Il centro di gravità permanente – La Quarta Via (cap. 11)

Non permettete in voi la compagnia di gente inopportuna.

M. Nicoll (1)

L’idea del centro di gravità può essere interpretata in parecchie maniere diverse. Uno scopo più o meno permanente e la percezione dell’importanza relativa delle cose è in rapporto a questo scopo. Ciò significa che quando determinati interessi divengono più importanti di qualsiasi altra cosa si acquisisce una direzione permanente, non si va un giorno in una direzione e un altro giorno in un’altra. Si va in una sola direzione e si conosce la direzione. (2)

Finora il centro di gravità attorno a cui ha ruotato la nostra vita (che lo accettiamo o no) è stato l’io ordinario. Ed è ancora questo io che spera, valuta, giudica… e tutto questo perfino nel nome del Lavoro. Fino a che tutta la mia psiche ruota attorno all’io, tutto ciò che è manifesto (che io lo voglia o no) sarà il riflesso dell’autorità di questo io. Il nostro scopo, in una scuola di Quarta Via, è diventare diversi, cambiare il nostro essere dal livello dell’uomo numero uno, due, tre, al livello dell’uomo numero quattro, che possiede un nuovo centro di gravità, e poi dal livello dell’uomo quattro a quello dell’uomo numero cinque, che ha un io indivisibile. (3)

Occorre considerare quindi che la sola frequentazione di una scuola non rende affatto parzialmente liberi dalla legge dell’accidente. Il fatto di star là non cambia nulla. Uno comincia a liberarsi dalla legge dell’accidente se acquisisce il centro di gravità, il che significa che il lavoro su se stesso diviene particolarmente importante, sufficientemente importante da occupare un gran posto nella vita dell’uomo. Ciò crea un certo tipo di equilibrio e, a poco a poco, libera dall’accidente. (4)

Più è forte il nostro centro di gravità infatti, più siamo liberi da accidenti. Quando cambiamo ogni momento la nostra direzione, allora ogni momento può accadere qualcosa di nuovo e ogni accidente ci può far prendere questa o quella direzione. Ma se la nostra attività intenzionale (…) diviene talmente precisa, talmente intensa e talmente continua da non lasciare alcun posto agli accidenti, è assai verosimile che gli accidenti accadano molto meno, in quanto anche gli accidenti hanno bisogno di spazio e tempo.

Perciò dobbiamo aggiungere più cause che produrranno risultati e in questa maniera semplicemente escludere l’accidente, perché quanto più il nostro tempo è occupato nel lavoro consapevole, tanto meno spazio sarà lasciato agli avvenimenti accidentali. (5)

Centro di gravità?È necessaria molta pazienza, e la pazienza è la madre della volontà. Dentro di noi incontriamo una moltitudine, ed uno dice una cosa e l’altro un’altra cosa. Se c’è valutazione e se malgrado tutte le difficoltà giungiamo a sentire che lì c’è qualcosa che può eventualmente liberarci dal nostro stato attuale, e se malgrado tutti i fallimenti la valutazione persiste, allora si formerà un centro di gravità, si stabilirà un punto nel Lavoro, e quando questo avviene si ottiene una condizione realmente favorevole.

Pertanto non dovremmo lamentarci con tanta facilità, perché è necessario molto tempo per apprendere rettamente qualcosa, anche nella vita. Non bisogna credere che nell’osservarsi e nel vedere in se stessi un caos si abbia il diritto di abbandonarsi al pessimismo. (6)

Il mondo d’oggi riposa a tal punto sui sensi esterni e sulla materia che a molte persone pare straordinario che ci sia un altro mondo con il quale si deve entrare in relazione con lo scopo di ottenere la tranquillità spirituale e che esiste un centro di gravità, un mondo interiore che si può capire soltanto per mezzo dell’osservazione di sé, dell’Io Osservatore che è un organo sensoriale interno. Cercate di percepire dove siete in questo momento, a quali pensieri si cede, con quali sentimenti si è identificati. Avete già ottenuto il potere di liberarvi interiormente da voi stessi, e dalle vostre reazioni meccaniche, dai pensieri e sentimenti meccanici suscitati dalle circostanze esterne? O continuate a considerare tutto nel modo in cui sempre avete fatto? Il vostro mondo interiore invisibile è molto più esteso e contiene molte più cose interessanti del mondo esterno verso il quale state sempre guardando attraverso le cinque finestre dei vostri sensi, e in questo mondo interiore le influenze stanno sempre operando su di voi dai livelli superiori e dai livelli inferiori, e tutte le influenze superiori cercano di sanarvi e di farvi comprendere in che modo è necessario vivere in questo mondo. Ma, come si sa, se si è identificati con sé stessi, con le proprie sofferenze, con la propria falsa personalità, le proprie limitazioni, i propri “conti interni”, la compassione di sé, i ricordi del passato, con tutto quanto si crede che dia la felicità, non si avvertirà che queste influenze possano liberarci e permetterci di crescere. (7)

CENTRO DI GRAVITÀ E OPPOSTI

L’uomo giusto sta tra gli opposti, in uno stato d’equilibrio. Egli sa come ritirare la forza dagli opposti, cosi il suo centro di gravità non viene spinto da una parte e dall’altra.

Questo é possibile solo raggiungendo un sentimento definito della propria nullità. Sentirsi qualcosa, impedisce di raggiungere una posizione tra gli opposti. Quando il Lavoro dice che un uomo deve arrivare a realizzare la propria nullità prima di poter rinascere, non intende affermare che un uomo si deve umiliare, ma che egli deve, per mezzo di una lunga auto-osservazione realizzare di non essere niente, e che non esiste quella persona che egli chiama se stesso.

Lo scopo di questo, psicologicamente parlando, è quello di raggiungere una posizione tra gli opposti. Questo e uno scopo definito. Perché é importante restare nel centro del pendolo, e non ondeggiare avanti e indietro? Perché qui, tra gli opposti, sono situate tutte le possibilità di crescita. Qui ci raggiungono le influenze dei livelli superiori. Qui in questo posto dove uno può sentire la propria nullità, e dove uno é perciò privo dalle contraddizioni, possono essere percepite le influenze ed i significati che vengono dai centri superiori, i quali non hanno contraddizioni.

Non considerandoci buoni o cattivi, non essendo orgogliosi d’essere giusti o il contrario, non pensando di essere trattati bene o male, arriviamo in questa posizione media. E non é facile! Con la personalità attiva é impossibile. Qualche volta, quando gli opposti vengono privati della forza, come in una grave malattia, una persona è portata in questa posizione. Allora tutti i suoi centri sono a fuoco, ed egli capisce e vede chiaramente. (8)

CENTRO DI GRAVITÀ E OSTINAZIONE

Dobbiamo lottare contro l’immaginazione, le emozioni negative e l’ostinazione. Prima che questa lotta possa avere successo, dobbiamo renderci conto che la peggior sorta possibile di immaginazione, dal punto di vista dell’ottenere un centro di gravità, è la convinzione che uno possa fare una qualsiasi cosa da solo. Dopo di ciò, dobbiamo scoprire le emozioni negative che ci impediscono di fare quello che ci vien consigliato in collegamento col sistema.

Perciò è necessario rendersi conto che l’ostinazione può essere infranta soltanto facendo ciò che ci vien detto. Non può essere infranta da quello che uno decide da sé, perché allora sarebbe ancora ostinazione.

Il lavoro sull’essere è sempre lotta: contro ciò che ci piace fare o non ci piace fare. Mettiamo che abbiamo voglia di pattinare e vi venga detto di ricordare voi stessi. Allora dobbiamo lottare contro il nostro desiderio di andare a pattinare. Cosa c’è di più innocente del pattinare? Eppure ci tocca lottare contro di esso.

Ogni giorno, ogni ora, ci sono cose che non possiamo fare, ma ci sono anche cose che possiamo fare. Sicché dobbiamo stare attenti al giorno e vedere cosa possiamo fare ma non facciamo. (9)

CENTRO DI GRAVITÀ COME CENTRO VITALE

Il lavoro su di sé, correttamente condotto, comincia dunque dalla creazione di un centro di gravità permanente. Quando un centro di gravità permanente è stato creato, tutto il resto, subordinandosi ad esso, si organizza a poco a poco. La domanda si riassume dunque così: a partire da che cosa e come un centro di gravità può essere creato? Ed ecco la risposta che possiamo dare: solo la giusta attitudine di un uomo nei riguardi del lavoro, nei riguardi della scuola, il suo giusto apprezzamento del valore del lavoro e la sua comprensione della meccanicità e della assurdità di tutto il resto, possono creare in lui un centro di gravità permanente. (10)

Risvegliarmi a me stesso, a quello che sono, significherebbe trovare il centro di gravità e la sorgente delle mie energie, la radice del mio essere. Dimentico sempre la mia origine. E a causa di ciò, tutte le nozioni su ciò che sono vengono distorte. La prima necessità è vedere che perdo continuamente contatto con questa sorgente. Finchè il mio bisogno essenziale è diverso dal conoscere e amare questa sorgente più di ogni altra cosa, sarà il mio ego a dirigere la mia vita e la mia forza. Lo fa senza che io me ne renda conto, e tutti i miei sforzi, quali che siano, sono condizionati dalle sue brame, anche ciò che chiamo il mio lavoro.

Un corretto lavoro su di sè, secondo Gurdjieff, comincia con la creazione di un centro di gravità permanente. È ciò che distingue lo stadio dell’essere che egli chiamava uomo numero quattro. È l’uomo che si sveglia a se stesso e si domanda. “Chi sono io?”. Si accorge che non sa nemmeno di esistere, né come esiste. Capisce che sta vivendo in un sogno e sente il bisogno di conoscere la propria realtà. Comincia a separare le cose al suo interno, il reale dall’immaginario, il cosciente dall’automatico. Diversamente dall’uomo numero uno, due e tre, vede con una certa chiarezza, conosce la situazione. Le forze al suo interno cominciano a prendere una direzione, quella di un centro di gravità dell’attenzione. Conoscere se stesso è diventato lo scopo più importante, il centro di gravità del suo pensiero e del suo interesse. Desidera vedere se stesso per quello che è. Il suo centro di gravità è una domanda, una domanda che non lo lascia dormire. (11)

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1 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 228)

2 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 112)

3 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011  (pgg. 88-9)

4 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 114)

5 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 112-3)

6 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 305)

7 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 295)

8 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 272)

9 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 312-3)

10 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976 (pg. 286-7)

11 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011  (pgg. 105-6)

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Nota: L’articolo qui esposto rappresenta un tentativo di ricomporre alcuni dei Frammenti dell’insegnamento di Gurdjieff con le sue stesse parole e con i numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili nelle note a fondo articolo. Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. L’associazione Per-Ankh, pur trovandosi in sintonia con la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un gruppo Gurdjieffiano.

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