I Dieci Comandamenti smascherati: decimo

Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare sua moglie, il suo schiavo, la sua schiava, il suo bue, il suo asino e nulla di ciรฒ che appartiene al tuo prossimo.

Es 20.14

Un lungo e ricco percorso sulla strada della Dieci Parole ci ha condotti finalmente allโ€™ultima delle Parole che, solenne come le altre, ci incita a non desiderare, non desiderare nulla di ciรฒ che appartiene al proprio prossimo.

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I Dieci Comandamenti smascherati: ottavo

Non rubare

Es 20.15

Il nostro appuntamento con le Dieci Parole ci porta oggi ad incontrarne lโ€™ottava, che corrisponde al settimo comandamento e tuona con lโ€™imperativo di non rubare. Immediata รจ lโ€™associazione ad una morale condivisa da credenti e non solo, tanto che in generale questo รจ un comandamento accettato da tutti coloro che si identificano come buoni cittadini propensi a migliorare la propria vita e quella degli altri.

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I Dieci Comandamenti smascherati: settimo

Non commettere adulterio

20.13

La settima parola, con lโ€™indicazione perentoria di non commettere adulterio, ci porta nellโ€™immediato a concezioni moralistiche di cui, in qualche modo, siamo intrisi in quanto reduci di una cultura cattolica che invita ad una buona condotta matrimoniale, affiancandola perรฒ ad un giudizio di valore. Ci si potrebbe domandare, perรฒ, se le cose stanno proprio cosรฌ, certamente spinti da un desiderio di approfondire tale nodo fondamentale e rifiutando, allo stesso tempo, unโ€™interpretazione tanto banalizzante del testo biblico.

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I Dieci Comandamenti smascherati: sesto

Non uccidere

(Es. 20.13)

Di primo acchito non รจ certamente facile pensare a queste parole in un modo diverso da quello a cui siamo abituati a pensare. La quinta Parola del Decalogo ci aveva invitato a liberarci dei pesi che ci impediscono di affrontare con leggerezza il percorso di evoluzione e trasformazione interiore e ci aveva messo in guardia dal rischio di passare lโ€™ereditร  del nostro complicato mondo interiore ai nostri figli.

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I Dieci Comandamenti smascherati: quinto

Onora tuo padre e tua madre, affinchรฉ si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che Hashรจm [1] il tuo Dio ti concede.

(Es 20,12)

Di primo acchito non รจ certamente facile pensare a queste parole in un modo diverso da quello a cui siamo abituati a pensare, inzuppati di discorsi moralistici che fanno leva sul senso del dovere; tuttavia, se mossi dalla curiositร  di scoprire qualcosa di nuovo, ci si addentra un poโ€™ nella comprensione della quinta Parola, si viene immediatamente ripagati dello sforzo compiuto.

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I Dieci Comandamenti smascherati: quarto

20.8 โ€“ Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e compirai ogni tua opera. E il settimo giorno sarร  Shabbat per Hashรจm il tuo Dio: non compiere opera alcuna, nรฉ tu, nรฉ tuo figlio, nรฉ tua figlia, nรฉ il tuo schiavo, nรฉ la tua schiava, nรฉ il tuo bestiame e nรฉ lo straniero che si trova entro le tue porte. [โ€ฆ]

Molti sapranno, a grandi linee, cosโ€™รจ lo Shabbat per la Tradizione ebraica; si tratta cioรจ del giorno della settimana piรน importante, che corrisponde al settimo giorno della Creazione in cui Dio, avendo compiuto la sua Opera, decretรฒ il riposo per se stesso e per tutti gli uomini.

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5 โ€“ Hรฉ: la realizzazione del Soffio Vitale

Quinta lettera dellโ€™alfabeto ebraico. Simboleggia la gioia della Presenza della Shekinah (la parte immanente della Divinitร ) ed il Soffio Vitale. Anticamente era rappresentata come una finestra e graficamente era tracciata con la forma di un pettine. Questo per insegnarci che la nostra realizzazione dipende dalle aperture che riusciamo a creare (le finestre appunto) e che ciรฒ non puรฒ essere conseguito senza mettere ordine e dare una direzione alla nostra vita (concetto simboleggiato dal pettine e dallโ€™azione che svolge).

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I Dieci Comandamenti smascherati: secondo

Non  avrai altri dรจi al mio cospetto. Non farti sculture o immagini alcune di ciรฒ che รจ in cielo, in alto e di ciรฒ che รจ in terra, in basso e di ciรฒ che รจ in acqua, sotto la terra. Non inchinarti ad esse e non servirle, poichรจ io sono Hashรจm il tuo Dio, Dio geloso che serba il ricordo del peccato dei padri fino ai figli, fino alle terze e alle quarte generazioni, con coloro che Mi odiano; ma che agisce ricordando il bene per migliaia di generazioni, per coloro che mi amano e per coloro che osservano i Miei precetti.

(Es 20, 3)

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4 โ€“ Dalet: una porta nella Creazione

DALETH

Eccoci alla quarta lettera dellโ€™alfabeto ebraico.

La parola dalet significa porta. Si tratta qui della porta che si varca per entrare nel mondo della Manifestazione, le cui meraviglie paiono come miseria in confronto allo splendore della Realtร . Dal significa infatti povertร , indigenza. รˆ unicamente attraverso il prendere consapevolezza dei nostri limiti e della nostra โ€œmiseriaโ€ che possiamo intraprendere il percorso che dalla Manifestazione conduce alla Realtร  varcando la Dalet in senso opposto.

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I Dieci Comandamenti smascherati: primo

Parlare dei Dieci Comandamenti richiama immediatamente alla memoria le Tavole della Legge ricevute da Mosรจ sul Sinay oltre che interminabili e noiosissime ore di catechismoโ€ฆ Chi poi non ha visto almeno una volta nella vita lโ€™intramontabile colossal con Charlton Heston nei panni di Mosรจ?

Lโ€™immagine ad effetto รจ immediata, unita alla percezione interiore di un insieme di norme morali e di buona condotta imposte dallโ€™alto come un limite alle tante cose interessanti che si possono fare nella vitaโ€ฆ

In realtร  se appena appena facciamo lo sforzo di cercare di capire un pรฒ di piรน, potremo scoprire nella Tradizione ebraica significati profondamente diversi, che portano a rivelare qualcosa di estremamente affascinante.

Nellโ€™ebraismo innanzitutto non si parla di comandamenti ma la Tradizione li designa come le Dieci Parole (ebbene sรฌ, il nostro Decalogo ne รจ proprio la traduzione quasi letterale).

Esistono poi differenze tra la versione ebraica e la versione che ne รจ stata resa dal cristianesimo (lโ€™ordine รจ leggermente diverso,  nella versione ebraica non esistono gli atti impuri e vi sono poi sfumature importanti che approfondiremo nel corso dei post successivi). 

Haim Baharier, studioso di ermeneutica ed esegesi biblica, afferma:

โ€œParlare di Dieci Comandamenti mi pare ingiusto. Non ci sono imperativi, nessuna imposizione. I verbi sono al futuro. Quei verbi portano promesse che si realizzanoโ€.

Lo scenario che si apre รจ immediatamente molto differente: unโ€™imposizione รจ statica, monolitica, non lascia spazio a nullโ€™altro che lโ€™esecuzione o la trasgressione. Una promessa รจ aperta al futuro, alla speranza, alla creativitร  ed al mutamento. 

Il primo comandamento come ci รจ arrivato dal cristianesimo tuona: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me. La Prima Parola nella Tradizione ebraica รจ quella su cui si fondano le Parole (o le promesse) successive: Io sono Hashรจm (1) il tuo Dio, che ti ha tratto fuori dalla terra dโ€™Egitto, dalla schiavitรน.

Non cโ€™รจ ingiunzione, non cโ€™รจ imposizioneโ€ฆ cโ€™รจ unโ€™affermazione: io sono il Dio della libertร , io sono la libertร ! Eโ€™ una bella differenza! 

Volendo ancora andare ancora piรน in profonditร  una traduzione piรน letterale suonerebbe cosรฌ: Anokhรฌ รจ Adonร i il tuo Elohรฌm, che ti ha fatto uscire dalla terra dโ€™Egitto, dalla casa degli schiavi. Anokhรฌ significa Io ma sta anche ad indicare lโ€™Anak, il filo a piombo. Nella Tradizione occidentale potrebbe essere paragonato alla Coscienza.

Nulla di esteriore dunque, nessun dio esterno che impone una legge ma lโ€™affermazione che la libertร  รจ conseguita solo grazie alla realizzazione di una Coscienza interiore, Testimone della Coscienza universale. 

La Tradizione ebraica sa molto bene che tale livello di Coscienza puรฒ essere conseguito unicamente attraverso lโ€™impegno ed il cambiamento che deriva dalla lotta interiore. Abramo si mette in viaggio ed abbandona la propria terra, Giacobbe diverrร  Israele unicamente quando passerร  dallโ€™altra parte del Giordano dopo aver combattuto con un misterioso essere divino (metafora del combattimento interiore).

Israele dovrร  peregrinare nel deserto per quarantโ€™anni prima di accedere alla Terra Promessa (metafora della Realizzazione) e quante battaglie dovrร  affrontare per poterlo fare! Tutta la narrazione biblica รจ un divenire, simbolo del mutamento che ognuno di noi deve ricercare ed affrontare.

Ebreo deriva infatti dal termine laavar il cui significato รจ passare. Egli รจ dunque chi compie il passaggio, chi trasmuta da uno stato ad un altro sempre teso alla realizzazione di quella Coscienza superiore, quellโ€™Io divino contenuto nella Prima Parola.


(1) Letteralmente significa il Nome. La Tradizione ebraica non pronuncia il Nome divino di quattro lettere (Tetragramma) e ne sostituisce la menzione con dei sostitutivi. Il piรน famoso tra questi รจ Adonai.

 

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Diventeremo tutti sodomiti?

Il termine sodomita richiama alla mente la pratica sessuale con persone delle stesso sesso e secoli di lettura superficiale della Bibbia associano a questa il peccato per cui la biblica cittร  di Sodoma รจ stata distrutta dal volere divino.

Il vero peccato perรฒ รจ accontentarsi di leggere con superficialitร  il Testo Sacro e della lettura, spesso dettata da preconcetti di tipo ideologico, che gli interpreti di turno hanno deciso di dare (e, a titolo di cronaca, ricordiamo che fino a non molto tempo fa il magistero cattolico dapprima vietava e poi scoraggiava al popolo la lettura della Bibbia).

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Errare humanum estโ€ฆ se impariamo dagli errori!

Influenzati da una prospettiva culturale che spesso associa il fatto di ammettere i propri errori ad un atto di estrema debolezza, nonchรฉ abituati a coccolare con cura il nostro orgoglio, rimaniamo ancorati alle nostre ragioni, difendendo la nostra veritร  (?) senza metterci in discussione, con il risultato che, a volte, in qualche momento di luciditร  interiore, ci accorgiamo di aver addirittura smarrito il senso della veritร .

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Faremo e Ascolteremo: lโ€™importanza dellโ€™azione nellโ€™ebraismo

Naโ€™aseh ve-nishma, โ€œfaremo e ascolteremoโ€ รจ ciรฒ che dissero gli Israeliti quando accettarono lโ€™Alleanza mosaica sul Sinai (Es 14,7). Come molti passi della Torah puรฒ sembrare oscuro ad un approccio superficiale e ad una lettura puramente letterale. Se perรฒ si cerca di scendere appena un poco piรน in profonditร  si puรฒ accedere con maggior chiarezza ad un significato di sicuro illuminante. Continua a leggere “Faremo e Ascolteremo: lโ€™importanza dellโ€™azione nellโ€™ebraismo”

Differenza tra Paradiso e Inferno?

A un rabbi molto giusto fu concesso di visitare sia il purgatorio (Gehenna)* sia il Paradiso (Gan Eden, il Giardino dellโ€™Eden). Prima venne condotto in purgatorio e udรฌ terribili grida provenire dalle creature piรน tormentate che avesse mai visto. Si fece allora piรน appresso e vide che erano uomini e donne seduti a banchetto a una gran tavola apparecchiata con vasellame dโ€™argento e porcellana finissima e imbandita con i cibi piรน prelibati che si possano immaginare.

Non potendo capacitarsi del perchรฉ soffrissero tanto il rabbi osservรฒ piรน attentamente e vide che i loro gomiti erano invertiti, cosicchรฉ non potevano piegare le braccia per portarsi il cibo alla bocca. Poi il rabbi venne condotto in paradiso dove echeggiavano risa di gioia e di festa. Ma con sua grande sorpresa si imbattรฉ in una scena esattamente identica: uomini e donne seduti a banchetto a una tavola sontuosa, imbandita con gli stessi manicaretti visti in precedenza; tutto era assolutamente identico, compresi i gomiti alla rovescia.

Solo un piccolo particolare era diverso: ognuno portava il cibo alla bocca del suo vicino e della sua vicina.


* Nella Tradizione, il concetto cattolico di un inferno come come luogo di eterna espiazione, in realtร  non esiste. 

In esilio da cosa?

Da sempre รจ conosciuta la storia dellโ€™esilio del popolo di Israele dalla loro terra, cosรฌ come non sfuggono i racconti dei pellegrinaggi a Gerusalemme al Muro del Pianto, unica parte rimasta del Tempio distrutto nel 70 d.C per mano dellโ€™Imperatore romano Tito, che ha dato inizio alla diaspora ebraica.

Sembrerebbe di primo acchito che la promessa di una terra dove scorre latte e miele, fatta dalla divinitร  al popolo eletto, non sia stata ancora mantenuta nei millenni di storia che si sono susseguiti: ma รจ proprio cosรฌ?

Per rispondere a questa domanda รจ necessario staccarsi dalla semplice narrazione biblica per provare a ricercare un significato nuovo e diverso, dal gusto squisitamente simbolico nonchรฉ accattivante.

La terra di Israele โ€“ lโ€™Eretz Israel โ€“ รจ per la Tradizione Ebraica il luogo interiore in cui nellโ€™iniziato attecchisce il seme di un nuovo insegnamento, sia che derivi direttamente da un maestro o da una tradizione esoterica. In quel luogo simbolico (e reale) lโ€™iniziato lo custodisce e lo fa crescere dentro di sรฉ fino a farlo germogliare, cosรฌ che possa dare i suoi frutti.

Israele รจ infatti Continua a leggere “In esilio da cosa?”

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