Nessuno lo nega, è certamente raro incontrare un vero Maestro.
Chissà perché, però, nessuno si pone mai questa domanda: sono un vero discepolo?
Già, perché è troppo facile lamentarsi di non trovare il giusto Maestro (oppure trovarne uno di dubbia serietà ma far finta di niente) senza provare a mettere in discussione anche se stessi.

Di “fulminati dallo spirito” pronti a vender belle parole per i propri interessi ne è pieno il mondo, peccato che la loro strada porta ben poco lontano, a volte anche verso qualche burrone.
Come dice Vimalananda nel libro Aghora – alla sinistra di Dio:
“Puoi prendere molta conoscenza da qualsiasi parte, ma finché non la metti in pratica rimane una semplice comprensione intellettuale. Il Guru ti obbliga a impararla, ti fa strisciare con il viso per terra finché non l’hai imparata, se è un vero Guru. Ecco perché dico che quasi nessuna delle persone che si fa chiamare così può essere chiamata Guru.
Alcuni insegnano qualcosa agli studenti che vanno da loro e raccolgono dei soldi per questo. Se sei interessato a prendere soldi da qualcuno non puoi permetterti di offenderlo, altrimenti scapperà immediatamente da qualcun altro. Un vero Guru non si preoccupa del denaro: vuole un discepolo di cui essere orgoglioso. Se necessario lo farà a pezzi per essere certo che impari alcune lezioni.
Continua a leggere “Falsi maestri o falsi discepoli?”
Perché siamo così attaccati alla nostra sofferenza? Perché diventa la nostra compagna di viaggio in questa seppur breve vita? Tutti scrivono, leggono, ricercano (a parole) la felicità e la gioia, ma perché allora le prime pagine dei giornali parlano solo di sofferenza?


“Un nemico visibile è sempre preferibile a un nemico invisibile. Io non riesco proprio a vedere quali vantaggi rechi, in questo caso, seguire la politica dello struzzo. Non può costituire un ideale che gli uomini restino eternamente fanciulli, che vivano nell’assoluta cecità per quanto riguarda se stessi, che imputino al vicino tutto ciò che torna loro sgradito, che lo tormentino coi loro pregiudizi e con le loro proiezioni. Quanti sono i matrimoni infelici, che durano per anni, e talvolta anche per sempre, perché l’uomo vede in sua moglie la madre e la donna il padre in suo marito, senza che mai riconoscano la realtà dell’altro! La vita è già tanto difficile che potremmo risparmiarci almeno le difficoltà più stupide. Ma senza un confronto approfondito con chi ci sta di fronte, il distacco delle proiezioni infantili è spesso semplicemente impossibile.”


– Toc toc.
Inutile negarlo. Anche quando ostentiamo un po’ di umiltà culturale, sotto sotto lo sappiamo di far parte della più elevata forma di civiltà mai raggiunta prima dall’essere umano.
Nel libro La mia fanciullezza con Gurdjieff, Fritz Peters condivide con il lettore i suoi ricordi più preziosi. Uno di questi è particolarmente interessante perchè mette il dito nel nervo scoperto della nostra cultura religiosa:
O sant’asinità, sant’ignoranza,
Il tempo è finalmente giunto. La tecnologia ha superato ogni aspettativa ed ha trovato il modo di metterci direttamente in contatto con il Creatore… è nata l’applicazione iDio. 
Dalla lettura del secondo volume autobiografico di Omraam Mikhaël Aïvanhov – “Alla scuola del Maestro Peter Deunov” – emergono interessanti prospettive sulla figura di colui che potrebbe essere definito un vero Maestro spirituale.
E chi lo dice che chi crede in Dio percorre indiscutibilmente un cammino spirituale?
L’odierno “mercato” spirituale offre numerose possibilità per, in un tempo sufficientemente breve, entrare in contatto con il Maestro Interiore, poter veicolare messaggi attraverso la scrittura automatica o perfino avere vere e proprie esperienze di channeling.

Facendo seguito al precedente post di Le Fou, abbiamo riflettuto sulla nostra tipica tendenza di fraintendere certi insegnamenti, al punto tale da spingerci spesso verso direzioni palesemente opposte a quelle indicate.
Ciascuno di noi ha un proprio cammino da compiere davanti a sè, che presenterà situazioni e caratteristiche uniche ed irripetibili. Ma vi sono alcuni principi fondamentali che possono essere individuati sullo sfondo di tutti i percorsi e le dottrine spirituali, e sono proprio tali aspetti che Isha Schwaller de Lubicz ha saputo magistralmente cogliere e schematizzare in acquisizioni ed ostacoli.
Chi può dire di non essersi mai trovato faccia a faccia con uno dei più grandi dilemmi da affrontare per un serio e sincero cercatore: obbedire alla propria tradizione di riferimento (chiesa, scuola, ordine iniziatico, religione, ecc.) o tradirne il giuramento di fedeltà, sia esso esplicitato apertamente o comunque vissuto visceralmente?