, e sa nascondersi molto bene e discutere con noi ragionevolmente e chiarire che sta con noi perché desidera solo di aiutarci.

Caratteristica principale 2Ci impedirà di iniziare nuove ottave, nuovi interessi; ci dirà sempre che è un’idiozia o che non è necessario farlo specialmente se si comincia a fare una cosa che potrebbe destabilizzare direttamente il suo potere. Se è soddisfatta, anche noi ci sentiremo soddisfatti. Ci sentiremo in pace con il mondo di noi stessi. Senza dubbio, questo Lavoro non si propone di farci stare in pace con noi stessi così come siamo. C’è un’altra pace che sta oltre ogni comprensione, ma non possediamo questa pace e in verità non la potremmo possedere così come siamo. La pace che sentiamo, striminzita e piccola, è molto differente. Quando cominciamo a svegliarci, smettiamo di sentire questa piccola e comoda pace.

Il nostro potere di vedere la caratteristica principale dipende dal nostro potere di sopportarlo. Il Lavoro non ci permette di andare più in là di noi stessi. Ammesso che la caratteristica principale appartenga al nostro Essere, ed ammesso che lavorare sull’Essere è possibile soltanto attraverso l’osservazione di sé, è impossibile captare un barlume della caratteristica principale se non abbiamo cominciato a vedere il nostro livello di Essere. Cosa significa cominciare a vedere il livello di Essere che ha attratto la nostra vita? Di certo sarà impossibile captare un barlume del nostro livello di essere con un’osservazione isolata, e tanto meno potremo ottenerlo se non siamo capaci di sopportarlo.

Bene, l’unico modo di sopportarlo è quello di avere un’altra cosa cui afferrarsi. Se si possiede un’altra cosa che si valorizza e che è un sostegno e in cui ci si può fidare, allora si può sopportare una certa svalutazione di se stessi. In altre parole, uno sarà capace di sopportare un barlume sporadico del suo livello di Essere.

Il Lavoro ci insegna un sistema che ci permette di ottenere risultati, ma quando e come si otterranno i risultati appartiene all’azione interiore del Lavoro stesso che per noi continua ad essere un segreto impenetrabile. Il sistema ci raccomanda di osservare noi stessi ed essere più coscienti.

Il momento in cui si arriva ad essere più coscienti del proprio livello di Essere, del tipo di persona che si è stata per tutto questo tempo e che mai ci si è potuti vedere a causa dell’azione dei respingenti, è il momento in cui è possibile farsi un’idea di ciò che è la propria Caratteristica principale. Quando si raggiunge questa tappa, e si cominciamo ad avere dubbi verso noi stessi, (…) si nota un forte declino della fiducia che si ha sia di se stessi sia delle cose in generale. Si prova una debolezza interiore e bisogna avere molta attenzione per non cadere in alcune nuove forme di emozione negativa. Si nota anche un’altra cosa; la necessità del Lavoro si fa molto più forte; si comprende la sua verità e che è impossibile ignorarlo. Se uno non si è preparato per questa tappa, se non si è iniziato il lavoro che si sarebbe dovuto fare, la caduta sarà inevitabile, semplicemente perché si è giunti in un posto in cui mai si doveva arrivare. Si comincia a voler nuotare senza saperlo fare.

Per quanto riguarda le cose che formano la caratteristica principale, in primo luogo, non sono cose gradevoli. Quando si comincia a vederle, sono tutte sgradevoli in massimo grado. Ci sono momenti in cui uno si sente terrificato a vedere che queste cose sgradevoli formano il tessuto della propria vita, ma è molto facile abituarsi ad esse un’altra volta e non avvertire più che sono sgradevoli.

(…) Ammesso che la caratteristica principale sia l’asse su cui tutto gira intorno, è chiaro che se si desidera realmente cambiare, quest’asse centrale deve essere eliminato. In questo caso, è necessaria un’altra cosa affinché una persona si mantenga unita. Ma bisogna aver presente che tutto il processo è graduale e non immediato. È necessario avere qualche sostegno per liberarsi. Se il suo agire nella vita è troppo importante per un uomo, gli sarà molto difficile liberarsi da essa.

È necessario non identificarsi con le parole “caratteristica principale”. Bisogna cercare semplicemente di comprendere che tutto, le sue reazioni, le sue abitudini, i suoi comportamenti, i suoi pensieri e sentimenti girano intorno ad un asse centrale, che li mantiene fissi. Se si arriva a vedere uno dei raggi di questa ruota, (…) allora si vede un altro raggio, e così via. Tutti conducono alla stessa cosa nel centro. Finalmente, è necessario ricordare che nessuno potrà vedere la sua caratteristica principale se non è preparato a vederla. (5)

LAVORARE SULLA CARATTERISTICA PRINCIPALE

Al principio, la cosa importante non è la caratteristica principale stessa ma ciò che essa produce, e questo è possibile studiarlo sotto la forma degli atteggiamenti. Non si conoscono i propri atteggiamenti perché non si ha mai pensato a se stessi nella maniera giusta. Le persone hanno troppe idee immaginarie. Quello che occorre studiare ora sono tutti i nostri punti di vista, le emozioni abituali, la maniera in cui pensiamo, ciò che inventiamo. Questi sono tutti risultati della caratteristica principale o caratteristiche principali, in quanto possono esserci due o tre caratteristiche che sono importantissime, non necessariamente una sola. (…) La caratteristica principale è falsa personalità; è qualcosa su cui è basata la falsa personalità e che entra in tutto.

La caratteristica principale prende sempre decisioni nei momenti importanti.

(…) Ci sono varietà strane e varietà classiche di caratteristiche principali. Una caratteristica assai comune, descritta in parecchi punti del Nuovo Testamento, è allorché scorgiamo i difetti degli altri ma non i nostri. Poi sono comunissimi determinati tipi di autocommiserazione. Ed esistono anche curiose combinazioni per le quali è a volte difficile trovare una definizione psicologica.

La pigrizia può essere una caratteristica principale. Per alcuni la pigrizia è tre quarti della loro vita o più. Qualche volta la pigrizia è importantissima ed è la caratteristica principale della falsa personalità, allora tutto il resto dipende dalla pigrizia e serve la pigrizia.

Occorre però rammentare che esistono diversi tipi di pigrizia. È necessario trovare questi differenti tipi osservando se stessi e osservando gli altri. Ci sono, per esempio, persone occupatissime che stanno sempre facendo qualcosa, eppure la loro mente può essere pigra. Ciò accade più spesso di qualsiasi altra cosa. La pigrizia non è soltanto desiderio di star seduti e di non far nulla.

Il modo migliore di lottare contro la falsa personalità è fare sempre qualcosa che non piace alla falsa personalità e prestissimo si scopriranno altre cose che ad essa non piacciono. Se si continuerà, essa si irriterà sempre più e apparirà sempre più chiaramente, sicché presto non ci saranno più dubbi su di essa.

Da principio però la lotta deve basarsi sul conoscere: occorre conoscere le sue caratteristiche, scoprire ciò che in special modo non le piace. A una falsa personalità non piace una cosa, ad un’altra, un’altra cosa. Bisogna avere in se stessi abbastanza forza per opporsi ad essa. (6)

Lo studio del difetto principale e la lotta contro questo difetto costituiscono, in un certo modo, il sentiero individuale di ogni uomo, ma lo scopo deve essere il medesimo per tutti. Questo scopo è di realizzare la propria nullità. L’uomo deve arrivare a convincersi, in tutta verità e sincerità, della propria impotenza, della propria nullità; ma solo quando riuscirà a sentirla costantemente sarà pronto per gli stadi successivi, molto più difficili, del lavoro. (7)

Le caratteristiche o debolezze possono a volte essere scoperte, e se si conosce una caratteristica e la si ricorda, si possono trovare momenti in cui si può agire non da questa caratteristica.

(…) Se ci rendiamo conto che qualche cosa è sbagliata, e formuliamo un desiderio di liberarcene, allora, se possiamo tenere la mente fissa su essa per un tempo sufficientemente lungo, ciò diviene un certo piano di azione; e se questa linea d’azione è prolungata sufficientemente può ottenere risultati.

(…) Mentre noi rimaniamo ancora come siamo, dobbiamo agire in maniera diversa. Non possiamo cambiare immediatamente, il cambiamento è lento. Ma dobbiamo fare parecchie cose, e se le facciamo in modo sbagliato, non cambieremo mai.

Il fatto che siamo una macchina non è una scusa, sebbene la gente se ne serva: “Sono una macchina, non posso cambiare nulla”, e così continua a far tutto come prima.

Non possiamo cambiare, ma dobbiamo fare. Quindi è necessario comprendere su quali linee dobbiamo fare le cose differentemente. Ognuno ha due o tre cose particolari in cui è abituato ad agire in una determinata maniera e in cui deve cercare di agire differentemente. Queste cose non sono le stesse per persone diverse.

Una persona deve comprendere determinate caratteristiche ed evitarle, un’altra deve comprendere ciò che le manca e cercare di acquisirlo, e così via. Questo è il motivo per cui è necessaria la scuola. Abbiamo bisogno che parecchie cose ci vengano costantemente rammentate. (8)

Bisogna lavorare sempre onestamente su una e un’altra cosa che si è osservata e cercare di cambiarla con sincerità. Molte volte la gente sente il Lavoro sinceramente, ma non pensa mai di cominciare a lavorare sinceramente su qualcosa che ha osservato in sè. Allo stesso tempo vuole tutto, e senza pagarne il prezzo. Ma se mette emozione per cercare di conoscere la sua Caratteristica Principale, e vuole realmente conoscerla, riuscirà ad avere indizi su di essa. Se solo potesse vedere quanti sbagli ha fatto nella sua vita, come ha reagito sempre nella stessa maniera di fronte a certe circostanze, se potesse avere subito un barlume di tutto ciò, allora avrebbe la decisione che lo porterebbe inevitabilmente alla Caratteristica Principale.

Scoprirebbe che è qualcosa che conosceva e sospettava da sempre, ma che non si rendeva conto che era quella stessa cosa. (…) E allora si renderà conto che se può cambiare questa cosa nel giusto modo, sarà capace di cambiare le altre cose. Dopo il primo barlume, a volte non lo si ha più per molto tempo. Poi lo si avrà un’altra volta. È l’asse su cui la sua personalità gira intorno, ed è l’asse sbagliato, perciò, se non costruisce qualcosa al di la della sua personalità, non potrà incontrare se stesso. Ma se può trovare una traccia del vero Io affinché sostenga la Caratteristica Principale, vedrà ciò che nella sua vita era sbagliato. E se comprende che in questa scoperta c’è il vero significato della vita, allora per noi la vita non mancherà più di avere significato. (9)

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1 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 230)

2 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 211)

3 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 395)

4 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 212)

5 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pgg. 142-6)

6 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 211-215)

7 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976 (pg. 250)

8 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 395-6)

9 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 77)

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Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.

 

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